BATTAGLIA
Famiglia di architetti attivi in Catania nella seconda metà del sec. XVIII e all'inizio del XIX.
Francesco è il più importante della famiglia. Nell'anno 1732 egli venne chiamato a succedere ad Andrea Amato nei lavori del gigantesco convento dei benedettini e dell'annessa chiesa; l'ultima data che lo riguarda si riferisce ancora a questo complesso. Nel 1774 infatti si iniziarono i lavori per la sistemazione della piazza di fronte alla chiesa: Francesco ideò un insieme di fabbricati disposti a esedra, che, pur essendo solenni e sontuosi, sono pervasi da una raffinatezza tutta settecentesca la quale tempera la fredda solennità della facciata della chiesa.
Tra queste due date estreme si inserisce una serie di opere che costituisce la più valida testimonianza della fama raggiunta da Francesco in un momento tanto importante per la città di Catania nella quale, dopo il terremoto del 1693, ferveva il lavoro di ricostruzione.
Attratto dallo spirito riformatore di G. B. Vaccarini, il B. nelle sue opere migliori - come la già citata esedra dinnanzi alla chiesa dei benedettini, o il complesso dell'Indirizzo (chiesa, monastero e botteghe), pittoresco nel giuoco d'ingegnose sagomature, o la bella piazza di S. Filippo, ora Mazzini, ritmata da eleganti archeggiature - ne interpreta il linguaggio in modo personalissimo.
La sua lunga attività ebbe un solo momento di sosta nel 1756 quando, caduto in disgrazia, fu sostituito nei lavori che aveva in corso; ma già l'anno seguente lo troviamo di nuovo all'opera in collaborazione col Cerani nell'ingrandimento del seminario dei chierici, che chiude il lato sud della piazza del duomo. Dal 1760 in poi fu direttore dei lavori dello Studio catanese, succedendo al Vaccarini, e già nel 1768 risulta che ricoprì la carica di architetto regio.
Il catalogo delle sue opere comprende ancora numerosi palazzi tra i quali si citano quello Villaruel, Cilestri ora Triconi, Misterbianco, Marletta; la porta Ferdinandea, eseguita in collaborazione col genero Stefano Ittar, che gli era stato accanto anche nei lavori di piazza S. Filippo. Nelle ultime opere il fervore creativo del maestro sembra affievolirsi in stanche ripetizioni.
Con Francesco collaborarono anche i nipoti Carmelo e Antonino.
Troviamo Carmelo partecipe alla ricostruzione del convento dei benedettini. Qui egli sembra oscillare tra due opposte tendenze: nello scalone è ancora legato a raffinate eleganze settecentesche, mentre nella parte a lui dovuta della facciata si orienta verso un freddo linguaggio già di gusto neoclassico. Questa tendenza diviene ancora più evidente nel prospetto per la chiesa, per il quale egli aveva presentato il modello fatto in collaborazione col Santangelo; sovraintese, poi alla costruzione dal 1796 fino alla morte nel 1799. Alcuni anni prima (1780) aveva eseguito la facciata del palazzo senatorio.
Anche Antonino collaborò ai lavori del convento dei benedettini e a quelli dell'Indirizzo. Nel 1818 fu chiamato a restaurare lo Studio catanese. La corretta freddezza di un rigore quasi accademico delle strutture che egli eresse a consolidamento dello Studio ritorna fedelmente nelle altre opere: il prospetto del palazzo del Senato, quello della chiesa della Purità, il portale d'ingresso, quasi incastonato nella ricca fronte barocca, del convento dei benedettini. Fornì anche un modello per la facciata della chiesa dei benedettini nel 1795, e nel 1799, dopo la morte di Carmelo, gli fu affidata la direzione dei lavori. Gli vengono inoltre attribuiti la Casa di nutrizione degli esposti, posta dietro l'esedra eseguita da Francesco, e alcuni lavori per il porto di Catania.
Bibl.: F. Fichera, G. B. Vaccarini e l'architett. del Settecento in Sicilia, Roma 1934, passim (con bibl. prec.); A. Giuliano Alaimo, Architetti regi in Sicilia dal sec.XIII al secolo XIX, Palermo s. d., p. 7; N. Pisani, Barocco in Sicilia, Siracusa 1958, pp. 15, 22; Encicl. Ital., VI, p. 381 (Carmelo è detto erroneamente più anziano di Francesco).