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BEIRUT

di Virginia Vacca , Giuseppe FURLANI , Giorgio LEVI DELLA VIDA - Enciclopedia Italiana (1930)
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BEIRUT (A. T., 88-89; arab. Bairūt; fr. Beyrouth; ingl. Beyrout; it. mediev. Berutti, Baruti; fr. mediev. Baruth)

Virginia Vacca
Giuseppe FURLANI
Giorgio LEVI DELLA VIDA

Capitale della Repubblica Libanese; ai piedi del M. Libano, nella Baia di S. Giorgio, a 33°54′ di lat. N. e 35°30′ di long. E. da Greenwich, a 60 m. sul mare, che circonda a N., O. e S. la collina su cui la città è costruita in forma di anfiteatro, sul fiume Nahr Beirūt o Nahr al-Kalb (antico Lykos), dalle cui sorgenti riceve l'acqua potabile.

La città odierna occupa il sito di quella romana, mentre la città fenicia, di cui rimangono numerosi resti e un'antica necropoli, era più a S. (spostamento dovuto all'invasione delle sabbie). È divisa in trenta quartieri e ha trentotto chiese e ventitré moschee; tram elettrici, bei negozî e numerose automobili. La città vecchia, nel centro, presenta il solito aspetto dei porti orientali; la parte più moderna, dove abitano gli stranieri, si trova ad O., sulle pendici del Ra's Beirūt, e ad E., sul M. San Demetrio. In mezzo alla città vecchia la bella Piazza dei Cannoni, col palazzo moderno del governo e la cattedrale maronita di S. Giorgio. La grande moschea, poco distante, in direzione O., è la chiesa di S. Giovanni Battista, costruita dai Crociati (sec. XII) al posto di un'antica chiesa bizantina; a NE. di essa la piccola chiesa del Salvatore, della stessa epoca, parimenti ridotta a moschea.

Resti di un tempio romano furono trovati sul luogo dove c'è la casa delle suore di carità. Ad E. della città, sulla via di Tripoli, un oratorio dell'epoca dei Crociati segna il teatro del combattimento di S. Giorgio, patrono della città, col dragone. A S., a mezz'ora dalla città, la famosa pineta, che nel sec. XIII aveva ancora 12 miglia quadrate di estensione, e fornì legname alle flotte dei varî dominatori.

La popolazione di Beirut, nel 1800 di soli 10.000 abitanti, aumentò rapidamente dopo i massacri del 1860, quando vi si stabilirono numerosi cristiani, formando i due terzi della popolazione, che nel 1896 era già di 120.000 circa. Nel 1914 era salita a 200.000; la guerra portò una diminuzione: l'ultimo censimento (1921-22) dava 94.920 abitanti, così distribuiti: maroniti 17.763, greci uniti 4256, cristiani separati (per lo più greci ortodossi) 13.216, musulmani sunniti 32.882, sciiti 3274, Drusi 1522, stranieri 14.206, Ebrei, Armeni e varî 4907, emigrati 2406. In seguito all'arrivo di profughi dalla Cilicia (1921-22) la popolazione armena è aumentata di circa 20.000 persone, che vivono in un sobborgo (el-Ashrafiyyah) costruito appositamente.

Centro intellettuale della Siria, Beirut possiede numerosi istituti di cultura; anzitutto l'Université Saint-Joseph, fondata dai gesuiti nel 1875, con corsi superiori di teologia, filosofia, medicina, farmacia e ingegneria, e corsi secondarî letterarî e linguistici. La sua importante Imprimerie Catholique stampa libri europei ed orientali, e la pubblicazione scientifica annua Mélanges de la Faculté orientale. Recentemente ha istituito un ospedale.

L'Università americana, già Syrian Protestant College, fondato nel 1863 da missionarî protestanti e riccamente dotato, ha anche corsi di medicina e farmacia, e una scuola di commercio. Altri istituti d' istruzione secondaria, primaria e professionale sono quelli dei Fratelli della dottrina, lazzaristi, suore della carità e di S. Giuseppe, Dame di Nazaret, Alliance israélite, Mission laïque. Le varie chiese locali hanno tutte scuole e collegi a Beirut; importante per gli studî arabi il Collège de la Sagesse (madrasat al-ḥikmah) annesso al vescovato maronita. Nel 1923 vi fu fondato un Museo aicheologico di antichità libanesi.

Il porto di Beirut, primo della Siria, costruito da un'impresa francese (1888-95), ha una superficie di 20 ettari e una profondità di 5-8 m. Importa stoffe, legname, coloniali, petrolio, indumenti, prodotti chimici e farmaceutici, oggetti di lusso; esporta agrumi, liquirizia, cipolle, frutta fresche e secche, cereali, olio di oliva, lana, leguminose, sesamo, seta (bozzoli e filati), cotone, ortaggi, pellami, vino.

Il movimento del porto ha segnato, nel 1924, 656 navi per 1.357.930 tonnellate. Nel 1913 il tonnellaggio delle principali nazioni era rappresentato in quest'ordine: Francia, Inghilterra, Austria, Russia, Italia. Nel 1919 la graduatoria era: Francia, Italia, Inghilterra e, a grande distanza, Stati Uniti e Russia. Nel 1923 i principali paesi importatori furono: Inghilterra, Francia, Egitto, Italia, Stati Uniti.

Sull'entità del movimento delle merci si hanno le seguenti cifre in tonnellate:

Il valore del movimento commerciale ha raggiunto, nel 1925, 270 milioni di franchi per le importazioni e 159 milioni per le esportazioni, nel 1928 un miliardo di franchi complessivamente.

Beirut è il porto dell'el-Biqā‛ e dell'oasi di Damasco; la mancanza di un buon retroterra e la linea ferroviaria troppo lunga, a scartamento ridotto, costruita nel 1893, che la unisce a Damasco, ne limitano lo sviluppo. Soffre poi della concorrenza di Alessandretta e specialmente di Caiffa, che ha dazî più moderati. L'inizio (1929) di grandi lavori portuali a Caiffa e quello della linea ferroviaria Caiffa-Tripoli rappresentano una grave minaccia per il porto di Beirut, e si prevede che il suo sviluppo subirà una stasi. Dal 1924 fa servizio fra Beirut e Baghdād una linea automobilistica settimanale per viaggiatori, e dal 1926 funziona la linea automobilistica Aleppo, al-Lādhiqiyyah, Beirut, che compie il percorso in otto ore.

Storia. - La città antica. - Βηρυτός, in latino Beritho, Biritos e Berytus, fu città antichissima sulla costa fenicia, situata alla foce del fiume Magoras. ora detto Nahr Beirūt. Sulla sua fondazione gli scrittori greci ci hanno tramandato varie leggende. Secondo Stefano Bizantino fu fondata da Crono, secondo Sanconiatone fu dedicata a Poseidone e ai Cabiri. Il nome greco Βηρυτός deriva forse dal fenicio be'erōth "pozzi", ma potrebbe trattarsi di un nome prefenicio di etimologia ignota.

Al tempo dei Fenici la città non aveva nessuna importanza.

Nelle lotte per il trono tra Diodoto Trifone e Demetrio II, e poi Antioco VII Sidete (145-138 a. C.), la città fu distrutta dal primo. Il nome della città fu per breve tempo nel sec. II a. C. Λαοδίκεια ἡ ἐν Φοινικίῃ. Questo nome le fu dato probabilmente da Seleuco IV Filopatore. I Romani la riedificarono ed essa divenne allora una colonia romana con diritto italico, probabilmente nell'anno 15 a. C. Portava il nome di Colonia Inia Augusta Felix Berytus, ma più tardi fu chiamata anche Antoniniana. Essa godeva fama di città bella ed elegante, specialmente per gli abbellimenti architettonici che le prodigarono Erode il Grande, Erode Agrippa I ed Erode Agrippa II. Ebbe allora sontuosi edifici, come teatri e terme, nonché un acquedotto. Dalla metà del sec. III fu sede di una rinomata facoltà di diritto ed è detta perciò da Giustiniano nutrix legum. Nel 529 fu distrutta da un terremoto.

Berito era celebre per la sua grande fertilità, per le sue uve e il suo vino, il suo lino e le sue sete.

Bibl.: E. Renan, Mission en Phénicie, Parigi 1864, pp. 342-353; F. C. Movers, Die Phönizier, II, Berlino 1849, pp. 110-113; R. Pietschmann, Storia dei Fenici, Milano 1899, pp. 63-65; K. Baedeker, Palestine et Syrie, Lipsia 1912, pp. 275-280; G. Contenau, La civilisation phénicienne, Parigi 1926, p. 68; V. Scherikower, Die hellenistischen Städtegründungen von Alexander dem Grossen bis auf die Römerzeit, Lipsia 1927, p. 68; E. S. Bouchier, Syria as a Roman province, Oxford 1916, pp. 112-120.

Il dominio musulmano. - Beirut cadde in mano degli Arabi nel 635 d. C., insieme con altre città della costa di Siria, e fu durante il periodo omayyade uno dei centri più fiorenti dell'Impero islamico, essendo essa il porto della sua capitale Damasco. L'avvento degli Abbasidi ne diminuì alquanto l'importanza, ed essa ebbe a soffrire dell'indebolimento della potenza araba e del conseguente ristabilirsi del predominio bizantino nel Mediterraneo orientale: nel 517 ègira (1123 d. C.) l'imperatore Giovanni I Zimisce vi operò uno sbarco e la saccheggiò. Nel maggio 1110 B. cadeva in mano dei Crociati, al comando di Baldovino I, ed entrava a far parte del regno franco di Gerusalemme, costituita in feudo diretto del re sotto la signoria degli Ibelin: a partire da quest'epoca cominciano le relazioni commerciali di B. con l'Occidente, contrassegnate dallo stabilirsi di fondachi veneziani, genovesi, francesi, catalani. Anche dopo l'abbandono di B. da parte dei Franchi nel 1291 (dal 1187 al 1197 la città era ritornata in potere dei musulmani) tali relazioni si mantennero, e nuove se ne strinsero col regno di Cipro sotto i Lusignani: esse valsero a fare di B. il centro principale dell'espansione europea in Levante, tanto che in essa sorsero dapprima i due istituti tipici di questa: i consolati e le capitolazioni. Nel frattempo, tuttavia, le condizioni interne della città si facevano precarie a causa della fiacca e disordinata amministrazione dei Mamelucchi d'Egitto, ai quali essa apparteneva, sì che vi esercitò il predominio la dinastia libanese dei Banū Buḥtur, stabilitasi nei suoi dintorni fin dal sec. XIII. Durante i secoli XIV e XV B. ebbe spesso a soffrire incursioni e saccheggi da parte delle flotte cristiane. Caduta la Siria in potere degli Ottomani (1516), Beirut, divenuta un sangiaq del vilāyet di Damasco, decadde alquanto, a vantaggio di Tripoli. Vi dominò a lungo un'altra dinastia libanese, quella dei Drusi Banū Ma‛n (v. fakhr ed-dīn), in continua lotta coi governatori ottomani, seguita, dal 1750 in poi, da quella dei Banū Shihāb, che vi si mantennero, attraverso varie vicende, fino all'occupazione da parte dell'egiziano Ibrāhīm pascià e alla crisi orientale del 1840. Nel frattempo B., dove l'elemento cristiano era stato sempre forte, cominciò a divenire un importante centro di un movimento culturale arabo, promosso appunto dai cristiani, (v. sopra), movimento che si intensificò dopo l'occupazione francese durante la campagna di Siria del 1860-61.

Dopo il 1861 B. fu distaccata amministrativamente dal Libano; nel 1888 fu eretta a vilāyet. La congiunzione ferroviaria con Damasco (1895) e la costruzione del porto accrebbero enormemente l'importanza economica della città, e al tempo stesso accentuarono l'influenza francese anche nel campo economico. Negli ultimi anni del dominio ottomano B. fu centro del movimento nazionalista arabo di Siria. L'8 ottobre 1918 distaccamenti di marinai e di truppe francesi vi entravano, espellendo gli agenti dell'emiro Faiṣal che li avevano preceduti di pochi giorni, nella speranza di comprendere B. nel grande regno arabo allora vagheggiato. Il 1° settembre 1920, in seguito agli accordi tra le potenze dell'Intesa e al trattato di Sèvres, Beirut era riunita al Libano e dichiarata capitale del Grande Libano.

Vedi anche
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