BĀYAZĪD II
II Sultano ottomano (1481-1512), ottavo della serie. Figlio di Meḥmed II Fātiḥ, il "Conquistatore" (di Costantinopoli), salì al trono il 20 maggio 1481, in età di 35 anni. Nell'intervallo tra la morte del padre (3 maggio 1481) e la sua venuta da Amāsia, dov'era governatore, il figlio suo Qurqud tenne la cariea di reggente (qā'im maqām).
Dapprima egli dovette combattere col fratello Gem (Zizim degli scrittori occidentali), pretendente al trono; lo vinse in Anatolia e lo costrinse a fuggire in Egitto, donde passò poi alla Mecca, tornò in Anatolia, riparò a Rodi presso il gran maestro dell'ordine di S. Giovanni e fu quindi spedito in Francia e poi in Italia, dove morì avvelenato presso Capua il 25 febbraio 1495. B. fece trasportare il cadavere da Brindisi a Brussa e gli diede onorevole sepoltura.
Libero dalla competizione dinastica, B. si volse contro il sultano mamelucco d'Egitto e di Siria, Qā'it Bey, ch'era rimasto devoto a Meḥmed II, ma alla morte di questo non intendeva soggiacere al predominio ottomano. Le vicende della guerra non furono felici per i Turchi; nel 1488 le truppe di B. furono disfatte in Cilicia in una grande battaglia; tuttavia la pace del 1490 garantì ai Turchi il possesso di Adana e di Tarso e di tutta la Cilicia.
In occidente B. compì nuove conquiste; il 29 agosto 1499 Lepanto (in turco Āyneh Bakhtī) fu tolta ai Veneziani; la stessa sorte toccò a Corone, Modone e Navarino. La pace con Venezia rinnovata il 20 maggio 1503 sancì la rinunzia di Venezia a queste località importanti della Morea e all'isola di Santa Maura.
Gli ultimi anni di B. furono turbati dalle discordie familiari, dei sei figli gli erano rimasti quattro: Shāhinshāh, governatore della Caramania, Qurqud, governatore di Tekkeh, Aḥmed di Amāsia, Selīm di Trebisonda. Di questi Selīm, il più benvoluto dai Gianizzeri per il suo coraggio, si rivoltò al padre, passò nella Turchia europea, occupò Adrianopoli, quindi riparò in Crimea e tornò nel 1512 a Costantinopoli. Il 25 (o il 24) aprile di quell'anno la popolazione e i Gianizzeri chiesero a B. di riconoscere Selīm come sultano; B. dichiarò infatti di abdicare in favore di Selīm. È il primo caso di abdicazione nella storia ottomana e un segno eloquente della strapotenza e dell'indisciplina dei Gianizzeri.
B. decise di ritirarsi a vita privata a Demotika; la morte lo colse per via (26 maggio 1512). Fu sepolto a Costantinopoli nella türbeh annessa alla bella moschea da lui innalzata e nota con il suo nome. Fu lodato come sovrano benefico e pio; oltre alla moschea ricordata, fece edificare a Costantinopoli un'altra moschea in onore dello sheikh Shems ad-Dīn al-Bukhārī, un'altra ad Adrianopoli e una medreseh ad Amāsia; ordinò la costruzione di parecchi ponti nel territorio dell'impero. Protesse le scienze e le lettere e fu egli stesso poeta; al suo tempo incominciò la storiografia ottomana.
Bibl.: G. A. Menavino (Genovese da Vultri), I costumi et la vita dei Turchi, Firenze 1551 (il Menavino fu schiavo nel serraglio di Bāyazīd II; la sua opera fu edita anche a Venezia nel 1548); Albèri, Relazioni degli ambasciatori veneti, s. 3ª, III, Firenze 1855, p. 20 segg., contenenti la relazione fatta da A. Gritti nel 1503; inoltre i primi lavori europei di storia ottomana del Leunclavius, del Lonicerus, ecc., in parte raccolti da F. Sansovino nella sua Historia dell'origine et guerre dei Turchi (Venezia 1560); le Memorie istoriche dei Monarchi ottomani di G. Sagredo (Bologna 1674), ecc.; J. v. Hammer-Purgstall, Geschichte des osmanischen Reiches, 2ª ed., I, Pest 1827, pp. 602-695; N. Jorga, Geschichte des osmanischen Reiches, II, Gotha 1909, pp. 233-314. Tra gli annalisti turchi: Sa‛d ud-Dīn, Tāǵ ut-Tewārīkh (La Corona delle Storie; di cui esiste una traduzione italiana del ragusano V. Bratutti edita in due parti a Vienna ed a Madrid), del sec. XVI, stampata a Costantinopoli nel 1863, II, pp. 1-221. Tra gli storici recenti: Aḥmed Rāsim, ‛Osmānlī Ta'rikhi, I, Costantinopoli 1910, pp. 153-175.