BAUDI DI VESME, Enrico Benedetto
Nato a Torino il 21 nov. 1857 da Carlo e da Amata de Courbeau-Vaulserre, erudito e uomo politico, studiò dapprima a Moncalieri, entrando poi nella scuola militare di Modena, dalla quale uscì sottotenente di fanteria nel 1878. Assai interessato alle iniziative per le scoperte geografiche, che in quel tempo si moltiplicavano in Italia e altrove in direzione dell'Africa, il B. si propose di contribuire in qualche modo all'esplorazione della penisola dei Somali, le cui coste erano allora solo parzialmente conosciute: il suo proposito fu rafforzato dal protettorato che l'Italia aveva assunto con il trattato dell'8 febbr. 1889 sui sultanati di Obbia e di Alula. L'anno dopo, senza che il governo e la Società geografica italiana volessero impegnare la loro responsabilità nell'impresa, e soltanto assistito, moralmente e materialmente, dal geografo Guido Cora, direttore della rivista Cosmos, il B., approfittando di una breve licenza concessagli, s'imbarcò per Aden, dove giunse il 14 marzo. Recatosi di lì a Berbera, partì il 12 apr. 1890 per Burao, proseguendo verso sud lungo il corso del fiume Tugh Der e verso la catena dei Bur Dab, attraverso zone in gran parte ignote. Per l'ostilità di molte tribù e per l'incertezza degli itinerari, egli dovette interrompere la spedizione prima di poter raggiungere l'obiettivo prefissosi, cioè la traversata della penisola somala. Il 9 maggio egli era così di ritorno a Berbera, avendo seguito un itinerario poco diverso da quello del viaggio di andata e dopo avere percorso più di quattrocento chilometri. Le osservazioni da lui compiute nel corso del suo viaggio, riguardanti specialmente la topografia e gli abitanti, dettero un apprezzabile valore alla relazione sul viaggio che egli poi pubblicò.
Non molto tempo dopo il B., per l'incitamento del gen. L. Dal Verme, vicepresidente della Società geografica italiana, e questa volta con l'aiuto di questa Società e della Società africana di Napoli, poté in breve organizzare i piani per una nuova spedizione che avrebbe dovuto raggiungere da Berbera il fiume Uebi Scebeli, nella ignota località di Imi, e attraversare la penisola somala, sboccando sulla costa oceanica sud-orientale. Ottenuto un anno di aspettativa dal servizio militare, il 25 dic. 1890 egli si imbarcò nuovamente per Aden. Qui s'incontrò con un altro italiano, G. Candeo, e tramite l'allora console d'Italia ad Aden, A. Cecchi, i due si accordarono per una impresa comune. Recatisi a Berbera nonostante la sorda opposizione inglese, i due partirono verso l'interno il 26 febbr. 1891 in direzione dell'Ogaden. Accompagnati da una scorta di pochi indigeni, giunsero allo Uebi Scebeli dopo una marcia di seicento chilometri e il 21 aprile, primi europei, a Imi, centro notevole e frequentato mercato. Ma qui, per le cattive condizioni in cui la marcia aveva ridotto la spedizione, il B. e il Candeo dovettero abbandonare l'idea di seguire ancora il corso dello Uebi Scebeli e retrocedettero, dirigendosi verso Harar e percorrendo zone devastate dalle razzie degli Abissini. Vennero arrestati ad Harar, ma poi, liberati, furono ben ricevuti a Combolcià dal governatore dell'Harar ras Makonnen, che in seguito, però, mutò contegno, e dopo averli privati di gran parte delle carte e dei beni, li invitò a lasciare il paese: il 10 giugno 1891 i due esploratori partirono per ritornare in Italia.
Causa del mutato contegno di ras Makonnen erano stati alcuni tentativi di penetrazione politica operati dal Candeo e dal Baudi. Questi aveva accolto diverse domande di protettorato sottoscritte dai capi delle maggiori tribù somale invocanti l'aiuto dell'Italia contro le spogliazioni abissine. Questo suo tentativo politico non ebbe, però, seguito a causa dell'avversione del governo Di Rudinì a un'espansione coloniale, e, deluso dal contegno delle autorità italiane, avvilito per la scarsa importanza data al suo viaggio, il B. non fece più parlare di sé, rifiutando persino la promozione a maggiore, giuntagli assai tardi, nel 1899.
Nel 1905 il B. fu messo a riposo, in base a una legge che abbassava il limite di anzianità per gli ufficiali, e si ritirò a vita privata. Nella prima guerra mondiale non fu, nonostante le sue insistenti domande, richiamato alle armi.
Il B. presentò le osservazioni, spesso di notevole valore, da lui fatte nel corso dei suoi viaggi, sulla situazione geografica, sulla temperatura, sulla vegetazione e sugli animali, sulla vita e i costumi degli abitanti delle zone visitate, in alcune relazioni, quali: Viaggio nell'interno del paese dei Somali da Berbera ai monti Bur Dap nel 1890, in Cosmos, X (1889-1891), pp. 193-202, 225-228, 328-338; Itinerario fra i Somali, in Bollett. d. Soc. geogr. ital., s. 2, XII (1890), pp. 637-639; in collaborazione con G. Candeo, Un'escursione nel paradiso dei Somali, ibid., s. 3, s. 3, VI (1893), pp. 7-30, 184-204, 294-312, 510-539, 632-680.
Incitato dal prof. Piero Gribaudi, il B. pose inoltre mano alle memorie dei suoi viaggi, concludendone la stesura definitiva solo pochi mesi prima della morte, avvenuta a Torino il 22 marzo 1931. Le memorie, per varie vicissitudini, dovevano vedere la luce solo molti anni più tardi, con il titolo Le mieesplorazioni in Somalia, Roma 1944.
Bibl.: G. Cora, La Somalia tra Berbera e i Bur Dap (Nogal), esplorata dal cap. E. B. di V., (1890)... Note cartografiche del prof. G. Cora, in Cosmos, XI (1892-1893), pp. 244-259; C.Bertacchi, Geografi ed esploratori italiani contemporanei, Milano 1929, pp. 297-301; C. Zaghi, E. B. di V., in Riv. d. colonie ital., V (1931), pp. 628-637; C. Della Valle, I pionieri italiani nelle nostre colonie, Roma 1931, pp. 45, 65 s.; F. Geraci, Un esploratore nell'Ogaden: E. B. di V., in L'Azione coloniale, 31 ag. 1933; E. De Agostini, Le prime avanguardie nella conquista dell'Impero, Roma 1937, pp. 35-43; R. Geraci, Nostri pionieri. E. B. di V., in L'Italia coloniale, XVII (1940), p. 40; E. G. Parvis, Un valoroso esploratore della Somalia, in Riv. d. colonie ital., XIV (1940), pp. 1781-1783; C. Mortari, Lo scopritore del paradiso somalo, in Il Mondo esplorato da tredici piemontesi, Torino 1947, pp. 43-52; Ministero degli Affari Esteri, L'Italia in Africa, II, Le prime ricerche di una colonia e la esplorazione geografica politica ed economica, a cura di E. De Leone, Roma 1955, pp. 226, 243-256; G. Dainelli, Gli esploratori italiani in Africa, II, Torino 1960, p. 560.