In musica la più grave tra le voci maschili (per l’estensione ➔ voce). In senso lato si dice b. la parte più grave di una polifonia, sia armonica (per es. la nota inferiore d’un accordo), sia contrappuntistica (la melodia sottoposta alle altre). In una composizione orchestrale, si indicano come b. sia i contrabbassi sia i violoncelli o i fagotti soli o insieme, a parti reali o a raddoppi. Con funzione appositiva, il termine, unito al nome di uno strumento musicale, distingue il tipo della famiglia che ha la tessitura (cioè l’ambito dei suoni) più profonda: flauto b., clarinetto basso.
B. albertino Formula d’accompagnamento strumentale introdotta nel 18º sec. da D. Alberti (➔), secondo la quale gli accordi sono ‘spezzati’ e cioè disciolti nella successione dei loro elementi, da arpeggio o altra figurazione.
B. continuo (abbrev.: b. c.) Parte strumentale, formata dai b. delle varie armonie succedentisi lungo il discorso musicale, che specialmente nella pratica dei sec. 17° e 18° si notava sotto le parti costitutive della composizione quale guida utile a colui che doveva improvvisare un elaborato accompagnamento. Il b. continuo si chiama b. numerato quando sulle note (tutte o meno) della parte di b. d’armonia sono indicati in cifre gli intervalli caratteristici degli accordi previsti per accompagnare una monodia o una polifonia.
B. ostinato Parte di b. composta dall’invariata ripetizione d’una stessa formula, a sostegno del vario discorso delle parti superiori.
B. elettrico Strumento moderno dotato di trasduttori elettromagnetici per l’amplificazione del suono. È accordato come il contrabbasso e costruito in due modelli principali (con tasti sul manico o senza).
Per la chiave di b. ➔ chiave.