BEGIA
. Importante popolazione della Nubia e del Sūdān orientale. E originaria della regione ad est del Nilo, dalle frontiere di Egitto all'Eritrea, regione che occupa tuttora. Nelle sedi attuali, fu sottomessa dai Faraoni, nelle cui liste trionfali (Tutmosi III, ecc.) è rammentata. Costretta dal carattere del territorio occupato alla vita nomade dei pastori, è sempre stata sospinta da una forza centrifuga, che la portava e la porta ad espandersi nei vicini paesi. Nel sec. III d. C., un suo ramo che sembra originario delle contrade dell'Atbara, detto dei Blemmyi, apparisce costituito in un regno battagliero e rapace sui confini meridionali dell'Egitto; regno che verso la metà del sec. VI è distrutto dai Nubiani cristiani. Altri suoi rami, a sud, sono in lotta col regno d'Aksum, che finisce col soggiogarli. Nell'alto Medioevo, tutta o buona parte della popolazione Begia era sotto l'egemonia della frazione degli Zenāfeǵ (Zanāfiǵ); in seguito, costoro sono soppiantati dalla frazione dei Hedàreb (Hadārib) e ancor oggi, almeno nel sud, col nome di Hedàreb, Hedàrem, Hedarmo vengono chiamati i Begia in generale e il loro linguaggio. Probabilmente connessa con l'avvento degli Hedàreb è la costituzione dei Begia in un'unica organizzazione politica, il cui capo nei secoli IX e X stipula convenzioni con gli Arabi, signori oramai dell'Egitto. Con la decadenza del reame d'Aksum, i Begia s'impadroniscono dell'altipiano eritreo; nel sec. VIII troviamo buona parte dell'Eritrea divisa in piccoli stati Begia; e, se poco di poi gli Abissini vi riprendono politicamente il sopravvento, sembra che etnicamente i Begia vi si siano conservati in prevalenza fino al sec. XIII. In realtà, la vallata del Barca e il Sahel eritreo furono sempre zone di contesa, di flusso e riflusso, tra Begia ed Abissini, e la contesa etnica non è pur anco finita. Ma anche nella penisola di Meroe e nel Kordofān l'elemento Begia si è più o meno intensamente infiltrato: così, p. es., esso ricorre in modo assai sensibile nella composizione delle tribù Giuhaina e di quelle Cauahla del Kordofān. Somaticamente i Begia appartengono alla razza etiopica, sebbene durante il corso dei millennî abbiano subito contaminazioni negre e semitiche. Conservano tuttora un proprio linguaggio (v. sotto). Si dividono in quattro grandi ceppi: gli Ababde, i più frammisti con l'elemento etnico arabo; i Bishari; gli Hadendoa; i Beni Amer. Salvo poche eccezioni, i Begia sono pastori di cammelli, di buoi e di pecore, il che li costringe a una vita nomade, in cerca di pascoli. Vivono sotto tende di stuoie in piccoli gruppi. La loro ricchezza in cammelli li rende i naturali accentratori del traffico carovaniero attraverso la loro regione. Da molti secoli sono passati all'islamismo.
Lingua. - Il nome indigeno della lingua Begia (Böga nelle antiche iscrizioni etiopiche) è Beḍawye o Beḍauye. È lingua camitica, la più settentrionale del sottogruppo Basso Cuscitico. Comprende varî dialetti: al centro il dialetto dei Bishari e quello degli Hadendoa, al sud il dialetto degli Halenga presso Cassala che poco differisce dal Bishari, e il dialetto dei Beni Amer (v.) nel Barca, che ne differisce più fortemente e presenta forme in parte più arcaiche.
Bibl.: G. Sergi, Africa, antropologia della stirpe camitica, Torino 1897; Quatremère, Mém. géogr. et hist. sur l'Ég. et sur quelues contrées voisines, Parigi 1911; H. A. Mac Michael, The tribes of Northern and Central Cordofan, Cambridge 1912; C. G. Seligman, Some aspects of the Hamitic problem in the Anglo-Egyptian Sudan, Londra 1913; H. A. Mac Michael, Hist. of the Arabs in the Sudan, Cambridge 1922; C. Conti Rossini, Storia d'Etiopia, Milano 1928; H. Almkvist, Die Bischari-Sprache Tū-Beḍawie in Nordost-Afrika, Upsala 1881-1885, in due volumi; L. Reinisch, Die Bedauye-Sprache in Nordost-Afrika, Vienna 1893. La prima opera tratta del dialetto Bishari e manca di testi, la seconda pone a base il dialetto dei Beni Amer. A. L. Reinisch dobbiamo anche un ottimo vocabolario: Wörterbuch der Beḍauye-Sprache, Vienna 1895.