BAVIERA
(VI, p. 426).- Il 30 gennaio 1933 ebbe inizio il periodo della lotta del nazismo contro il cosiddetto particolarismo bavarese. Dapprima fu nominato, nella persona del generale F. von Epp, un commissario del Reich per la Baviera con l'incarico di soffocare le tendenze separatistiche manifestatesi, secondo i nazisti, all'indomani dello scioglimento del Reichstag con l'atteggiamento del capo del governo bavarese H. Held e del consigliere di stato F. Schaffer, capo del partito popolare bavarese, i quali avevano accusato Hitler di avere violato la costituzione di Weimar. Ogni opposizione della Baviera fu vana ed un mese dopo, il 10 aprile, von Epp ne divenne Reichsstatthalter. Fino al 1945 dovette sottostare agli ordini di Berlino e durante tutto questo periodo solo la chiesa, sotto la guida dell'energico arcivescovo di Monaco e di Frisinga, cardinale M. Faulhaber, non desisté dalla sua resistenza al nuovo regime. Dopo la caduta del terzo Reich - e l'inclusione della Baviera nella zona di occupazione americana - una assemblea costituente bavarese, eletta nell'estate del 1946, elaborò una nuova carta costituzionale, entrata in vigore nel settembre dello stesso anno, in sostituzione di quella dell'agosto 1919. Le elezioni alla dieta (il senato è costituito secondo un criterio corporativo e le sue mansioni sono meramente consultive) assicurarono la maggioranza assoluta (109 seggi) alla Unione cristiano-sociale. Anziché procedere però alla formazione di un gabinetto di colore, il capo dei cristiano-sociali H. Ehard cercò ed ottenne l'appoggio dei socialdemocratici, i quali coi loro 51 seggi costituivano il secondo partito della Baviera. Nel settembre 1947 l'alleanza tra cristiano-sociali e social-democratici si spezzò, per divergenze soprattutto sulla socializzazione. La crisi fu risolta formando un governo di soli cristiano-sociali, sempre sotto la presidenza di H. Ehard.