ARTEMISIO, Battaglia dell'
Quando nella primavera del 480 a. C. l'armata navale di Serse da Terme (Salonicco) procedeva lungo le coste della Macedonia e della Tessaglia nella direzione del canale tra la penisola di Magnesia e l'Eubea, l'armata navale greca agli ordini dell'ammiraglio spartano Euribiade si era concentrata sulla costa settentrionale dell'Eubea non lontano da un tempio di Artemide (Artemisio) appartenente al territorio di Istiea (Oreo) nella piccola baia di Peuki, presumibilmente presso l'odierno villaggio di Potoki. Qui essa copriva la posizione difensiva occupata dall'esercito terrestre dei Greci agli ordini di Leonida presso le Termopili, eliminando il pericolo che i Persiani eseguissero uno sbarco a tergo di esso. La navigazione della squadra persiana fu ritardata da una tempesta e, sebbene il comando persiano avesse curato l'isocronia delle mosse dell'esercito e dell'armata, l'esercito di Serse si era concentrato a N. delle Termopili già varî giorni prima che la squadra avesse raggiunto il suo ancoraggio di Afete dirimpetto all'Artemisio. Perciò Serse per iniziare il suo tentativo frontale di forzare le Termopili attese che la sua armata fosse giunta ad Afete. Quando essa fu al suo ancoraggio, si combatté contemporaneamente per terra e per mare. Per mare nei due primi giormi i Persiani, la cui squadra era stata alquanto sconquassata dalla tempesta e aveva anche sofferto qualche perdita per opera dei Greci nel raggiungere il suo ancoraggio, si tennero sulla difensiva. I Greci, attaccando entrambe le volte verso sera, dopo aver avanzato di sorpresa, riuscirono a riportare qualche vantaggio. Ma il terzo giorno i Persiani mossero alla loro volta all'assalto contro i Greci, i quali si fecero loro incontro poco lontano dalla costa euboica disponendo le navi in linea, in modo che le ali estreme erano appoggiate ai due promontori che chiudevano la baia ove essi stazionavano. Il combattimento fu lungo e accanito e le perdite furono gravi da ambe le parti, ma la battaglia rimase indecisa e alla notte i Persiani tornarono alle loro basi. D'altra parte i Greci, accesi i fuochi dei bivacchi, appena seppero della rotta delle Termopili avvenuta nello stesso giorno, la loro permanenza all'Artemisio essendo ormai non meno inutile che pericolosa, effettuarono nella notte il ripiegamento in direzione di Calcide, sicché al mattino seguente l'armata persiana, movendo verso l'Artemisio, trovò l'ancoraggio deserto.
Fonte principale per la storia di questa battaglia è Erodoto, accanto al quale è senza importanza la relazione di Diodoro. Tuttavia nello stesso racconto di Erodoto non mancano particolari favolosi, cioè: primo, la fuga dei Greci dall'Artemisio a Calcide quando seppero dell'avanzarsi dell'armata persiana (sarebbero poi tornati quando ebbero saputo della tempesta che l'aveva sconquassata); secondo, l'invio da Afete per parte dei Persiani di una squadra di 200 navi destinata ad aggirare l'armata greca circumnavigando l'Eubea, squadra che sarebbe poi stata distrutta da una tempesta. Quella fuga è inammissibile. Infatti il presupposto della resistenza di Leonida alle Termopili è la certezza che l'armata greca lo guarentiva da uno sbarco persiano alle sue spalle. E la circumnavigazione per aggirare i Greci, i quali come mostra uno sguardo alla carta potevano essere aggirati assai più facilmente mandando una squadra da Afete verso sud-ovest, è una manovra priva di significato. La distruzione per effetto della tempesta è poi probabilmente un duplicato delle perdite che sofferse pochi giorni prima l'armata persiana lungo le coste della penisola di Magnesia. Le forze greche erano secondo Erodoto di 271 triremi e 9 pentecontori, a cui nel secondo giorno di battaglia si sarebbero unite altre 53 triremi ateniesi. Senza entrare in una critica minuta di questi dati, è da credere che essi non si allontanino troppo dal vero. Le navi da battaglia dei Persiani, lasciando da parte le esagerazioni della tradizione, erano sì in numero maggiore ma non tanto da avere una sicura e incondizionata superiorità, come prova il racconto stesso del triplice combattimento; onde, dato che i tipi delle navi e il valore degli equipaggi non differivano molto da una parte e dall'altra, il più probabile è forse che la superiorità numerica complessiva dei Persiani fosse in parte compensata dall'inferiore numero di quelle che allora erano considerate come le massime navi da battaglia, le triremi.
Bibl.: Lolling, Artemision, in Athen. Mitteilungen, VIII (1883), p. 7 segg.; Bury, The campaign of Artemision and Thermopylae, in Annual of the br. School at Athens, II (1895-96), p. 83 segg.; id., The great Persian war, Londra 1901, p. 318 segg; Obst, Der Feldzug des Xerxes (XI fasc. di supplemento a Klio, Lipsia 1914); J. Beloch, Griech. Geschichte, 2ª ed., II, ii, pp. 49, 71, 87 segg.; G. Giannelli, La spedizione di Serse da Terme a Salamina, Milano 1924, pp. 94 segg., 113 segg.; Kromayer-Veith, Schlachtenatlas, Griechische Abteilung, tav. I e testo relativo; G. De Sanctis, in Riv. di filologia, n. s., IV (1926), p. 104 segg.