BATTAGGIO (Badaggi, Batagio, Battacchio, Battagi), Giovanni (Gian Giacomo), detto anche Giovanni da Lodi
Figlio di Domenico, nacque a Lodi si ignora in quale anno, comunque non dopo il 1445. Scarse notizie biografiche si ricavano da pochi documenti del periodo tra il 1465 e il 1493. Il libro della tesoreria generale nell'Archivio dell'Ospedale maggiore di Lodi registra, l'8 maggio 1465, la presenza del B. in alcuni lavori di porte e finestre. Per quanto sia incerta l'importanza della sua attività in questo cantiere, si deve riconoscere all'artefice, vincolato da personali contratti, un'età di almeno vent'anni. Le tappe successive della sua carriera confermano il limite della data proposta. Nel 1479 è ingegnere della città di Milano, nel 1480 ingegnere ducale. Né questo era un titolo da principiante, ma richiedeva il prestigio di una fama che si ottiene solo in età matura. Nel 1481 ebbe l'incarico di trasferirsi a Biasca (Bellinzona) per costruire fortificazioni; in questo periodo il suo nome è fatto con insistenza da Ludovico il Moro, ai fabbriceri della cattedrale, in opposizione a quello degli architetti di Oltralpe convocati per la fabbrica del Duomo (lettera di Ludovico il Moro al fratello Ottaviano). Nel 1484 incominciò la collaborazione del B. con Agostino De Fondutis, divenuta in seguito molto assidua. Vincolati da un comune contratto, essi sistemarono, a Piacenza, la facciata di palazzo Landi. Sul tenue indizio di un rogito (3 ott. 1484 a mano del notaio Cristof. Marvano piacentino, pubblicato dal Malaguzzi-Valeri, 1915, p. 252) si può forse attribuire al B. il disegno del prospetto e al De Fondutis l'esecuzione dei rilievi decorativi. Il documento notarile attesta la liquidazione di una somma che il De Fondutis, alla presenza del notaio, era delegato a ricevere per il collega lontano da Piacenza. Conviene quindi attribuire al B. il progetto, che non esige una costante presenza alla fabbrica, e al De Fondutis la decorazione che impegna l'artefice sulle impalcature. Nel 1488 il B. assunse l'incarico di costruire la chiesa dell'Incoronata a Lodi: il manoscritto del Cernuscolo, conservato negli archivi della chiesa, documenta la storia dell'edificio. Il B. elaborò il progetto ed iniziò i lavori, ma, l'anno successivo, abbandonò il cantiere per ostilità sorte con i fabbriceri. Dal maggio 1488 all'aprile 1489, durante la sua permanenza alla fabbrica, erano state poste le fondazioni che vincolavano la pianta della chiesa al suo progetto. Giangiacomo Dolcebono intervenne con Lazzaro Palazzi a collaudare la consistenza delle fondazioni e poi, da solo, proseguì la costruzione. Arbitro incontestato dei lavori, eseguì il progetto del B. fino all'altezza delle cappelle e ne sostituì uno proprio dall'architrave al vertice dell'edificio. Le convenzioni di appalto riassunte dal Cernuscolo attestano pure che il B. lavorava terrecotte, sia a mano, sia a stampo. Questa autorevole testimonianza è confermata dalle convenzioni per la fabbrica di S. Maria della Croce, che il B. iniziò a Crema nel 1491. Se ne conserva l'istrumento (15 luglio 1490) nell'Archivio del Comune (cfr. Gussalli, 1905). A confermare il carattere intollerante del litigioso artista si ripete, a Crema, l'episodio di Lodi. Nuovi dissensi con i fabbriceri nel 1493 lo allontanarono dalla costruzione, proseguita dal cremasco Giovanni Antonio Montanaro.
Dal primo ordine di aperture alla sommità della chiesa è facile avvertire l'innaturale innesto di un'architettura arcaica, ignara della rinascenza sforzesca, che il provinciale Montanaro ha operato sulla base edificata dal Battaggio. A questa parte inferiore del santuario si connette un gruppo di edifici per stretta affinità di elementi stilistici e decorativi (le cifre geometriche a rombo, cerchi e rettangoli nell'ornato e le tipiche riquadrature a nicchia delle superfici): la cappella del Sacramento nella parrocchiale di Caravaggio, il santuario della Misericordia presso Castelleone, la chiesa (sconsacrata) di S. Maddalena a Crema. Ma non è ancora emerso un indizio determinante per una attribuzione sicura di questi edifici al B. o al De Fondutis. Elementi consueti al repertorio del B. potevano ben comparire nei progetti del De Fondutis che più volte aveva realizzato, in lavori comuni, gli schemi decorativi ideati dal collega.
In alcuni documenti il B. è chiamato "milanese" e Milano divenne in realtà la sua vera patria. La protezione del Trivulzio e la stima di Ludovico il Moro lo avevano introdotto nella più gloriosa accademia del Rinascimento lombardo: il cantiere della cattedrale; fu quindi (1490) tra i concorrenti al progetto per il tiburio, emulo di Bramante, di Francesco di Giorgio, dell'Amadeo. Alla corte di Ludovico il Moro conobbe certamente Leonardo da Vinci che lo ricorda nei suoi appunti in data 23 apr. 1490 (cod. Atlantico, ff. 75, 76v-b; cfr. Baroni, p. 73). Per l'architetto di provincia, il soggiorno a Milano risultava lusinghiero ed egli se ne allontanava malvolentieri. Ad occasionali messaggeri devolveva la procura di rappresentarlo presso i committenti, per i lavori affidatigli in altre città. Il B. non fu presente neppure alla posa solenne della prima pietra per l'Incoronata, ed il disegno della chiesa, eseguito a Milano, fu portato a Lodi da uno sconosciuto Ambrogio (cfr. Cernuscolo). Forse l'avversione a dimorare in provincia e le prolungate assenze dai cantieri provocarono le frequenti controversie dell'artista con i fabbriceri. L'attività del B. a Milano fu comunque modesta. È incerta la sua collaborazione col Bramante nella sagrestia di S. Satiro, nonostante la tradizione molto diffusa negli scrittori. L'affinità del Battistero con l'Incoronata e S. Maria della Croce valsero comunque al B. la fama di essere l'architetto più vicino al Bramante. È sicura, invece, la sua partecipazione (1490-91) ai lavori di S. Marcellino (E. M., B. in S. Marcellino di Milano, in Arch. stor. lombardo, XXXII[1905], p. 484), ora distrutto. Non sono pervenute notizie, dell'artista in data posteriore al 1493 e niente aiuta a stabilire la data presumibile della sua morte.
La Cronichetta di Lodi del sec.XVricorda un Antonio Battaggio operoso in quella città nel 1484, ma non è possibile enucleare intorno a questo nome i lineamenti di un personaggio che si differenzi da Giovanni.
Fonti e Bibl.: Lodi, Arch. dello Spedale Maggiore, Libro di Tesoreria generale dal 1460 al 1480, ad annos 1465, 13 ag.; 1466, 28 genn. e 1º apr., 1467; Arch. di Stato di Milano, Missive, n. 54, c. 73; Ibid., Registro ducale, n. 118, c. 119 (lettera del duca al fratello Ottaviano); Lodi, Arch. dell'Incoronata, Congregazione di Carità, P. C. Cernuscolo, Relatione delle rendite et obligationi che tiene la Chiesa della Santissima Incoronata…,28 maggio 1488, aprile 1489; Annali della fabbrica del Duomo di Milano, III, Milano 1880, p. 60 (27 giugno 1490); I. Maiani, Cronichetta di Lodi del sec.XV, a cura di C. Casati, Milano 1884, passim (per Antonio p. 69); R. Maiocchi, Codice diplomatico artistico di Pavia, I, Pavia 1937, p. 264, doc. n. 1141 (Iohannes Laudensis); F. A. Albuzzi, Mem. per servire alla storia de'pittori, scultori e archit. milanesi [1776], pubbl. da G. Niccodemi in app. a L'Arte, LII (1951-52), p. 37; LV (1956), p. 98 (sono gli stessi docc. pubbl. in Ann. della fabbrica del Duomo),G Porro, Mem. originali ital. riguardanti le belle arti, Bologna 1841, s. 2, cc. 52 s.; G. L. Calvi, Notizia sulla vita e sulle opere dei principali architetti... che fiorirono in Milano....II, Milano 1865, p. 178; M. Caffi, Dell'arte lodigiana, in F. De Angeli-A. Timolati, Lodi, monografia storico-artistica, Milano 1878, pp. 137 s.; E. Rotta, Architetti e ingegneri militari sforzeschi, in Bollett. stor. d. Svizzera ital., XIII(1891), p. 140; F. Malaguzzi-Valeri, G. A. Amadeo, Bergamo 1904, passim; E. Gussalli, L'opera del B. nella chiesa di S. Maria di Crema, in Rass. d'arte, V (1905), pp. 17-21; F. Malaguzzi-Valeri, La corte di Ludovico il Moro.II. Bramante e Leonardo da Vinci, Milano 1915, pp. 235, 250; A. Foratti, L'Incoronata di Lodi e il suo problema costruttivo, in L'Arte, XX(1917), pp. 224-229; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VIII, 2, Milano 1927, pp. 592, 645-649, 658; C. Baroni, L'architettura lombarda..., Milano 1941, pp. 111 s. e passim; E. Arslan, Bramante in Lombardia, in Storia di Milano, VII, Milano 1956, pp. 661-669; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, pp. 38-40 (con ulteriore bibl.); Encicl. Ital., VI, pp. 379 s.