FREGOSO (Campofregoso), Battista
Primo di questo nome, nacque, probabilmente a Genova, intorno al 1380 dalle seconde nozze di Pietro (I) con Benedetta di Enrichetto Doria. Nel 1404, alla morte del padre, seguì i fratelli maggiori Orlando, Tommaso e Spinetta nei ripetuti esili dovuti all'incertezza della politica genovese e all'ambizione familiare per il potere: nel 1411 si trovava presso la corte del pontefice di obbedienza pisana Giovanni XXIII, che lasciò ben presto per partecipare con i fratelli Orlando e Tommaso a una congiura, poi fallita, per detronizzare dal governo di Genova il marchese Teodoro (II) del Monferrato e il suo luogotenente Corrado Del Carretto. L'avventura ebbe esito negativo con la morte di Orlando e la cattura di Tommaso e del Fregoso. Seguì un esilio di quattro mesi in Lucchesia durante il quale il F. iniziò a stringere rapporti di alleanza con il Comune di Firenze che gli valsero, quattro anni dopo, la cittadinanza fiorentina. Terminato il confino, si stabilì con i fratelli a Chiavari, sotto sorveglianza degli emissari di Teodoro (II), e nel marzo 1413 diede il suo contributo alla rivolta guidata da Tommaso che portò al dogato Giorgio Adorno e poi, dopo un periodo di instabilità, lo stesso Tommaso (4 luglio 1415).
Grazie alle sue capacità militari il F. venne subito nominato dal fratello capitano generale delle due Riviere, sopraintendente alle cose di guerra e capitano delle guardie di città ed ebbe presto occasioni di dimostrare il proprio valore comandando alcune spedizioni vittoriose. Il marchese di Villafranca Gabriele Malaspina, infatti, aveva fatto assassinare il coadiutore del vicario di La Spezia, ma l'intervento del corpo di spedizione del F. lo costrinse ad abbandonare i suoi possedimenti di Villafranca e Brugnato che vennero così annessi alla Repubblica di Genova. Più incerto fu il risultato di un conflitto, condotto insieme con il fratello Spinetta, contro un altro Malaspina, il marchese Tommaso di Cremolino, che congiurava con i ribelli genovesi. L'esercito dei Fregoso occupò il castello dell'avversario e ottenne il pagamento di 10.000 scudi in cambio del perdono, ma subì gravi perdite in uno scontro presso Campoligure contro gli insorti, alleati del marchese. Nel 1418 il F. dovette ancora combattere una rivolta di fuorusciti genovesi che, al comando di Teramo Adorno e di Isnardo Guarco, avevano occupato alcune fortezze; i ribelli vennero messi in fuga e furono puniti i paesi, tra cui Busalla, che avevano dato loro rifugio, ma l'intervento dei Milanesi evitò che il F. con le sue truppe si spingesse troppo avanti nei territori controllati dai Visconti.
Nel 1420, in seguito alle alleanze stabilite dal doge Tommaso, al F. venne affidata, con il titolo di ammiraglio, una flotta di 13 galee incaricata di appoggiare le aspirazioni di Luigi d'Angiò sul Regno di Napoli contro la regina Giovanna II. Il F. restò lontano da Genova poco più di un anno senza ottenere risultati significativi sul piano militare e fu in seguito richiamato in patria per proteggerla dagli attacchi di Filippo Maria Visconti. Ogni difesa fu comunque vana: mentre le truppe milanesi si apprestavano ad assediare Genova, la flotta comandata dal F. fu sconfitta davanti a Porto Pisano dalle navi catalane ingaggiate dal duca di Milano e lo stesso F. fu fatto prigioniero.
Con la rinuncia di Tommaso al dogato e la cessione di Genova al Visconti (24 nov. 1422) il F. venne confinato con i fratelli nel feudo familiare di Sarzana, ma non rinunciò a combattere, partecipando attivamente ai tentativi di Tommaso per riconquistare il potere. Nel conflitto del 1425 fu al comando delle forze di cavalleria che contribuirono alla conquista di Sestri Levante; nel febbraio del 1429 accorse in aiuto di Paolo Guinigi, signore di Lucca, di cui aveva sposato nel 1420 la figlia Ilaria; nel 1432 venne pesantemente sconfitto in un nuovo tentativo di fomentare la rivolta dei Genovesi contro il duca di Milano; infine fu nel 1436 tra i capi dell'esercito che riportò il fratello Tommaso sul seggio dogale.
Ristabilito il potere dei Fregoso su Genova e nonostante la nomina a capitano generale della Repubblica, il F. iniziò ad allontanarsi dal fratello e, ritiratosi in un primo tempo a Nizza, si avvicinò all'ex nemico Filippo Maria Visconti, desideroso di ristabilire il suo controllo sulla Liguria. Nel 1436 il duca di Milano gli donò il feudo di Gavi: il F. era stato infatti incaricato della mediazione tra Genova e Milano per lo scambio dei prigionieri e le questioni confinarie e il Visconti intendeva farne così un proprio alleato. Nel 1437 il F. fu incaricato di allestire una flotta in qualità di ammiraglio del Regno napoletano, ma non volle comandarla personalmente, affidandola al suo luogotenente Giacomo Doria: la congiura che stava intessendo gli imponeva di restare a Genova in attesa del momento propizio per detronizzare il fratello. L'occasione si presentò il 24 marzo, giorno in cui il doge si trovava in cattedrale per la celebrazione della domenica delle palme; il F. ne approfittò impadronendosi del palazzo ducale e facendosi eleggere doge nella vicina chiesa di S. Domenico. Rimase tuttavia al potere solo poche ore, poiché la sera stessa Tommaso riuscì a scacciarlo e a riprendere le redini del governo.
Nonostante il parere generale di condannarlo a morte per il suo crimine, il fratello non solo lo perdonò, ma gli riconfermò la carica di capitano e il comando della flotta che il Regno di Napoli aveva richiesto per combattere Alfonso d'Aragona. Il F. non recedette tuttavia dai suoi propositi e nel maggio dello stesso anno riunì presso Voltri alcuni fuorusciti comandati da Barnaba Adorno per organizzare una rivolta; questa volta il doge intervenne con la forza, fece disperdere i ribelli dalle sue truppe e privò il fratello di tutte le cariche costringendolo a ritirarsi nel suo castello di Gavi. Rimasto in perenne stato di ostilità con la Repubblica di Genova, il F., all'inizio del 1441, tentò un ultimo disperato colpo di Stato. Fallito il tentativo di impadronirsi di alcune navi spagnole nel porto di Nizza, radunò, d'intesa con il duca di Milano e con le famiglie Adorno e Guarco, 800 armati presso Busalla per attaccare Genova. Ancora una volta le truppe del doge, comandate da Nicolò Fregoso, respinsero i rivoltosi con facilità.
Nel 1442 si assistette a un nuovo voltafaccia nella politica del F.: il suo feudo di Gavi fu attaccato dalle truppe del Visconti per questioni di franchigie, ma trovò un'insperata difesa nell'esercito del fratello. Riconciliatosi con Tommaso, il F. tornò quindi a vivere a Genova dove, il 20 giugno 1442, morì.
Per ordine del doge fu sepolto nella chiesa di S. Francesco di Castelletto dopo funerali regali, di cui ci ha lasciato una viva descrizione il Giustiniani. In tal modo il F. fu paradossalmente più pericoloso per il fratello da morto che da vivo: le spese eccessive per le sue esequie furono infatti tra le cause che portarono alla successiva deposizione di Tommaso.
Dai due matrimoni contratti con Violante di Opicino Spinola e con Ilaria di Paolo Guinigi ebbe numerosa prole: Paolo, doge di Genova e cardinale, Pietro (II), anch'egli doge, Agostino, Domenico, Tommaso, Pandolfo, Clemenza, Teodora e Battistina.
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