BELGI
. Dei tre popoli fra i quali, secorido Cesare (De bell. gall., I,1), era divisa la Gallia prima della conquista romana, i Belgi erano quelli che occupavano la regione più settentrionale, a nord della Senna (Sequana fl.) e della Marna (Matrona fl.) fino all'Oceano e fino al Reno, in essa compresa anche la valle della Mosella (Mosella fl.). Anch'essi, come i Celti, o Galli propriamente detti, erano venuti dai paesi posti ad oriente del Reno, e giungendo nella Gallia avevano spinto oltre, verso sud e verso occidente, i popoli che li avevano preceduti: è possibile, a giudicare da un passo, tuttavia non ben chiaro, di Pomponio Mela (III, 36 e 57), che già da allora, fin da quando cioè erano stabiliti nelle loro sedi originarie al di là dell'Elba, essi avessero il nome di Belgae. Tale nome tuttavia non aveva allora, né ebbe nemmeno poi, un'estensione e una determinazione precisa; ché sotto di esso andavano comprese molte e varie tribù per alcuni aspetti notevolmente diverse fra loro, e comunque, come è proprio di tali unità etniche, soprattutto nel periodo di loro formazione e trasmigrazione, oscillanti nella loro costituzione e nei vicendevoli rapporti. Certo il nome del popolo sembra abbia preceduto quello della regione da esso abitata: Cesare (De bell. gall., V, 12,25) limita il nome di Belgium, usato molto raramente, ad una parte soltanto di questa regione, e cioè precisamente alla parte mediana, pertinente alla tribù dei Bellovaci e alle sue confinanti.
Le tribù o popoli (civitates), da cui i Belgi erano costituiti, erano strette fra loro dal legame dell'affinità di origine, di lingua e di istituzioni, in modo peraltro niente affatto costante e sicuro: non cosi saldamente cioè da impedire che, anche in gravi contingenze, come fu quella dell'avanzarsi della conquista romana, ciascuna tribù tenesse una condotta diversa e contrastante.
D'altronde tale affinità non era poi così grande, come il fatto di vederli riuniti sotto uno stesso nome potrebbe far credere: popolo di frontiera, posto fra Celti e Germani, i Belgi erano necessariamente permeati di elementi originarî degli uni e degli altri; dalla parte della Germania soprattutto, anche se non si voglia ammettere (cfr. Zeuss, Die Deutschen, p. I89 segg.) l'origine germanica dei Belgi, non si può negare che continui apporti recassero loro quelli che, in massa o sporadicamente, erano spinti verso occidente, al di qua del Reno, dall'incomposto tumultuare delle più lontane e selvagge tribù orientali. Così ad es. era avvenuto che quando i Cimbri e i Teutoni avevano iniziato la loro avanzata verso sud, essi avevano lasciato nel paese, a guardia degli impedimenta che non potevano recar con sé, un nucleo di sei mila individui, che, dopo l'annientamento dei loro compagni, avevano finito con lo stabilirsi definitivamente nella regione, e, costituendo il popolo degli Aduatuci, erano entrati a far parte della confederazione dei Belgi. Così pure fortemente pervasi di germanesimo, per quanto sempre fieramente nemici dei Germani e costituenti durante l'epoca antica una specie di permanente guardia al Reno dalla parte di occidente, erano i Treveri. Un altro elemento di differenziazione fra i varî popoli era la diversità delle terre che essi abitavano; ché dalle apriche e fertili regioni della Mosella, dai colli fecondi che sono oggi quelli della Champagne e delle valli dell'Oise (Isara fl.) e dell'Aisne (Axona fl.), gli ultimi e più settentrionali dei Belgi si perdevano nelle selve delle Fiandre e nelle paludi dell'Oceano, agli estuari della Mosa e del Reno.
Secondo Strabone (IV, 4,3) i popoli dei Belgi erano quindici, e, nonostante egli li elenchi confusi con quelli dei Celti, è possibile, valendosi sia del suo testo sia soprattutto di quello di Cesare, ricostruirne la nota precisa.
Essi possono dividersi in tre gruppi: nel primo di questi si possono comprendere i popoli che abitavano le regioni più lontane verso settentrione e verso occidente: i più importanti e numerosi fra questi erano i Nervî, stendentisi fra i monti dell'Ardenne e la pianura che digrada verso la costa, tra le valli della Schelda (Scaldis fl.) e della Sambre (Sabis fl.): buoni e duri soldati, alieni, afferma Cesare, da ogni abuso che potesse fiaccare la loro forza, essi opposero una fiera resistenza all'avanzata romana, combattendo contro Cesare sulle rive della Sambre una battaglia, in cui poco mancò che l'esercito romano non venisse miseramente travolto. Al di là dei Nervî erano i Morini e i Menapî: i primi erano un popolo soprattutto marinaro, e avevano nel loro territorio il porto di Itius o Gesoriacun (Boulogne), i secondi abitavano un paese povero e inospitale, la cui unica risorsa era il pascolo: Cesare li trascurò nella prima conquista del Belgio, li assalì nell'anno seguente, ma inutilmente; ché il consueto metodo di difesa di tali popoli, che dinanzi al nemico si ritiravano, fidando soprattutto nella natura del paese, lo obbligò a desistere dall'avanzata: e solo più tardi poté ottenere che essi gli facessero atto di sottomissione. Un secondo gruppo di popoli, dei quali Cesare non dice mai espressamente che facessero parte dei Belgi, ma che Strabone comprende fra questi, era costituito dai tre popoli della Mosella, fra le Ardenne e il Reno, i più orientali pertanto di tutto il complesso etnico in parola. Il paese che essi occupavano, ameno e ricco, offriva grandi risorse agricole e minerarie; e il grado di floridezza cui più tardi, sotto la dominazione romana, pervenne il centro principale di esso, Augusta Treverorum, ne è la miglior prova. I Treveri erano il nucleo più numeroso e più compatto di questo gruppo: forti cavalieri, erano quasi costantemente in guerra contro i Germani. Gli altri due popoli erano i Leuci, agricoltori e, come tali, di indole pacifica, e i Mediomatrici, raccolti intorno al bacino di Divodurum (Metz).
Il terzo gruppo, e più importante, sia per il numero e la forza delle tribù che lo costituivano, sia per il valore della regione che abitavano, era il gruppo, centrale rispetto ai due già nominati, posto al limite fra le terre settentrionali, che saranno poi le Fiandre, e la Gallia propriamente detta, e distribuito sulle colline e nelle valli dei fiumi, che segnano le naturali vie di afflusso e di riflusso di ogni movimento economico e culturale intorno al bacino mediano della Senna, là dove più tardi sorse la metropoli di Lutetia Parisiorum.
Cominciando da occidente, le tribù più prossime al mare erano quelle degli Atrebati, degli Ambiani, il cui centro principale era Samarobriva (Amiens), così detta dal ponte che in quel punto valicava la Somme e costituiva un importante nodo stradale, e dei Caleti. Dietro di queste, nell'interno del paese, erano le tribù minori dei Viromandui, dei Silvanecti e dei Meldi, e infine i tre grandi popoli dei Bellovaci, dei Suessioni e dei Remi, intorno ai quali le prime gravitavano, come al loro naturale centro di attrazione.
I Remi furono i primi, anzi gli unici dei Belgi, che alla notizia dell'approssimarsi di Cesare, staccatisi dagli altri, inviarono a lui messi ed ostaggi, facendo atto incondizionato di soggezione. Certo i Remi, non soltanto per posizione geografica, ma per progresso civile, determinato dalla ricchezza agricola e mineraria del suolo che abitavano, e rivelantesi nei gusti artistici che manifestavano, e particolarmente nell'ambizione di affermarsi al primo posto sopra le altre tribù affini, erano il popolo più prossimo ai Celti propriamente detti e più alieno dall'ostile fierezza dei Belgi. Il loro centro era Durocortorum Remo um (Reims), nel mezzo delle valli della Champagne, a metà strada fra l'Aisne e l'Oise: e già esso poteva quasi dirsi città, e non semplice castello come gli altri dei Belgi; onde fu naturalmente, come si vedrà, il primo capoluogo della provincia della Gallia Belgica.
Fratelli e affini dei Remi, e congiunti con loro dalla comunanza d'istituzioni civili e politiche, erano i Suessioni; non è improbabile tuttavia che sotto tale apparenza di affinità si celasse una fiera rivalità, causa forse del diverso atteggiamento tenuto dai due popoli verso Cesare. Anche i Suessioni abitavano un suolo fertile in cereali e in pascoli, intorno a Noviodunum (vicino a Soissons). I Bellovaci infine erano riguardati come il popolo più cospicuo per numero di uomini e per valore guerresco; il loro principale nucleo abitato era Bratuspantium (vicino a Beauvais).
A questi quindici popoli Strabone e Plinio aggiungono ancora altri, come facenti parte dei Belgi. Strabone (IV, 4,1) vi comprende i Veneti e gli Osismi, che abitavano assai più ad occidente, sulle coste dell'Armorica, nella Normandia; e può essere che l'affermazione di Strabone sia esatta, ma in tal caso occorre pensare che essi fossero un nucleo staccatosi dal resto dei Belgi, e avanzatosi lontano da essi verso ovest. Al contrario, quando Plinio enumera tra i Belgi i Lingoni, i Sequani e gli Elvezî, egli ha presenti i confini politici della Gallia Belgica, quale fu costituita da Augusto, modificando in parte i confini etnici dei tre popoli della Gallia.
Alcuni dei Belgi infine, spinti dal desiderio di ricchezza e di avventura, erano passati di là dal mare, stabilendosi nella parte meridionale della Britannia (Caes., De bell. gall., V, 12).
Secondo Cesare (I,1) la maggiore fierezza dei Belgi derivava dalla loro migliore lontananza dalla provincia della Gallia Narbonense, e quindi dal minor contatto con tutto ciò, che, incivilendo i costumi, rende più molli gli animi. Certo essi nel loro complesso ci appaiono, al momento della conquista romana, in una condizione ancora primitiva, soprattutto dal punto di vista dell'organizzazione politica e civile. La loro unità è ancora la tribù, ed essa soverchia qualsiasi altro legame più largo: essi infatti sembrano costituire, nella riunione delle varie tribù, una confederazione ed avere un concilium commune, ma, come si è già detto, né a questa confederazione accedono i popoli del gruppo orientale, Treveri, Leuci e Mediomatrici, né dinanzi al perico.7 la confederazione mantiene la sua unità: i Remi sono i primi ad assumere un contegno contrastante, e a mano a mano che l'esercito romano avanza, ogni tribù si comporta secondo che le circostanze e il proprio vantaggio le consigliano. Non meno arretrata ci si mostra la vita municipale: nessuna città Cesare ricorda fra loro, ma soltanto oppida, cioè piccoli centri fortificati, e case isolate. Tuttavia il territorio che essi abitavano era ricco delle maggiori possibilità di sviluppo: onde bastò che Roma desse loro unità e saldezza di governo e fecondasse della sua civiltà i germi nascosti, perché il paese assurgesse rapidamente a un alto grado di prosperità economica e di cultura. Durante l'impero i Belgi fornirono gli elementi di alcune coorti ausiliarie (cohortes Belgarum).
La Provincia belgica (Gallia Belgica). - Il territorio dei Belgi, nell'ordinamento dato da Augusto alle Gallie (v.), costituì la provincia della Belgica. A stabilire tuttavia un certo equilibrio fra le varie provincie galliche, come all'Aquitania (v.) furono aggregate 14 tribù di stirpe celtica, così anche alla Belgica furono uniti i Lingoni, i Sequani e gli Elvezî, che non erano fra i quindici popoli belgi; d'altro lato ne furono distaccati i Caleti e i Veliocassi, uniti alla Gallia Lugdunense. Da ciò deriva che Plinio (IV, 32) e Tolomeo (II, 8), che hanno evidentemente dinanzi la partizione amministrativa anziché quella etnica, comprendono fra i Belgi anche i tre popoli sopraddetti, e oltre ad essi i Rauraci, abitanti fra il Reno e i Vosgi. Con l'aggregazione di questo territorio la provincia Belgica venne a scendere a mezzogiorno fino al lago di Ginevra, mentre a oriente era limitata dal Reno e a settentrione dal mare.
Tuttavia sulla fine del sec. I, nell'anno 90, i suoi confini vennero notevolmente ristretti con la costituzione a governo indipendente, prima di carattere puramente militare, poi di vera e propria provincia autonoma, delle due Germanie, la Superiore e l'Inferiore. Per tale riduzione vennero tolti dalla Belgica non solo il territorio che vi aveva aggiunto Augusto verso mezzogiorno, ma altresì tutta la riva occidentale del Reno, e verso settentrione la regione dei Menapî e degli Eburoni, al di là della selva delle Ardenne. Una tal quale dipendenza delle provincie germaniche dalla Belgica rimase però anche dopo il loro distacco, nel fatto che esse formavano con la Belgica un'unica circoscrizione per l'amministrazione finanziaria: il procurator, cui spettava tale amministrazione, aveva il titolo di procurator Belgicae et duarum Germaniarum e risiedeva a Treveri. Il legato governatore della Belgica aveva invece dapprima la sua sede a Durocortorum, la città principale dei Remi. Più tardi invece, dopo il sec. III e dopo l'effimero impero gallico di Postumo, la capitale della provincia fu stabilita a Treveri (v.).
Con l'ordinamento dioclezianeo la provincia fu divisa in due parti: la Belgica prima, il cui centro rimase a Treveri, e la Belgica secunda, che ebbe di nuovo a capoluogo Durocortorum Remorum: ambedue erano aggregate alla dioecesis Galliarum.
Bibl.: E. Desjardins, Géogr. de la Gaule Romaine, II, Parigi 1878, p. 427 segg.; C. Jullian, Hist. de la Gaule, II, 5ª ed., Parigi 1924, p. 468 segg.; M. Ihm, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, col. 203 segg.; A. Riese, in E. De Ruggiero, Dizion. epigr., III, p. 506 segg., s. v. Germania.