NEVOLONE, beato
NEVOLONE (Novellone), beato. – Scarse sono le notizie biografiche su questo beato, che nacque a Faenza agli inizi del XIII secolo.
Tutte le informazioni di qualche fondamento vengono fornite dal cronista coevo Pietro Cantinelli. Una Vita antica da questi ricordata è presto andata perduta e sopravvivono solo un panegirico del 1415 (da cui derivano le biografie antiche: Lanzoni, 1913, passim; Bartoli, 1996, pp. 45 s.) e una lauda quattrocentesca (Lanzoni, 1903, pp. 438 s.; gli Acta sanctorum contengono la versione latina di una compilazione seicentesca). Cantinelli (1902, p. 42) riferisce che fu penitente del Terz’Ordine di S. Francesco («de ordine fratrum penitencie tercii ordinis Sancti Francisci»); una lettera di Onorio III del 16 dicembre 1221 attesta la presenza di penitenti in Faenza, ancora non legati al minoritismo, ai quali il pontefice riconosceva l’esenzione dalla milizia (Bartoli, 1996, p. 47).
In età avanzata Nevolone si avvicinò all’area spirituale calmaldolese, attratto dalla vita eremitica, pur mantenendo l’appartenenza minoritica (ibid., p. 55).
Morì a Faenza il 27 luglio 1280 (Cantinelli) presso il locus dell’eremita camaldolese Lorenzo, accanto alla chiesa di S. Maglorio (la storiografia settecentesca camaldolese, sulla scorta di documentazione perduta, ricorda una visita del priore generale Gerardo alla cella nel 1275, quando avrebbe proibito a Nevolone, a causa dell’età, ulteriori pellegrinaggi: Lanzoni, 1913, pp. 628 s.).
Subito dopo la morte il corpo, oggetto di venerazione popolare, fu traslato in cattedrale a Faenza, dove le esequie furono celebrate alla presenza dell’intera cittadinanza e delle autorità municipali. Già due anni dopo è documentato un custode della tomba in duomo («Hugolino qui servit sepulcro fratris Novelloni»: Lanzoni, 1921, p. 437; 1927, p. 591), segno di una fama di santità goduta già in vita che continuò dopo il decesso (a inizio Quattrocento, compare tra i quattro patroni di Faenza in un codice in uso a una confraternita di battuti con sede nella chiesa domenicana, contenente pure la lauda; Lanzoni, 1921, pp. 437 s.). Tale fama è ricondotta da Cantinelli alla vita di penitenza e devozione: si sarebbe frustato giorno e notte, eseguendo insieme digiuni, preghiere e pratiche penitenziali, consistenti soprattutto in 11 viaggi a Santiago de Compostela, 5 dei quali macerandosi le carni con la disciplina. Cantinelli attesta anche miracoli successivi alla morte, precisando, come per i pellegrinaggi, «sicut in Vita ipsius plenarie invenitur» (1902, p. 42). La Vita del 1415 aggiunge notizie dubbie come la fondazione di tutte le compagnie di battuti faentini, l’applicazione della disciplina in tutti i viaggi, 12 pellegrinaggi a Roma (la lauda anche a Bari, Benevento e Montevergine), la professione di ciabattino (sulla debole base dell’assunzione a patrono di tale corporazione nel 1331), la conversione all’età di 24 anni e una serie di episodi e miracoli esemplati dalle vite di s. Francesco, s. Domenico, Umiltà da Faenza e dalla tradizione agiografica antica.
Nonostante tali riserve, quanto asserito da Cantinelli consente di inserire Nevolone tra i molti penitenti beati laici (il più noto è Omobono da Cremona) che nel XII-XIII secolo intrapreseno una conversione che li impegnò religiosamente nella penitenza, nella carità e nelle mediazioni pacificatrici (Bartoli, 1996, pp. 46-52), queste ultime per Nevolone attestate tardivamente ma probabili nel quadro di turbolenza politica delle città romagnole. Il culto (esclusivo della città, come per gran parte di questi santi 'cittadini') è di lunga durata: dopo le citate notizie del 1280, 1282 e 1331, nel 1351 vi è un altare dedicato al santo nella cattedrale di Faenza, ove se ne celebra la festa il 27 luglio; nel 1400 Astorgio Manfredi batte monete con la sua effigie; nel 1435 l’unificazione ospedaliera dà luogo all’ospedale di S. Nevolone e nello stesso anno la confraternita dei battuti di S. Maria e S. Nevolone ottiene un oratorio presso il duomo della città; nel 1501 è invocato durante l’assedio del Valentino; nel 1741, dopo una serie di panegirici, se ne pubblica una Vita da cui sono ricavate le pitture per la nuova cappella inaugurata nel 1765 in duomo (dal 1473, realizzata la nuova cattedrale, il sarcofago aveva subito vari spostamenti); nel 1817 Pio VII ne conferma il culto. L’iconografia lo vuole vestito di una tunica che lascia scoperte le spalle, con le mani giunte, il cilicio di penitente, i flagelli e il bordone di pellegrino.
Fonti e Bibl.: Acta Sanctorum Iulii, VI, Antwerp 1729, pp. 495-499; R. Magnani, Vita de’ santi beati venerabili e servi di Dio della città di Faenza, Faenza 1741, pp. 129-149; Annales Camaldulenses, V, Venezia 1760, pp. 142 s.; S. Orioli, Breve racconto della vita, virtù e miracoli di s. N., Faenza 1765; P. Cantinelli, Chronicon Faentinum, in Rerum Italicarum Scriptores, XXVIII, 2, 2a ed., Città di Castello 1902, p. 42; F. Lanzoni, Sopra un manoscritto antico intorno alla vita del beato N. faentino, Faenza 1903; Id., I primordi dell’Ordine francescano in Faenza, Faenza 1910 (poi in Id., Storia ecclesiastica e agiografia faentina dal XI al XV secolo, a cura di G. Lucchesi, Città del Vaticano 1969, pp. 175-206); Id., Una vita del beato Novellone faentino terziario francescano (†1280) composta nel secolo XV, in Archivum Franciscanum Historicum, VI (1913), pp. 623-653 (poi in Id., Storia ecclesiastica, cit., pp. 239-276); Id., Cose francescane faentine, ibid., XIV (1921), pp. 435-441(poi in Id., Storia ecclesiastica, cit., pp. 281-288); Id. L’antico archivio di S. Francesco di Faenza, ibid., XX (1927), pp. 589-595 (poi in Id., Storia ecclesiastica, cit., pp. 365-372); A. Vauchez, N. (Novellone), beato, in Bibliotheca sanctorum, IX, Roma 1967, coll. 839-840; S. Nevolone e S. Umiltà a Faenza nel sec. XIII. Atti del Convegno... 1995, a cura di D. Sgubbi, Faenza 1996 (in particolare, M. Bartoli, Il beato Novellone, terziario francescano, pp. 45-59; M. d’Alatri, Penitenti e francescani in Italia nel corso del Duecento, pp. 61-74; A. Savioli, Iconografia dei santi Umiltà e Nevolone, pp. 139-147; M. Mazzotti, Note per due manoscritti dell’abbazia di Vallombrosa, pp. 149-159; appendici pp. 191-198); G. Andreozzi, I penitenti o terziari regolari di S. Francesco nella città di Faenza: S. Maria del Paradiso, in Analecta Tor, XXXI (2000), 166, pp. 492-520.