MAINARDI (Maynardi), Bastiano (Sebastiano)
Nacque il 23 sett. 1466 a San Gimignano, da Bartolo e da Oretta Griselli (Venturini, 1992, p. 41, e 1994-95, p. 134).
Alla famiglia Mainardi appartennero molti personaggi di spicco, a cominciare dal padre del M., "aromatarius", noto ai concittadini per aver assunto la carica di gonfaloniere del Comune tra il 1459 e il 1467 e numerose altre cariche pubbliche e per aver ospitato nel 1466 Benozzo Gozzoli nella sua casa "alla piazzetta", in contrada S. Matteo (Id., 2003, pp. 129 s., 135).
Il M. dovette accostarsi alla bottega di Domenico Bigordi, detto il Ghirlandaio, intorno al 1475-77, quando cioè questi era attivo nella cappella di S. Fina della collegiata.
La scoperta della data di nascita del M. nel Liber aetatum del Comune di San Gimignano (registro anagrafico dei cittadini nobili "habiles ad officia") ha permesso tuttavia di stabilire che in quel cantiere egli non poté che svolgere mansioni di poco conto (Id., 1992, p. 41; Cadogan, 2000, p. 205). Allo stesso modo, non può ipotizzarsi una vera e propria partecipazione all'esecuzione del Cenacolo della badia di Passignano, realizzato da Domenico e David del Ghirlandaio nell'estate del 1476, e neppure dovrebbe ritenersi sua l'Annunciazione del loggiato di piazza Pecori a San Gimignano, risalente al 1482 (Venturini, 1992, p. 41). Del resto, la prima opera certa del pittore testimoniata dai documenti è posteriore a queste date: si tratta della perduta "dipintura della cortina dell'altar maggiore" della collegiata, pagata al M. il 20 luglio 1484 (ibid., p. 47).
Tra il 1485 e il 1490 fu presumibilmente impegnato, al seguito della bottega del Ghirlandaio, nell'esecuzione del ciclo di Storie della Vergine e di s. Giovanni Battista per la cappella Tornabuoni del coro di S. Maria Novella a Firenze (ibid., p. 43). Tuttavia, non v'è traccia di una residenza stabile del pittore in città prima del 1489, quando, in data 18 aprile, il nome del M. compare tra i fratelli di disciplina della Compagnia di S. Paolo, cui appartenevano già tutti i Bigordi.
Il M. continuò a partecipare stabilmente alle riunioni della confraternita fino al 1494, anno della morte del Ghirlandaio, e poi più sporadicamente per tutto il resto della sua vita (Venturini, in Maestri e botteghe, pp. 110, 113; Cadogan, 2000, pp. 19, 338-340).
Sul finire degli anni Ottanta il M. fu impegnato in qualità di pittore indipendente nell'esecuzione degli affreschi della navata della chiesa di S. Agostino a San Gimignano, raffiguranti S. Gimignano benedice gli illustri sangimignanesi Matteo Lupi, Domenico Mainardi e Nello Nelli de' Cetti (1487) e il Cenotafio di fra Domenico Strambi (1488). Entrambe le scene erano state commissionate proprio da Strambi, il "Dottor Parisino", alla stessa maniera dell'altro affresco perduto, ma ricordato dalle fonti, con S. Pietro Martire tra i frati Giunta e Giovanni Coppi (Pecori, pp. 539 s.; Venturini, 1992, pp. 41, 47).
Al 1490 risalgono la Vergine assunta in cielo che rimette la cintola a s. Tommaso della cappella Baroncelli in S. Croce a Firenze, eseguita, come ricorda pure Vasari (1568, p. 275), su cartoni del Ghirlandaio, e i riquadri votivi di palazzo del Bargello con S. Girolamo penitente e la Madonna con Bambino, commissionati dai podestà Gian Galeazzo Trotti Alessandrini e Pandolfo Collenuccio (Venturini, 1992, pp. 43, 48).
Dalla fine del 1492 fino all'estate del 1494 fu attivo a Pisa, ancora al seguito del Ghirlandaio, nella cappella maggiore del duomo (Id., in The Dictionary of art, p. 124), per l'esecuzione di un'Annunciazione e il restauro del mosaico absidale (Cadogan, 1996, pp. 91-93). Tra il marzo e il maggio del 1493 il M. si trovò forse a sorvegliare il cantiere ghirlandaiesco in assenza del capobottega (Id., 2000, pp. 165 s.), riscuotendo una serie di pagamenti a suo nome (ibid., p. 367). Guadagnatosi la stima dei committenti, l'Opera del duomo lo incaricò di eseguire un'Assunzione della Vergine (distrutta) nel palazzo dei Priori, dietro compenso di 68 lire e 10 soldi, spese incluse, corrispostogli il 13 giugno 1493 (Tanfani Centofanti, p. 436; Cadogan, 2000, p. 368).
Alla fine del secolo tornò a operare a San Gimignano. Nella cappella di S. Bartolo in S. Agostino affrescò sulla volta i Dottori della Chiesa e sulla parete sinistra i Ss. Gimignano, Lucia e Agostino, impresa alla quale dovette attendere tra la fine del 1499 e i primi sei mesi del 1500, vista la somma di 14 lire devoluta in suo favore in data 30 giugno (Venturini, 1994-95, pp. 125, 145).
In quel periodo, il M. risiedette piuttosto stabilmente a San Gimignano: il 5 gennaio, il 5 febbraio e il 7 maggio 1500 acquistava diverse staia di grano dall'ospedale, mentre il 26 marzo assisteva alla nascita del secondo figlio maschio, Nicolò (ibid., p. 125). Domenico, il primogenito, era nato il 30 marzo 1499, a cinque anni dal matrimonio con Alessandra Bigordi, sorella del Ghirlandaio, celebrato il 16 giugno 1494 (ibid., p. 137; Venturini, 2003, pp. 133 s.). Da Alessandra il M. ebbe ancora tre figlie: Maria, Dianora e Tommasa, moglie di Benedetto d'Agnolo, speziale di Poggibonsi (Venturini, 2003, pp. 132 s.). Fu forse in occasione delle nozze che il pittore e i suoi fratelli, Giovanni e Leonardo, speziali, e Paolo, notaio, si divisero la casa paterna, per poi effettuare uno scambio delle abitazioni il 1 ott. 1506 (ibid., p. 136 n. 19).
Ancora al 1500 risale la Pietà fra i ss. Giovanni Battista e Paolo (Schwerin, Staatliches Museum), commissionata da Guglielmo di Paolo Altoviti, vicario della Valdelsa dal luglio al dicembre di quell'anno, ed eseguita probabilmente per la cappella del palazzo del Vicariato a Certaldo (ibid., pp. 126 s.).
Dall'ottobre del 1501 fino ai primi mesi dell'anno successivo il M. decorò ad affresco la crociera della collegiata di San Gimignano, in cui seppe combinare lo sfondo di "azzurre et stelle", esplicitamente richiesto dall'"operaio" della pieve, con un ricco repertorio di motivi tardo-quattrocenteschi desunti dalla tradizione classica (ibid., pp. 128, 142 s.).
Del 1502 è la Madonna in trono fra i ss. Girolamo e Bernardo Tolomei (San Gimignano, Museo civico), proveniente dalla sacrestia della chiesa di S. Maria Assunta a Barbiano, in località Monteoliveto Minore, edificata intorno al 1420 per volontà di un antenato del pittore, il canonico Domenico Mainardi; l'iscrizione della predella ricorda che la tavola fu eseguita su commissione dei "pii filii" di Bartolo Mainardi, ovvero lo stesso M. e i fratelli Giovanni, Leonardo e Paolo (Venturini, 2003, pp. 128 s., 143).
Dal 1503 al 1505 il M. versò regolare quota d'iscrizione alla Compagnia di S. Luca di Firenze, da cui il 15 genn. 1506 ricevette 10 soldi "per tre oncie di pepe gli tochava per essere ristato de' capitani" (ibid., pp. 130, 142 s.). Nel 1508 il suo nome compare tra i maestri che rimisero la quota d'iscrizione al pittore Bernardo Rosselli (ibid., p. 130).
Il 7 genn. 1506 l'ospedale di S. Fina gli versò "100 peze d'oro" per la doratura dei clipei con cherubini, in cui sarebbero stati collocati i busti di S. Gregorio e S. Fina di Pietro Torrigiani. A questa fase di lavori dovrebbero riferirsi anche gli affreschi del M. nell'atrio dello "spedalingo" (già cappella dei Ss. Fina e Gregorio), raffiguranti una Madonna col Bambino e gli oculi con i Ss. Pietro Martire, Gimignano, Bartolo e Nicola (ibid., p. 130). Nello stesso 1506 il M. eseguì la Madonna in trono tra i ss. Francesco e Giuliano (Palermo, collezione Chiaramonte Bardonaro) per Pietro de Noris, notaio di fiducia della famiglia Mainardi, che in origine doveva essere collocata nella sacrestia della chiesa di S. Francesco a San Gimignano.
Rappresentativa della "facies stilistica piuttosto spoglia e quasi neotrecentesca" che caratterizzò l'ultima attività del M. è la Madonna in trono fra i ss. Benedetto, Michele, Cassiano, Ambrogio, Andrea e Domenico, del 1511, oggi in S. Stefano a Palazzuolo sul Senio, località dell'Appennino tosco-romagnolo, ma proveniente dalla pieve di S. Giovanni Decollato della vicina Misileo (ibid., p. 134).
Dal marzo al novembre 1510 Paolo Mainardi compì una serie di operazioni economiche a nome suo e del fratello che doveva trovarsi a Firenze, pur avendo fatto ritorno in patria in settembre per la morte della madre. L'ipotesi che nell'ultimo periodo della sua vita il M. risiedesse stabilmente in quella città pare avvalorata anche dal documento del giugno 1511, in cui egli, definito "pictor et ad presens habitator in civitate Florentie", nominava procuratore il fratello Leonardo, per vendere e amministrare certi terreni di sua proprietà a San Gimignano (ibid., p. 134). Era ancora in vita il 15 sett. 1513, quando Bartolomea di Francesco Guidetti, zia di Alessandra Bigordi, in caso di decesso dei figli maschi avuti con questa, lo designava nel testamento erede dei propri beni.
Il M. morì certamente nella seconda metà di settembre 1513, a causa dell'ondata di peste che sconvolse Firenze, in cui perirono anche le figlie Maria (14 ottobre) e Dianora (18 ottobre: ibid., pp. 134 s., 145).
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