BAGLIONI, Becello
Figlio del "nobilis et potens miles" Gualfreduccio di Giovanni di Baglione, che nel 1308 è membro del generale e maggior consiglio del Comune di Perugia, il B. è inviato nel 1321, insieme ad altri ambasciatori perugini, al Comune di Spoleto, per far cessare le molestie da questo arrecate agli abitanti di Bettona. L'anno stesso è mandato podestà a Città della Pieve, con un apparato e una "famiglia" maggiori del consueto. "Contro la forma degli statuti... perch'egli vi s'era honoratamente et gentilmente portato" (Pellini), il B. è nuovamente eletto, l'anno dopo, podestà di quel Comune, che è uno dei capisaldi del sistema politico-territoriale di Perugia. Nel 1323 è inviato podestà ad Assisi, che l'anno precedente era stata assoggettata alla potente vicina guelfa, e vi perseguita duramente i ghibellini. Nel febbraio 1325 da Spoleto si mandano ambasciatori al B. che è alla Fratta, con il compito di sostenere la necessità che venga chiuso al più presto il conflitto in atto tra Bernardino conte di Marsciano e Giacomo da Spello, da una parte, e i figli di Gualfreduccio Baglioni e Ugolino Trinci dall'altra. Al principio del 1326 assume l'uffìcio di podestà a Spoleto.
Di una podesteria del B. ad Assisi nel 1325 (ma non sarà quella del 1323 ?), di un'altra ambasceria a Roma sempre nel 1325, di incarichi di capitano del popolo e di podestà a Orvieto e a Nocera negli anni 1327 e 1328, si hanno solo notizie non documentate.
Nel 1326 il B., capo delle milizie cittadine, vien destinato a portare aiuto con 100 cavalieri ai guelfi di Narni, ma la spedizione non pare abbia luogo. Nello stesso 1326 il B. è nuovamente nominato per sei mesi, a partire da novembre, podestà di Città della Pieve, con l'incarico, tra l'altro, di costruirvi una rocca e di vigilare affinché il castello di Monte Gualandro "molto necessario per la conservatione del Lago et del Chiugi" non sfugga al Comune di Perugia nel caso che i proprietari, i nobili di Montemelino, lo mettano in vendita. Non pare che il B. partecipi agli avvenimenti dell'estate-autunno 1327, a seguito dei quali i fuorusciti ghibellini s'installano a Città della Pieve, offrendo a Perugia, con il successivo loro movimento verso Chiusi, il pretesto di impadronirsi di questo centro.
L'anno 1328 vede anzitutto il B., alla testa di 200 cavalieri francesi e inglesi, muovere al soccorso, dal 10 marzo al 18 aprile, di Orvieto minacciata dall'incursione nel proprio territorio delle truppe imperiali di Ludovico il Bavaro. Ma la minaccia è cessata prima che le truppe inviate da Perugia possano intervenire. Alla fine di maggio il B. (con sei cavalli per la sua persona e un'assegnazione personale di 3 fiorini al giorno) guida 300 cavalieri del Comune perugino alla volta del Regno di Napoli in aiuto di Roberto d'Angiò, il quale aveva chiesto aiuti militari alle città guelfe collegate. Presso Narni, impegnata dalle truppe del Bavaro partite da Todi, il B. si scontra il 4 giugno con gli Imperiali, forti, secondo il Villani, di 1500 fanti e di 400 cavalieri, li mette in fuga inseguendoli fino a Todi, conquistando due bandiere. Il 16 agosto il B. è di ritorno dal Regno con i suoi cavalieri. Tra il novembre del 1328 e il febbraio del 1329 si sviluppa tra Perugia e Firenze, con esito, è da supporre, sfavorevole alla prima, una vertenza avente per oggetto la richiesta formulata dal B. di un'indennità a carico del Comune di Firenze, perché al tempo della signoria del duca di Calabria il B. sarebbe stato designato podestà o capitano di Firenze, senza che l'elezione avesse poi seguito. Tra gli argomenti usati dai Fiorentini per respingere la richiesta v'è quello che il B. non poteva essere eletto perché non era cavaliere all'atto dell'elezione, come prescrivevano gli statuti. Oltre a Perugia, la signoria fiorentina scoraggia Foligno, Spello, Assisi e Spoleto da ogni azione di sostegno delle ragioni del Baglioni.
Dal 1° marzo 1330 il B. ricopre per un semestre la carica di capitano del popolo a Orvieto. Dall'aprile dello stesso anno vi è anche, per un anno, podestà.
La permanenza del B. a Orvieto coincide con la decisione presa dai guelfi dominanti, tra i quali primeggia la famiglia Monaldeschi, di riammettere nella città i ghibellini, dopo diciassette anni di esilio. A tale decisione (28 maggio) e all'attuazione di essa (giugno-luglio) attraverso una serie di sottomissioni e di solenni riconciliazioni sancite da precisi atti giuridici 1° particolarmente significativa la riconciliazione tra i Monaldeschi e i Montemarte sotto compromesso di 10.000 marche 1° il B. contribuì nel ruolo di supremo mediatore. Il 14 giugno 1330, in mezzo a grandi festeggiamenti, il B. venne premiato per la sua opera con l'onore del cavalierato (requisito del quale era privo all'atto dell'elezione a capitano, contrariamente a ciò che richiedevano gli statuti orvietani, ai quali tuttavia si poteva derogare); gli furono inoltre donati mille fiorini d'oro, "robe di panno in numero di nove", le armi del comune, "et fuit vocatus dominus Baglionus". In suo onore il 24 giugno si fece un torneo.
Dopo i fatti orvietani di cui è protagonista si perdono le tracce dei B., che una cronaca vuole nello stesso 1330 mandato in aiuto dei Fiorentini all'assedio di Lucca.
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