beggiare
v. intr. Timbrare il cartellino, il badge.
• «C’è poco da dilatare. Lo sa il ministro che la sosta per mangiare non fa parte dell’orario di lavoro? Che per fermarsi si timbra il cartellino, anzi, si beggia, come usa dire oggi? Di questo passo potremmo abolire la fastidiosa ritualità del sonno, e sto pensando a quelle categorie H24 che fanno turni, appunto, di 24 ore. Suvvia, non scherziamo! La medicina del lavoro da tempo insiste sulla corretta alimentazione, fondamentale persino per la sicurezza. La normale refezione nelle fabbriche è stata una conquista degli Anni ’70. Quello che ha detto [Gianfranco] Rotondi è un’autentica stupidaggine», si infervora Carlo Podda, «l’incubo sardo di [Renato] Brunetta» (copyright «La Nuova Sardegna»), segretario generale della Cgil per la Funzione pubblica. (Elvira Serra, Corriere della sera, 24 novembre 2009, p. 27) • Sono ormai le 10 del mattino quando spunta un operaio dell’ufficio manutenzione del Tribunale: ha la chiave magica. I dipendenti degli uffici del giudice di pace prendono servizio. La prima a «beggiare», alle 10,05, è Caterina Del Mondo, sindacalista della Cisl-comparto giustizia. «Ho dovuto chiamare con il mio telefonino per avvisare del problema. Siamo rimasti fuori due ore senza che nessuno sapesse a chi rivolgersi», denuncia. (Antonio Di Costanzo, Repubblica, 10 agosto 2011, Napoli, p. IX) • Non era solo il bel sole di luglio a stimolare l’assenteismo degli impiegati del II Municipio di Roma. Tornate 7 mesi dopo in via Goito, vicino alla stazione Termini, Le Iene di Italia Uno hanno trovato la stessa situazione: dipendenti che «beggiano» e poi vanno al bar, al mercato dell’usato o a sbrigare commissioni. (Messaggero, 7 febbraio 2014, p. 39, Cronaca di Roma).
- Derivato dal s. ingl. badge ‘cartellino’ con l’aggiunta del suffisso -are1 e con adattamento alla pronuncia italiana.
- Già attestato nel Corriere della sera del 14 novembre 2000, p. 21 (Alessandro Trocino).