BASSO DELLA ROVERE, Antonio
Figlio di Giovanni Basso e di Luchina della Rovere, sorella di Francesco, poi papa Sisto IV, nacque probabilmente intorno alla metà del sec. XV, quasi certamente a Savona.
Il padre (1403-1483), infatti, era, secondo quanto risulta dall'epitafio (cfr. La Civiltà cattolica, p. 680, n. 3) posto sulla tomba fatta costruire nella chiesa di S. Maria del Popolo in Roma dai figli superstiti (cfr. Schmarsow, p. 209), cittadino savonese, appartenente all'Ordine equestre; secondo alcubi fu notaio e, altri lo ritengono cittadino di un certo rilievo, mandato in missione nel 1430 presso Niccolò Piccinino, commissario di Filippo Maria Visconti, e poi presso lo stesso duca di Milano (cfr. per tutto ciò Verzellino, p. 368); verso la fine della vita comprò il marchesato di Bistagno e Monastero, di cui ricevette l'investitura feudale dal duca di Savoia il A apr. 1481, conferma della rapidissima ascesa sociale ed economica determinata per i Basso, come per tutte le altre famiglie imparentate con i della Rovere, dall'elevazione al trono pontificio di Sisto IV (9 ag. 1471), che concesse loro il diritto di portare il suo cognome.
Già fin dall'autunno del 1471 tre nipoti del papa, tra cui il B., si trovavano a Roma. Tra i titoli e le cariche da lui ricevuti si possono ricordare quella di conte palatino e di rettore della Campagna e della Marittima e governatore di Terracina (Reg. Vat. 656, f. 26). Dopo il suo matrimonio con Caterina Marzano, figlia di Marino, principe di Rossano, e di Eleonora, sorella di Ferdinando di Napoli, conseguì il titolo di conte di Alliano, contea portatagli in dote dalla moglie. Questo matrimonio (19 nov. 1479) fu forse l'ultimo atto di quella politica di accordo tra Sisto IV e il re di Napoli, perseguita per tanti anni in funzione antimedicea, e suggellata all'inizio dal matrimonio di un altro nipote del papa, Leonardo della Rovere, prefetto di Roma, con Giovanna d'Aragona, figlia naturale di Ferdinando (1472). Con questo matrimonio il B. aggiungeva, come del resto aveva già fatto Leonardo, al nome della Rovere quello d'Aragona, con entrambi, quali è generalmente ricordato nei documenti pontifici.
Le nozze del B. vennero celebrate solennemente in Roma da Pietro Guglielmo Rocca" arcivescovo di Salemo, protonotario e referendario apostolico, intimo del pontefice (cfr. F. Ughelli-N. Coleti, Italia Sacra, VII, Venetiis 1721, col. 435); dei preparativi danno notizia alcuni brevi di Sisto IV (cfr. La Civiltà cattolica, p. 679), ma il racconto dettagliato delle nozze e dei festeggiamenti (avvenuti nella casa del fratello dello sposo, il cardinale Girolamo) si trova nel Diario romano di Iacopo Gherardi da Volterra, entrato proprio intorno a quest'epoca, dopo la morte del cardinale Iacopo Ammannati, suo protettore, al servizio del B., e per intercessione di questo divenuto subito dopo, nel dicembre, cameriere d'onore del papa.
Solo pochi mesi dopo il matrimonio il B. moriva (12 ag. 1480): della sua morte dà ancora dettagliate notizie il Volterrano, che ricorda le visite fattegli nei giorni immediatamente precedenti la morte dal papa stesso, dai fratelli, tra cui Girolamo, e dal conte Girolamo Riario, contro il quale il moribondo avrebbe lanciato una violenta condanna per le sue azioni e per i suoi costumi: l'episodìo riflette certamente, anche se il cronista cerca di giustificarlo come dovuto alla malattia, antichi rancori e gelosie, non solo personali del B., ma comuni a tutto il gruppo dei parenti meno favoriti, verso il potente nipote dei papa. Il B. fu sepolto in S Pietro presso la tomba della madre Luchina, fatta costruire da Sisto IV per la sorella (cfr. Müntz, p. 38).
Oltre al cardinale Girolamo, il B. ebbe quattro fratelli; Francesco e Bartolomeo, ricordati nell'epitafio del padre, erano ancora vivi nel 1483; il primo fu cavaliere di Rodi, priore di Pisa, poi di Lombardia e ammiraglio dell'Ordine (Verzellino, p. 393); Bartolomeo pare sia rimasto legato alla terra d'origine, come signore dì Bistagno e Monastero (Verzellino, p. 405). Guglielmo fu collettore a Bologna (1473), scrivano apostolico (1474), rettore della Campagna e della Marittima e governatore di Pontecorvo (1476), cariche che sembra siano da attribuire a lui piuttosto che al padre (cfr. anche il Villeneuve, p. 50), dato che nei documenti (Reg. Vat. 583, f. 74; 656, ff. 60 e 109 v) risulta solo il nome di Guglielmo, mentre il padre è noto come Giovanni Guglielmo o di Gugliehno, e anche considerando che egli sarebbe stato già assai avanzato negli anni. Il B. ebbe anche una sorella Maria, che sposò Antonio Grosso.
Fonti e Bibl.: Iacobi Volaterrani Diarium Romanum, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XXIII, 3, a cura di E. Carusi, pp. 8 s., 10, 21; La Civiltà cattol., XIX (1868), 1, pp. 679 s.; P. Adinolfi, Roma nell'età di mezzo, II, Roma 1881, p. 144; E. Müntz, Les arts à la cour des papes, III, Paris 1883, pp. 38, 148; G. V. Verzellino, Delle memorie particolari e special. degliuomini illustri della città di Savona, I, Savona 1885, pp. 358 s.; L. de Villeneuve, Recherches sur la famille della Rovere, Roma 1887, pp. 11, 38 s., 49 s., 54; F. Noberasco, Le famiglie savonesi congiunte ai della Rovere, in Atti d. Soc. savonese di storia patria, VI (1923), p. 187; L. von Pastor, Storia dei papi, II, Roma 1925, p. 455; A. Schmarsow, Melozzo da Forlì, Berlin-Stuttgart 1886, pp. 145, 178 s.; P. Paschini, Roma nel Rinascimento, Bologna 1940, pp. 242, 243; P. Litta, Famiglie celebri ital., Della Rovere, tav. I.