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BARTÓK, Béla

di Guido Maria Gatti - Enciclopedia Italiana (1930)
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BARTÓK, Béla

Guido Maria Gatti

Musicista, nato a Szerb-Nagy-Szent-Miklós (ora Sânmiclauşul-Mare) il 25 marzo 1881, studiò musica dapprima sotto la guida della madre, indi pianoforte e armonia con László Erşel. A diciott'anni aveva già composto una sonata per pianoforte e due quartetti. Si fece notare dapprima come pianista. Le sue prime composizioni sono di scarsa originalità e rivelano l'influenza di Brahms e di Strauss: una sinfonia, il poema sinfonico Kossuth (1903), una sonata per violino, un quintetto con pianoforte, la Rapsodia op. 1 per pianoforte, quella op. 2 per pianoforte e orchestra (1904) e la Prima Suite op. 3 (1905), delle quali composizioni sono pubblicate soltanto le ultime tre. Da questo momento s'inizia l'evoluzione dell'opera di Bartók nel senso nazionale: egli si rende conto che molte delle melodie presentate fino allora come genuinamente magiare sono artificiose manipolazioni di temi originalmente slovacchi; e, volendo creare un'arte musicale schiettamente magiara, si dedica alla raccolta e alla pubblicazione del materiale folkloristico, avendo a collaboratore Zoltán Kodály. Di questo materiale tematico è costituita buona parte della sua musica: appartengono al primo periodo della sua produzione che diremo ungherese, la Seconda Suite op. 4, i due Ritratti op. 5, le due Images op. 10, i Pezzi orchestrali op. 12, le Danze popolari rumene e numerose opere per pianoforte (op. 6, 8, 9, 14 e i piccoli pezzi infantili), tutte composte attorno al 1908. In un secondo tempo il musicista abbandona il folklorismo, pur nutrendone profondamente la propria capacità creativa, e inizia una serie di composizioni dove la personalità sua è più decisa e in cui si avvertono alcune delle tendenze europee più avanzate (atonalità, politonalità); a questo periodo appartengono specialmente il II quartetto op. 17 per archi e le due sonate per violino e pianoforte, scritte fra il 1917 e il 1923. Il temperamento di Bartók è ricco di slanci vitali, esuberante e maschio: la sua musica vuol conquistare con la lotta: l'ascoltatore, anche se colpito dalla crudezza di certi aggregati sonori, è trascinato dal fluire del concitato linguaggio; per questa ragione il Bartók, pur non rimanendo secondo in audacia ai più arditi compositori d'avanguardia, non ha suscitato quasi mai reazioni violente nel pubblico.

Il Bartók ha scritto pure per il teatro: l'opera Il castello di Barbablù e il ballo Il Principe dî legno. Si è presentato come pianista in Europa e in America, eseguendo le sue composizioni. È stato per alcuni anni (1907-12) professore di pianoforte all'Accademia reale di musica di Budapest.

Vedi anche
Alfredo Casèlla Musicista italiano (Torino 1883 - Roma 1947). Studiò con L. Diémer (pianoforte) e G. Fauré (composizione). Visse lungamente all'estero fino al 1915, specialmente a Parigi, prof. in quel conservatorio, poi a Roma, insegnante di pianoforte al Conservatorio e quindi all'Accademia di S. Cecilia. Svolse attività ... sonata In musica, composizione strumentale, variamente modificatasi nel corso dei secoli, articolata in uno o più movimenti a carattere contrastante. Il termine s. comparve nel Cinquecento a indicare un brano strumentale ‘da sonare’ anziché ‘da cantare’. All’inizio del 17° sec. si distinsero la s. a tre, di ... contrappunto L’arte di combinare più melodie contemporaneamente, nata nel Medioevo con la pratica polifonica, dalla sovrapposizione nota contro nota (punctum contra punctum) di una seconda linea melodica, detta discanto, al canto dato, detto tenor. Quando le melodie combinate in c. siano tali da consentire l’inversione ... etnomusicologia Ramo della musicologia nato in Gran Bretagna e in Germania alla fine del 19° secolo. Suo oggetto di studio è l’insieme delle tradizioni musicali che non rientrano nella musica colta europea e che comprendono invece tutte le espressioni musicali legate a gruppi etnici o sociali, tramandate principalmente ...
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  • POEMA SINFONICO
  • ZOLTÁN KODÁLY
  • AVANGUARDIA
  • PIANOFORTE
  • UNGHERESE
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