GATTI, Bassiano
Nacque a Piacenza intorno al 1562 da Bartolomeo e appartenne a una famiglia nobile che lo avviò alla vita monastica. Entrò nell'Ordine di S. Girolamo dell'Osservanza di Lombardia, congregazione sorta nel sec. XV che aveva aggiunto costituzioni più rigide alla regola di S. Agostino.
Non si conosce il percorso formativo del G., avvenuto con ogni probabilità all'interno dell'Ordine; ebbero comunque un ruolo non secondario gli studi letterari, come dimostrano le sue prime opere, tra le quali una raccolta di Stanze in lode della miracolosa immagine della Madonna di Reggio (Piacenza 1598).
Notizie più precise riguardo la biografia del G. si hanno a partire dagli anni della maturità, quando iniziò a ricoprire cariche di rilievo all'interno dell'Ordine. Dal 1611 al 1614 fu priore del monastero di Biella che, grazie al suo interessamento, divenne punto di incontro di studiosi locali e cultori d'arte (tra costoro il canonico Giovanni Bartolomeo Cabania, conservatore del millenario santuario di Oropa, nel quale si venerava una miracolosa Vergine Nera, protettrice delle popolazioni del Biellese).
Si ignora ove il G. trascorse i sei anni successivi. Nel 1620 il G. era di nuovo a Biella, probabilmente anche in qualità di organizzatore della cerimonia religiosa dell'Incoronazione del 30 agosto nonché ideatore delle sacre rappresentazioni che in quei giorni accompagnarono i festeggiamenti. Questo secondo soggiorno biellese si protrasse sino al 1623, essendo egli stato nominato priore di S. Girolamo. Nei primi mesi del 1621 si deve collocare la stesura della Breve relatione dell'antichissima e mirabilissima divotione della gloriosissima Madre di Dio del monte Oroppa di Biella (Torino 1621), composta su invito dell'amministrazione del santuario in occasione del primo anniversario della cerimonia dell'Incoronazione.
La Breve relatione, pubblicata anonima, fu a lungo attribuita all'abate Ottavio Bertodano, canonico della collegiata del monte Oropa e promotore dello sviluppo architettonico del santuario, nonostante già repertori e bibliografie erudite dei secc. XVII e XVIII la annoverassero tra le opere del Gatti. Dedicata dai deputati della Congregazione del Monte Oropa al duca di Savoia Carlo Emanuele I, essa è divisa in due parti: nella prima si ricostruisce la storia del santuario e dell'immagine in esso venerata; nella seconda sono elencati i miracoli a essa attribuiti e descritti i festeggiamenti del 30 ag. 1620.
Nel 1624 il G. si trasferì a Bologna, centro di maggiore prestigio culturale che gli permise di intensificare la sua produzione letteraria. Compose in questo periodo il poema epico L'Addolorata Madre di Dio (Bologna 1626).
L'opera, in endecasillabi, è divisa in 33 lamenti. Gli argomenti e le annotazioni sono del teologo Lelio Pietra. Il frontespizio e le 16 incisioni in rame che introducono i canti sono opera del fratello del G., Oliviero, famoso incisore (Torrione, p. 26). Il poema è introdotto da un giudizio di Thomas Dempster, lo storico e filologo scozzese lettore di umane lettere all'Università di Bologna, morto nel 1625, al quale il G. fu legato da sincera amicizia e del quale tradusse la Storia ecclesiastica della Scozia (Bologna 1627).
Ancora a Bologna, mentre era priore del monastero di S. Barbaziano, pubblicò la Maria regina di Scotia, poema eroico in 16 canti in ottave dedicato a Urbano VIII (1633). Il soggetto dell'opera, la decapitazione della cattolica Maria Stuart, avvenuta l'8 febbr. 1587 per volere dell'usurpatrice e protestante Elisabetta Tudor, era già stato utilizzato da Federico Della Valle per la tragedia Reina di Scozia (1628), e fu presumibilmente desunto dal G. dalla sua traduzione della Storia del Dempster.
Nel 1638 il G. tornò a Piacenza, dove pubblicò il compendio Le virtuose, ed esemplari azioni del p. d. Carlo Figini (1638) e i Dolorosi affetti del peccator pentito (s.d.). Tornò inoltre alla poesia con I sagri fasti della gloria della Chiesa (Piacenza 1640), raccolta di sonetti spirituali che comprende anche rime di altri scrittori piacentini (tra questi Costantino Vitalta e Alessandro Brandacci). Nel 1642, mentre ricopriva la carica di definitore dell'Ordine Gerolamino, compose l'opera scenica Il martirio di Maria Stoarda regina di Scozia (Bologna 1642), di cui curò anche l'allestimento per la fastosa rappresentazione che avvenne a Piacenza alla presenza dei Farnese e di un ampio pubblico. Gli intermezzi furono composti da Alessandro Brandacci.
Morì in tarda età, probabilmente a Bologna, intorno al 1642.
Fonti e Bibl.: F.S. Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni poesia, IV, Bologna 1739, pp. 274, 687; L. Cerri, Memorie per la storia letteraria di Piacenza in continuazione al Poggiali, Piacenza 1895, pp. 129 s.; P. Torrione, L'autore della "Breve relatione", in Illustrazione biellese, VI (1936), 9, pp. 32 s.; B. Gatti, La breve relazione d'Oropa, con notizie biografiche del suo autore a cura di P. Torrione, note di M. Trompetto, Biella 1970; C. Jannaco, Il Seicento, con la collaborazione di M. Capucci, Milano 1973, p. 366.