BELGRADO (in serbo Beograd "città bianca"; A. T., 75-76)
Capitale della vecchia Serbia e dell'attuale Iugoslavia, situata a circa 44°48′ di latitudine boreale e a 20°27′ di longitudine est alla confluenza della Sava nel Danubio, in una delle tante anse che questo fiume descrive nel suo corso medio. Protetta a mezzogiorno dalle ultime propaggini dell'estremità settentrionale del massiccio triangolo di rilievo antichissimo, che s'insinua fra le Alpi Dinariche e l'arco transilvano-balcanico, la città si stende in dolce declivio sino alle acque dei due fiumi, dove si apre la pianura centrale del Danubio.
La sua posizione geografica è, sotto il punto di vista politico ed economico, senza alcun dubbio di capitale importanza. La città, infatti, si trova presso allo sbocco in pianura dei due principali solchi, determinati dai fiumi (Morava-Marizza e Morava-Vardar) che incidono profondamente, in senso più o meno longitudinale, l'estesa ed impervia regione montuosa che si stende a mezzodì indicandone le naturali vie di trafficco. Tali vie sono appunto oggi seguite dalle due linee ferroviarie che, attraverso la prima (Morava Marizza), congiungono Belgrado con Sofia e Costantinopoli, e quindi con l'Oriente turco, o, a mezzo del porto di Varna, col Mar Nero; attraverso la seconda (Morava-Vardar) uniscono, invece, la città col porto di Salonicco, e quindi con tutto il Mediterraneo orientale. Per opera di questi due solchi longitudinali, dunque, la città di Belgrado occupava nell'antichità ed occupa tuttora una posizione di transito per il traffico terrestre fra i paesi dell'Europa centrale e settentrionale e quelli dell'interno della Balcania o del vicino Oriente. D'altra parte, per la morfologia della regione che le è alle spalle, la città viene ad essere anche il più importante sbocco in pianura d'un paese montuoso, chiuso verso il mare e rappresenta, quindi, un necessario sbocco della regione verso i maggiori porti dell'Adriatico: Trieste e specialmente Fiume.
Oltre a ciò, essa è, press'a poco, al nodo centrale del sistema di vie acquee imperniato sul Danubio, che, già ingrossato dalle acque della Drava e del Tibisco, accoglie, proprio a Belgrado, quelle della Sava. La città si trova, quindi, nel tratto dove questo fiume, per i suoi affluenti, irriga una più ampia regione.
All'importanza della sua situazione geografica la città, probabilmente sorta sulle reliquie di un villaggio preistorico costruito su palafitte, per opera forse dei Romani o dei Celti, che la dissero Singidunum, deve il non essere ma tramontata completamente durante tutto il Medioevo, e l'aver resistito sino ai tempi moderni. Anzi è possibile che essa fosse, durante i tempi barbari, centro importante per il traffico del legname, di cui ormai è quasi spoglia la regione montuosa che le è immediatamente alle spalle e che, a testimonianza della passata ricchezza dei boschi, esistente anche oggi nell'interno, si dice tuttora Šumadija (šuma = bosco): attraverso le facili vie acquee il legname doveva diffondersi nella pianura circostante, che ne doveva aver difetto. Del pari è probabile che fosse sede di fiere alle quali dovevano accedere le popolazioni della montagna e forse anche quelle più distanti, dell'interno.
Per la sua situazione strategica fu in passato una delle maggiori fortezze. Ritenendola poco adatta come capitale, i capi del popolo serbo elessero come residenza Priština, Kruševac, Kragujevac ed altre. Anche oggi la posizione di Belgrado come capitale dello stato è strategicamente debole; ma se la posizione troppo esposta non converrebbe a una capitale di stato, tale, invece, designano Belgrado, come si è detto, la posizione geografica, e topografica, tutto il patrimonio artistico ed intellettuale, che la fanno di gran lunga la maggiore città del nuovo regno.
La città, a circa 120 m. s. m., mirabilmente si adagia su d'una altura, dominata da imponenti fortificazioni di cui oggi non rimangono che i residui. L'altitudine stessa, che la protegge così dai freddi intensi come dai forti calori della pianura; le alture che si alzano alle sue spalle e la riparano dai venti meridionali; le masse acquee del Danubio e della Sava che la lambiscono e le dànno fresco d'estate senza nuocerle con la loro nebbia, facilmente spazzata via dai venti che s'insinuano fra le alture dietro Belgrado e quelle che la fronteggiano; tutte queste cause insieme contribuiscono ad attenuare la continentalità del clima, che la lontananza dall'Adriatico e le accidentalità della regione che separa la città da questo mare dovrebbero rendere assai più aspro di quanto effettivamente non sia. La media del gennaio, secondo i dati fornitici dal Hann, scende di neppur due gradi (−1°,8) al di sotto dello zero, mentre quella del luglio non supera i 22° e dal marzo al novembre la temperatura può dirsi mite. Neppure le medie degli estremi annui (−16°,1 e 36°,6) o gli estremi assoluti (−26°,2 e 39°,1) sono eccessivi. Le quantità di precipitazioni che cadono entro l'anno superano di poco il mezzo metro (mm. 619) e sono distribuite in un lungo numero di giorni (152). Le piogge hanno carattere continentale, poiché cadono in prevalenza nelle stagioni di estate ed autunno (i massimi si hanno nei mesi di maggio-giugno-luglio e nell'ottobre), ma sono abbastanza egualmente distribuite entro l'anno.
Lo sviluppo demografico della città è stato, nell'ultimo cinquantennio, assai notevole. Secondo le fonti statistiche semiufficiali dell'epoca, dalla metà del secolo passato all'inizio dell'ultimo quarto del secolo stesso, la popolazione di Belgrado avrebbe fluttuato intorno ad una trentina di migliaia di abitanti all'incirca. Alla fine del secolo scorso essa era raddoppiata (59 mila nel 1899); al censimento del 31 gennaio 1921 risultarono circa 112 mila abitanti, con un accrescimento del 50% circa in poco più di un ventennio. Ma l'incremento maggiore della città si sarebbe avuto nel suo breve periodo di vita di capitale del nuovo stato, se non è errato quanto si afferma che al 1° gennaio 1927 - e cioè appena sei anni dopo l'ultimo censimento - la popolazione di Belgrado ammontava a circa 250 mila abitanti.
Bibl.: Cvijić, La Péninsule balkanique. Géographie humaine, Parigi 1918; O. Randi, La Jugoslavia, pubbl. dell'Istit. per l'Europa Orientale, Napoli 1922; Mallat, La Serbie contemporaine, Parigi 1902; Neugebaur, Die Südslaven und ihre Länder, Lipsia 1851.
Monumenti e vita culturale.
Monumenti. - Dell'antica città rimane la moschea Barjak, edificata nel secolo XVI dal sultano Selimano e la porta dell'imperatore Carlo, fatta elevare dal principe Eugenio (1719).
Nella città moderna la cattedrale dedicata all'arcangelo San Michele, elevata tra il 1837 e il 1845, contiene sepolcri di prineipi serbi; il palazzo reale è stato rifatto nel 1920. Ricordiamo inoltre i monumenti allo scrittore D. Obradović del Valdec (1914) e a J. Pančić del Jovnović (1897) e il monumento alla Vittoria elevato nel 1928 da Ivan Mestrović. (V. tavv. CXXXIII e CXXXIV).
Nel Museo etnografico oggetti d'arte popolare, ricami, monili, ecc., nel Museo nazionale antichità preistoriche e romane, fra cui una testa di Costantino in bronzo, armi, quadri.
Istituti di cultura. - La città è sede d'una importante università, che conta circa un secolo di vita e annovera quasi 150 professori e oltre sei mila studenti; ha la Biblioteca nazionale che contiene anche una bella collezione di carte; ha un interessante museo archeologico e numismatico e un museo etnografico; una pinacoteea non molto ricca, dove si conservano i ritratti degli eroi dell'indipendenza serba; è sede inoltre della Reale Accademia serba di scienze ed arti che accentra in sé buona parte dell'attività scientifica della Iugoslavia.
Storia del teatro. - Preceduta anche in questo campo da altri centri serbi - Novi Sad, Karlovci, Kragujevac - Belgrado cominciò ad interessarsi del teatro verso il 1840. Ma i ripetuti tentativi, dovuti ad Atanasio Nikolić (1803-68), a Giorgio Maletić (1816-88) ed altri, di fondare una compagnia stabile e di costruire un edificio apposito per le rappresentazioni, o fallirono o durarono poco. Tra il 1840 e il 1868 le condizioni politiche e culturali di Belgrado erano quanto mai sfavorevoli ad affermazioni artistiche, e di regola anche agli scopi patriottici, educativi, di divertimento, che si proponevano le varie compagnie di dilettanti belgradesi o di attori di professione provenienti soprattutto da Novi Sad e da Zagabria.
Nel 1868, infine, fu fondato, e nell'anno successivo inaugurato, il Teatro nazionale di Belgrado, che sotto la direzione di Gjorgjević, Maletić, Šapčanin, Glišić, Janković ed altri fece rapidi progressi. Il repertorio fu sempre in prevalenza straniero (predomina in principio quello tedesco con a capo Kotzebue, e in un secondo tempo quello francese con Scribe, Dumas padre, Augier, Sardou ecc.), ma sin dai primi anni non furono trascurati gli scrittori nazionali (Jovan St. Popović, Matteo Ban, Br. Nusić). Non vi emersero, se si eccettua Mandrović che non vi restò a lungo, attori di valore insigne. Negli ultimi decennî, accanto al dramma musicale (Verdi, Mascagni, Leoncavallo, Wagner, Thomas, Massenet, Musorgskij, ecc.), il teatro di Belgrado coltiva il solito repertorio internazionale tragico e comico. Degl'Italiani vi si affermarono: intorno alla metà dell'800 Goldoni, più tardi Rovetta, Praga, Pirandello, ecc.
Bibl.: Fr. Wollman, Srbochorvatské drama, Bratislava 1924; G. Maletić, Gradja za istoriju Srpskog Narodnog Pozorišta u Beogradu, Belgrado 1884.
Storia. - La città antica. - Belgrado sorge press'a poco sull'area dell'antica Singidunum (gr. Σιγγιδοῦνον, in Ptol., III, 9, 3, con molte varianti in altri scrittori), compresa in età imperiale nella provincia della Mesia superiore. Il nome, con la sua desinenza in -dunum, mostra un'evidente affinità con i nomi celtici di molte città della Gallia. La località fu scelta sulla fine del sec. I d. C. o, secondo altri, nella prima metà del sec. II, a sede della quarta legione Flavia: l'itinerario di Antonino infatti (p. 131) fa seguire al suo nome l'indicazione castra; e dall'accampamento della legione dovette nascere e svilupparsi a poco a poco il centro abitato. Le iscrizioni le dànno il titolo di municipio, e ne ricordano i duumviri e l'ordo dei decurioni: sembra però che essa non fosse iscritta a nessuna tribù. Nel terzo secolo, ma certamente dopo Settimio Severo, la città ebbe il grado di colonia: la prima iscrizione che la nomina come tale (Corp. Inscr. Lat., III, 1660) è del 287 d. C. L'importanza di Singidunum era soprattutto nella sua posizione, per la quale fu scelta altresì a stazione di una flotta fluviale; si comprende pertanto perché Giustiniano la circondasse di mura (Procop., De aedif., VI, 5, 15). Dal suo territorio era originario l'imperatore Gioviano.
Bibl.: Fluss, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., s. 2ª, III, col. 234 seg.; Corp. Inscr. Lat., III, p. 265; Jahresh. d. Österr. Arch. Inst., IV (1901), Beiblatt, colonna 127 segg.
L'età medievale e moderna. - Nel sec. IV Singidunum è sede di un vescovo cristiano, e nel 336 viene qui tenuto un sinodo degli Ariani.
Durante le grandi migrazioni di popoli, Singidunum fu successivamente occupata e devastata dagli Unni, Sarmati e Goti. Giustiniano ricostruì Singidunum a scopo di difesa contro le ulteriori incursioni, ma tuttavia la fortezza fu presa dagli Avari al principio del sec. VII. D'allora in poi, e fino al sec. IX, mancano notizie di Singidunum.
Quando nelle fonti si parla di nuovo della città alla confluenza della Sava e del Danubio, essa ha un nome slavo, "Belgrad", cioè "città bianca" (nelle fonti tedesche Witzenburgh, Weizenburg, e in quelle ungheresi Nándor Fejérvár) ed è in possesso dei Bulgari. Per la sua posizione geografica essa si trovò ad essere città di confine fra il nuovo regno sorto nella pianura ungherese da un lato e Bisanzio e la Bulgaria dall'altro. Nel sec. XI e XII a Belgrado risiedeva uno stratega bizantino che aveva il compito di difendere l'impero dalle incursioni dei Magiari. Occupata e distrutta dai Magiari nel 1124, fu rioccupata e ricostruita dai Bizantini nel 1154. Le lotte continuarono e gli Ungheresi occuparono di nuovo Belgrado sotto l'imperatore Andronico Comneno (1180-1183). Verso la fine del sec. XII Belgrado è in possesso dei Bulgari, che poco dopo dovettero abbandonarla agli Ungheresi. D'allora in poi, salvo una breve interruzione, Belgrado si trova sotto la sovranità degli Ungheresi, che ora la esercitano direttamente e ora per il tramite di principi vassalli serbi. Nel sec. XV Ungheresi e Turchi lottano accanitamente per il possesso di Belgrado. Le più dure battaglie ebbero luogo nel 1456, quando l'esercito dei crociati, condotto da Giovanni Hunyadi e spronato dal francescano italiano Giovanni da Capistrano, dopo aspre battaglie, riportò la vittoria e salvò Belgrado. Ma nel 1521 Belgrado fu presa dai Turchi.
Sotto il dominio ottomano Belgrado progredisce. Le nuove fortificazioni, costruite dai Turchi, ne fanno una piazzaforte di prim'ordine; il commercio fiorisce, agevolato dal fatto che tutta la penisola balcanica, eccettuate le terre venete, si trova ora sotto la sovranità dei Turchi. Fra le colonie straniere che si stabiliscono in questo emporio importante v'è anche una colonia veneta, che fa da intermediaria fra Venezia e il Nord dei Balcani. Belgrado conta in quest'epoca 12.000 case.
La grande offensiva cristiana, iniziatasi dopo la sconfitta dei Turchi sotto Vienna, nel 1683, varcò la Sava e il Danubio e prese Belgrado (6 settembre 1688), dove gli Austriaci restarono fino alla pace di Carlowitz, nel 1699. Per la pace di Carlowitz Belgrado ritornò inveie in mano dei Turchi e diventò di nuovo fortezza di confine. Come tale dovette sostenere i nuovi attacchi austriaci, fino all'anno 1717, quando il Principe Eugenio, battuti i Turchi dinanzi alle sue mura, la occupò. Sotto la nuova dominazione austriaca Belgrado restò fino al 1739, quando l'Austria perdette Belgrado e tutti i suoi possessi al sud della Sava e del Danubio, come sarà detto oltre. Ancora una volta nel sec. XVIII, ma per un tempo brevissimo (1790-91), Belgrado ritornò sotto il dominio degli Asburgo.
L'insurrezione dei Serbi, condotta da Karagjorgie Petrović, costrinse verso la fine del 1806 la guarnigione turca di Belgrado a capitolare; ma, soffocata la rivolta, i Turchi ripresero la città nel 1813. Belgrado era divisa ora in tre parti: la fortezza che era nelle mani della guarnigione turca, una parte della città con popolazione turca, e un'altra parte con popolazioue serba. La parte serba cresceva rapidamente, perché v'immigravano i Serbi dei dintorni di Belgrado; le due parti turche invece decadevano. Quando poi il principato fu riconosciuto dal sultano come stato vassallo, la cittadella di Belgrado e la parte turca restarono sotto il dominio turco, e soltanto la zona serba obbediva al governo serbo. Tuttavia, sotto il principe Alessandro Karagjorgjević, e a partire dal 1842, questa zona assume sempre più le funzioni di capitale serba. La duplicità della popolazione e della sudditanza condusse spesso a discordie fra la popolazione serba e quella turca. In una di queste risse, nel giugno del 1862, s'immischiò il comandante turco della fortezza di Belgrado e bombardò la zona serba. La conseguenza di questa imprudenza del comandante turco fu una viva azione dei Serbi, appoggiati dalla diplomazia europea. Sotto la pressione diplomatica, la Porta diede l'ordine ai Turchi di evacuare la città di Belgrado e le altre città serbe. Guarnigioni turche restarono solo nelle fortezze di Belgrado, Šabac, Smederevo e Kladanj. Nel 1867 i Turchi lasciarono anche queste fortezze e le consegnarono ai Serbi. Da quel momento, Belgrado, completamente serba e capitale del nuovo stato, fa rapidi progressi e diventa presto centro della cultura, del commercio e dell'industria; il suo aspetto esteriore, prima nettamente orientale, si modifica sempre più, e i nuovi grandi edifici pubblici (la corte reale, l'università, il teatro, l'accademia militare, la stazione ferroviaria, la sede della banca nazionale ecc.) le dànno una tinta europea.
Nella guerra del 1914-1918 Belgrado fu fortemente danneggiata dall'artiglieria austro-ungarica, nel 1914 e nel 1915 fu presa dagli Austro-Ungheresi, che vi restarono, la seconda volta, sino alla fine della guerra. Finita la guerra nel 1918, Belgrado diventò capitale del nuovo regno di Iugoslavia.
Bibl.: Non esiste una monografia, moderna e completa, sulla storia di Belgrado. V. la bibliografia sotto le voci generali: serbia; ungheria; austria; turchia.
La pace di Belgrado. - Firmata in quella città il 1° settembre 1739, mise fine alla guerra scoppiata due anni innanzi fra l'Austria e l'impero ottomano. Le vittorie di Eugenio di Savoia, al principio del sec. XVIII, avevano dato all'Austria il possesso del Banato di Temesvár, della Serbia settentrionale con Belgrado e della Piccola Valacchia (pace di Passarowitz, 1718). La guerra del 1737 avrebbe dovuto portare a una nuova avanzata e alla spartizione della Turchia, secondo gli accordi segreti che l'imperatore aveva conchiusi con Caterina I di Russia. Ma la guerra era stata condotta male e i Turchi, sconfitti gl'imperiali a Vidin e ad Orsova, erano venuti ad assediarli in Belgrado. La situazione tuttavia, per quanto compromessa, non era disperata, perché Belgrado era ben fortificata e facilmente avrebbe potuto superare l'assedio, ma gl'intrighi della Francia, rappresentata in Costantinopoli dal marchese di Villeneuve, indussero gli Austriaci a cessare da ogni resistenza e a firmare i preliminari di pace. Con questi, l'Austria s'impegnò a cedere alla Turchia tutti i territorî che aveva avuti col trattato di Passarowitz, compresa Belgrado, riportando il proprio confine al Danubio, alla Sava e alle montagne del Banato. Questo confine - che significava una rinunzia alla politica di espansione verso sud, cominciata all'indomani della liberazione di Vienna - rimase quasi inalterato per oltre un secolo e mezzo, cioè fino al Trattato di Berlino del 1878.
Bibl.: Th. Tupetz, Der Türkenfeldzug von 1739 und der Friede zu Belgrad, in Hist. Zeitschrift, XL (1878), pp. 1-51.