BEGHINE e BEGARDI (lat. med. beguina, beghina, begina, beghardus)
Col nome di beghine vengono designate le religiose appartenenti ad alcune congregazioni femminili e dimoranti a piccoli gruppi in luoghi appositi detti "beghinaggi" (beguinagia). Le loro origini vengono fatte generalmente risalire all'attività religiosa di un frate di Liegi, Lamberto il Balbuziente, morto nel 1178. Questi, dopo di avere, intorno al 1170, consacrato la sua fortuna alla fondazione di un ospizio, annesso alla chiesa di San Cristoforo a Liegi e destinato ad accogliere le vedove e i figli dei crociati, avrebbe concepito l'idea d'istituire delle congregazioni di donne che, pur senza pronunziare voti monastici, fossero disposte a condurre vita devota e promettessero di professare la povertà, l'obbedienza e la castità finché fossero rimaste nell'ordine. Molte furono le donne, specialmente quelle rimaste vedove nelle crociate, che si raccolsero in comunità semiconventuali, occupando il quartiere adiacente alla chiesa di San Cristoforo. Il loro nome sarebbe derivato dal nomignolo del fondatore Lamberto, detto in francese le bègue, quia balbus erat, come dice il cronista Egidio, monaco di Orval (Gesta episcoporum Leodiensium, in Mon. Germ., Script., XXV, p. 110), ovvero, secondo un'altra etimologia, che è generalmente accettata, dall'antico sassone beggem, che significa "pregare". Dopo la morte di Lamberto, il movimento si estese con molta rapidità non soltanto nelle Fiandre, ma anche in Francia, in Germania e in altri luoghi.
Sull'esempio di quella di Liegi, ogni comunità occupava tutto un quartiere delle città, con chiese, ospedali e foresterie proprie. Lì, distribuite in piccole dimore, le religiose vivevano sotto la direzione di una magistra. A tali comunità venivano ammesse donne di ogni condizione, ma pare vi fossero tre specie di comunità: quelle formate dalle donne più ricche, a cui era proibita la mendicità; quelle dotate dai fondatori, formate da donne povere, alle quali pure la mendicità era interdetta; le comunità, infine, non dotate e formate da donne povere, che invece potevano vivere mendicando o accudendo a lavori manuali.
La propaganda terziaria degli ordini mendicanti del sec. XIII, specialmente dei francescani e dei domenicani, trovò in questi ambienti il terreno già favorevole; così che, mentre talune comunità conservavano la loro autonomia e il loro primitivo carattere, altre si trasformavano in case di terziarie francescane, domenicane e anche agostiniane. Le correnti mistiche, sprigionatesi dal francescanesimo e particolarmente dallo spiritualismo gioachimita, esercitarono, non meno di quelle ortodosse, un larghissimo influsso sulle comunità delle beghine, le quali scivolarono nell'eresia, gettando il sospetto e il discredito su tutto il movimento e provocando reiterate condanne di sinodi e papi, cominciando da quella del concilio di Fritzlar del 1259. Il sinodo di Magonza, del 1261, prescrisse che non si accogliessero donne che non avessero raggiunti i 40 anni; quello di Béziers, del 1299, ne decretò la soppressione, come organizzazioni non riconosciute dalla chiesa. Il concilio provinciale di Colonia del 1306 e quello ecumenico di Vienne del 1310 ne rinnovarono la condanna. Finalmente il concilio di Vienne del 1311, celebrato sotto Clemente V, le soppresse ufficialmente, come ereticali, e incaricò gl'inquisitori di ricercarne le affiliate e di punirle severamente.
Tali decreti furono rigidamente applicati da papa Giovanni XXII, sebbene questi avesse distinto le beghine ortodosse da quelle eterodosse e lasciasse senza molestia le beghine dei Paesi Bassi. Per la confusione creatasi tra le comunità ortodosse e quelle sospette e per i conflitti che ne derivarono tra le autorità ecclesiastiche e quelle laiche, la persecuzione parve poi attenuarsi; ma essa riprese nuovamente vigore tra il 1366 e il 1378, sotto i papi Urbano V e Gregorio XI, quando sorsero nuovi numerosi beghinaggi che tendevano a diventare ricoveri di mendicanti e di donne di dubbia reputazione. Tale carattere venne anche accentuandosi nel corso del secolo seguente. All'epoca della Riforma nei paesi protestanti, e all'epoca della rivoluzione nei territorî francesi, le organizzazioni delle beghine furono nuovamente soppresse; ma in alcuni luoghi, e specialmente in Belgio e in Olanda, non tardarono a riprendere vita e rifiorire. Il beghinaggio di Gand, che occupa un intero quartiere della città, non contò meno di 600 sorelle. Né mancarono, anche nei più oscuri periodi, religiose che seppero raggiungere le vette della santità, come, per esempio, Gertrude da Oosten di Delft, morta nel 1358.
Accanto alle comunità femminili delle beghine, sorsero anche comunità di uomini beghini o begardi (beguardi, beghardi), senza che sia possibile farne risalire con certezza le origini allo stesso Lamberto il Balbuziente. La più antica memoria si ha di essi a Lovanio nel 1220 e poi ad Anversa nel 1228. Si diffusero anch'essi di buon'ora e largamente, soprattutto nelle Fiandre, in Francia e in Germania.
Ebbero nomi diversi, oltre quello di beghini o affini, secondo le diverse regioni: boni pueri, boni valeti, bons garçons, lollards (forse da) fiamm. löllen "essere balbuziente"). Sembra che le primitive associazioni fiamminghe di begardi fossero formate di artigiani. I beghinaggi maschili furono assai meno numerosi di quelli femminili e degenerarono con maggiore facilità e rapidità. Attratti nell'orbita degli ordini mendicanti, spesso si confusero con i loro gruppi di terziarî. Più spesso fecero causa comune con i nuclei di esaltati spirituali, non escluso quello della setta dello "Spirito di libertà", che, partendo dalla premessa, sempre sottintesa anche se non espressa formalmente, dell'identità tra Dio e l'uomo, affermava che l'uomo può giungere a uno stato di perfezione in cui unus est cum Deo et Deus cum eo unus absque omni distinctione; che l'uomo può raggiungere, nella vita terrena, la piena beatitudine quale egli avrebbe nella vista beatifica; che l'uomo libero è perfetto quanto Cristo. Dai principî panteistici su enunciati i begardi eterodossi trassero poi dettami di vita pratica, che conducevano all'annullamento di ogni legge morale: l'uomo perfetto, non potendo peccare, deve agire secondoché natura inclinat (Se in actibus exercere virtutum est hominis imperfecti, et perfecta anima licentiat a se virtutes).
Le vicende e le condanne dei beghini sono in sostanza le stesse delle congregazioni femminili. I begardi non dovettero sopravvivere al secolo XIV, durando tuttavia più a lungo nei Paesi Bassi, ove avevano più salde radici e avevano meno alterato il loro carattere primitivo.
Fonti: Mosheim, De beohardis et beguinabus commentarius, Lipsia 1790; I.V. Döllinger, Beiträge zur Sektengeschichte im Mittelalter, Monaco 1890, p. 376 segg. e p. 702 segg.; P. Fredericq, Les documents de Glasgow concernant Lambert le Bègue, in Bulletin de l'Acad. royale de Belgique, s. 3ª, XXIX (1895), pp. 148-165, 990-1006.
Bibl.: Un buon articolo riassuntivo, con ampie indicazioni bibl., è quello di F. Vernet, in Dictionnaire de théologie catholique, II, i, coll. 528-535. Vedi specialmente: W. Preger, Geschichte der deutschen Mystik im Mittelalter, I, Lipsia 1874; H. Haupt, Beiträge zur Geschichte der Sekte vom freien Geiste und des Beghardentums, in Zeitschrift für Kirchengeschichte, VII (1885), pp. 503-576; id., Zwei Traktare gegen Beguinen und Begharden, ibidem, XII (1890), pp. 85-90; W. Wattenbach, Ueber die Sekte der Brüder vom freien Geiste, in Sitzungsberichte der preussischen Akademie d. Wissenschaften zu Berlin, 1887, pp. 517-544; H. Delacroix, Essai sur le mysticisme en Allemagne au XIVe siècle, Parigi 1899. Confrontare anche J. N. Albanès, La vie de Sainte Douceline, fondatrice des béguines de Marseille, Marsiglia 1879; Legrand, les béguines de Paris, Parigi 1894; J. Greven, Die Anfänge der Beginen, Monaco 1912; Callaei, Lambert le Bègue et les béguines, in Revue d'hist. eccles., 1927.