BATTO I (βάττος) di Cirene
Aristotele, figlio di Polimnesto e discendente dell'argonauta Eufemo alla 17ª generazione, in seguito a disordini venne espulso da Tera, sua isola nativa, insieme con la sua fazione. Questa versione, prescindendo dai particolari, è nella sua sostanza più probabile dell'altra, secondo cui i Terei, per ordine di Apollo, avrebbero sorteggiato i partenti fra tutti gli abitanti dell'isola. Per consiglio di un oracolo, così continua il racconto della prima tradizione riferita da Erodoto, gli espulsi volsero la navigazione all'Africa, e dopo un periodo di varie incertezze, nel quale invano tentarono di ritornare in patria, giunsero a Cirene. Ivi si stabilirono, secondo la data di Eusebio, che è la più attendibile, circa nel 631 avanti Cristo. È naturale che Aristotele tereo, come fondatore di una sì importante città, sia stato poi dalla tradizione posteriore circonfuso da una spessa nebbia di mito. Egli intanto è rimasto, nella storia, conosciuto sotto il nome di Batto, con la qual parola i Libî (secondo Erodoto) designano il re, quantunque il nome originario sia restato presso i Cirenei vivo e documentato fino al sec. III dopo Cristo.
Sulla sua attività regale non è dato esporre alcun particolare; egli era naturalmente, come il tempo richiedeva, un re di tipo patriarcale e assoluto. Capo politico e religioso insieme, stabilì il rituale e la prassi dei varî culti in Cirene. Come fondatore, ebbe il sepolcro non nella comune necropoli, ma entro la città stessa, in un angolo dell'agorà. A Delfi si scorgeva un anatema con Batto coronato dalla Libia su un carro guidato dalla ninfa Cirene. Egli regnò, secondo Erodoto, 40 anni.
Fra le trasformazioni, dovute alla posteriore leggenda, della figura di lui, è notevole la tradizione che la sua tomba potesse essere fonte di oracoli. Ma questa tradizione, che riposa su un'epigrafe recentemente scoperta (Notiziario Ministero Colonie, IV, 1927) di difficilissima interpretazione, ha bisogno di conferma.
La menzione della 17ª discendenza da Eufemo, al quale il re indigeno Euripilo regalò la zolla dell'ospitalità, riannoda cosi la colonizzazione terea col primo tentativo di colonizzazione greca, adombrato nell'infelice spedizione tessala di Guneo e nella navigazione degli argonauti.
Fonti: Il racconto della fondazione di Cirene è in Erodoto, IV, 145-158. Essa ha un singolare riscontro in un interessante apocrifo del sec. IV a. C., il testo del giuramento dei fondatori di Cirene, scoperto a Cirene di recente, pubblicato da S. Ferri in Abhandl. der preuss. Akad. der Wiss., phil.-hist. Klasse, 1925, 5, p. 19 segg., e da G. Oliverio in Riv. di Fil., n. s., VI (1928), p. 222 segg. Cenni sulla fondazione di Cirene sono anche in Pindaro, Pyth., IV e V, che però si ferma soprattutto sulla preistoria mitica di essa.
Bibl.: Oltre le principali storie greche, v. particolarmente: G. Busolt, Griech. Geschichte, 2ª ed., I, Gotha 1895, p. 479 segg.; J. Beloch, Griech. Geschichte, 2ª ed., I, ii, Strasburgo 1913, p. 216; J. P. Thrige, Res Cyrenensium, Copenaghen 1828, p. 35 segg.; F. Studniczka, Kyrene, Lipsia 1890, p. 95 segg.; L. Malten, Kyrene, in Philologische Untersuchungen, XX, Berlino 1911, p. 95 segg.; G. Pasquali, Quaestiones Callimacheae, Gottinga 1913, p. 43 segg.; id., in St. ital. di filol. class., XXI (1915), p. 467 segg.; A. Ferrabino, Kalypso, Torino 1914, p. 421 segg.; id., in Atti Acc. di Torino, XLVII (1912), p. 565 segg.; id., in Riv. di fil. class., VI (1928), p. 250 segg.; L. Pareti, Storia di Sparta arcaica, I, Firenze 1917, p. 231 segg.