BEKTĀSHĪ (VI, p. 494)
Ī Dopo l'abolizione delle confraternite in Turchia (1925) i Bektāshī non vi hanno più dato segno di vita; è continuato però lo studio della loro poesia, che, essendo in gran parte turca e talvolta vicina al gusto popolare, costituisce un capitolo non trascurabile della letteratura nazionale. Aumentò invece, anche per l'arrivo di alcuni capi dalla Turchia, l'importanza del bektāshīsmo in Albania, dove, pur conservando le caratteristiche dell'origine orientale, andò prendendo sempre più colore nazionale albanese. Il loro capo Salih Niyazi assunse il titolo di "gran nonno" (dede) e capo mondiale dei Bektāshī, cioè di quelli d'Albania, dei pochi fedeli segretamente rimasti in Turchia, dei pochissimi sparsi nella penisola balcanica e degli adepti facenti capo al convento del Cairo. In Albania i Bektāshī erano legalmente riconosciuti come comunità musulmana a sé stante; avvenuta la rivoluzione comunista del 1944-45, i Bektāshī furono perseguitati.
Bibl.: Sadettin Nüzhet, Bektaşi Şarleri, Istanbul 1930; J.K. Birge, The Bektashi Order of Dervishes, Hartford 1947; E. Rossi, Credenze e usi del Bektāshī, in Studi e materiali di storia delle religioni, Bologna 1943; Yakub Kadri, Nur Baba (romanzo), trad. dal turco a cura di E. Rossi, Roma 1945.