BEDESCHINI
Famiglia di artisti, operosa in Abruzzo nei secc. XVI-XVII.
Giulio cesare: non si hanno notizie della sua vita; il Crispomonti lo dice piemontese, c, iunto in Abruzzo al seguito di Margherita d'Austria, forse al tempo della seconda venuta in Italia (1583).
Svolse l'intera sua attività di pittore, ad Aquila con una produzione assai estesa: un catalogo esatto delle sue opere non è attualmente possibile per la mancanza di attendibili dati storici. Inoltre molti dei quadri a lui attribuiti sono andati dispersi o hanno sofferto ampie manomissioni, quando addirittura non siano di suoi allievi o imitatori.
La prima opera di cui si ha notizia è una Strage degli Innocenti, grande tela firmata e datata 1607, dipinta per la chiesa della Lauretana in Aquila e oggi nel Museo diocesano della stessa città. Di impossibile datazione, ma di attribuzione certa, sono: un trittico dietro l'altare maggiore della chiesa del Suffragio, di cui si conservano però solo gli elementi 'laterali, essendo stato il dipinto centrale sostituito con altro di Francesco Bedeschini; La prova della vera Croce e un S. Francesco di Paola nella, chiesa di S. Francesco di Paola; una S. Caterina già in S. Caterina e ora in Municipio; una Natività in S. Giusta; un Miracolo di s. Bernardino e un Ecce Homo in S. Bernardino, tutte ad Aquila, e, nella chiesa parrocchiale di Calascio, un S. Francesco e S. Luigi, re di Francia.
Verso il 1625 affrescò, nella chiesa aquilana di S. Silvestro, la cappella Branconi, raffigurando sulle pareti la Presentazione al Tempio di Gesù e di Maria.
Secondo il Leosini, Giulio Cesare fu a Roma, alla fine del sec. XVI, allievo del Cigoli: la notizia trova conferma nei caratteri della sua opera, che traduce intermini di garbato provincialismo la tarda atmosfera cigolesca, nella quale alla originaria tradizione riformata di Santi di Tito erano andati saldandosi dapprima taluni accordi veneti e, verso la fine del '500, avevano poi avuto ampia parte le influenze carraccesche.
Giovanni Battista: fratello di Giulio Cesare, con il quale sarebbe giunto in Abruzzo dal Piemonte, fu prete e si occupò oltre che di pittura anche di musica. Allievo, secondo il Rivera, del Cigoli assieme a Giulio Cesare, rimase in ogni modo in posizione di inferiorità rispetto al fratello, limitando probabilmente la sua attività a una stretta collaborazione con lui: ne sembra prova il fatto che per un nutrito gruppo di dipinti aquilani, alcuni oggi dispersi e altri generalmente assai mediocri, gli storici locali che li menzionano sono incerti se assegnarli all'uno o all'altro pittore. Comunque, allo stato attuale delle conoscenze, non è possibile individuare nessuna opera a lui attribuibile con certezza.
Francesco: figlio di Giulio Cesare, attivo in Aquila come pittore, incisore, architetto, dal quarto decennio del sec. XVII almeno fino al 1688.
La mancanza di documentazione storica sulla sua vita e sulla sua opera di pittore, insieme con la eterogeneità delle pitture, molte di qualità assai scadente e ampiamente rimaneggiate in epoche posteriori, a lui attribuite dagli scrittori locali, rende difficile ricostruirne la figura: fraIe opere sicuramente di sua mano un S. Antonio da Padova del 1643 nella omonima chiesa aquilana e il dipinto centrale con Le Anime Sante del trittico dietro l'altare maggiore nella chiesa del Suffragio della stessa città.
Della sua attività di architetto sappiamo che ingrandì e decorò il Teatro di S. Salva tore, ormai scomparso, e disegnò gli stucchi del palazzo di Mqrgherita d'Austria, oggi di giustizia, in Aquila: un documento inedito dell'Archivio di Stato aquilano (Protocollo notar Petrus Paulus Guerrerius ab Introduco, anno 1665, c. 44) dà notizia che egli disegnò per la basilica di S. Bemardino, nel 1665, la balaustrata e la scala davanti alla tomba del santo là probabile che abbia lavorato anche in altre chiese aquilane, ma i suoi interventi non sono identificabili.
Maggiori notizie si hanno sulla sua opera di incisore. Nel 1675 disegnò e incise una serie di ramine con soggetti sacri a ringraziamento della fine di una Destilenza: la larga diffusione di queste; tampe, che giunsero fino a Venezia, Roma e Napoli dette probabilmente origine alla notizia, altrimenti non provata, di una sua presenza attiva in quelle città. Nel 1669 adorn il frontespizio dell'opera Melpomene Sacra di Teodoro Vangelista, un canonico della cattedrale di Aquila, autore di melodrammi per i quali il B. aveva anche fornito gli scenari. Un album, conservato. presso la Biblioteca Salvatore Tommasi di. Aquila, raccoglie una serie di piccole stampe del B.: sono cartigli, stemnù, iscrizioni, fra cui una dedicata al principe Maffeo Barberini con la data 20 maggio 1685, e un'altra al magistrato aquilano, datata al novembre 1688: molte sono firmate con le iniziali "F.B.I." e alcune per esteso "Franciscus Bedeschinus Aquilanus inventor".
Nel 1694 furono pubblicate a Napoli le Poesie, di Giovanni Canale con ritratti del Bedeschini: ignoriamo però se a quel tempo Francesco fosse ancora in vita.
Carlantonio: figlio di Francesco, sacerdote e pittore, è ricordato dagli storici aquilani solo per aver posto sopra l'altare maggiore della chiesa di S. Pietro Coppito, di cui era canonico, le copie, da lui stesso eseguite, di due dipinti di Giulio Cesare e Giovan Battista Bedeschini: un S. Pietro nel 1674 e un S. Paolo nel 1676. Le due tavole, ora sulla parete laterale della chiesa, furono assai ritoccate intorno al 1890 e non offrono quindi alcuna possibilità di giudizio su questo pittore di cui non si conoscono altre opere.
Fonti e Bibl.: Aquila, Bibl. prov. S. Tommasi, C. Crispomonti, Historia dell'origine e fondazione della città dell'Aquila [1629], III, pp. 17 (Francesco), 27 (Giulio Cesare e Giov. Battista); A: Leosini, Monumenti storici e artistici della citta di Aquila..., Aquila 1848, pp. 28 (Giulio Cesare, Giov. Battista, Francesco e Carlantonio), 29-32, 34 (Giulio Cesare), 39 (Carlantonio), 42, 44 s., 119, 133, 150, 151, 160 (Giulio Cesare), 206 s. (Giulio Cesare e Giovan Battista); A. Signorini, L'archeologo nell'Abruzzo Ulteriore secondo..., Aquila 1848, pp. 186, 187 n. 2 (Giulio Cesare, Giov. Battista, Francesco e Carlantonio), 210 (Giulio Cesare); Id., La diocesi di Aquila descritta e illustrata, Aquila 1868, II, pp. 227, 275 (Giulio Cesare), 312 (Giulio Cesare e Giov. Battista), 347 s. (Giulio Cesare); V. Bindi, Artisti abruzzesi..., Napoli 1883, pp. 65 s. (Giulio Cesare Giov. Battista, Francesco), 67 (Giulio Cesare: Giov. Battista, Francesco, Carlantonio), 68 (Giov. Battista); A. De Nino, Sommario dei monumeni, e degli oggetti d'arte..., Vasto 1904, p. 15 (Giulio Cesare); L. Rivera, Raffaello e varie memorie attinenti all'Abruzzo e a Roma, in Bullett. d. R. Deputaz. abruzzese di storia patria, s. 3, XI-XIII (1920-22), pp. 255, 317, 320, 324, 325, 326, 327, 329, 337 (Giulio Cesare); pp. 317, 324, 325, 326, 327, 329. (Giov. Battista); pp. 325, 327, 328, 329 (Francesco); pp. 325, 329 (Carlantonio); Inventario degli oggetti d'arte d'Italia, IV, La provincia di Aquila, Roma 1934, v. Indice p. 247; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, pp. 159 (Carlo Antonio), 159 s. (Francesco), 159 (Giulio Cesare e Giovanni Battista).