BASILISCO (dal gr. βασιλίσκος, diminutivo di βασιλεύς "re")
Genere di Lacertilio della famiglia Iguanidi, caratterizzato dalla presenza di un rilievo cutaneo, di forma triangolare, al disopra della regione occipitale. Comprende poche specie limitate all'America tropicale; la più comune è Basiliscus americanus Laur. Questo può raggiungere 80 cm. di lunghezza, ha il corpo alquanto compresso lateralmente, gli arti, specie i posteriori, bene sviluppati, la coda allungatissima, una cresta dorsale particolarmente elevata nei maschi, e un colorito, in generale, verde o marrone olivastro con ben distinte fasce trasversali nere sul dorso. Si trova comunemente nelle foreste lungo i fiumi del Messico e del Guatemala; sta di preferenza sui rami degli alberi che sporgono maggiormente sull'acqua, nella quale si tuffa al minimo allarme; nuota con notevole rapidità mediante movimenti degli arti anteriori e valendosi della coda a guisa di timone. La sua dieta è strettamente erbivora.
La voce basiliscus, che s'incontra nella Vulgata, traduce l'ebraico sĕpha‛ che indica un serpente velenoso molto temibile, non identificabile, e che non ha quindi nulla a che vedere con la graziosa e innocua lucertola americana. Col nome di basilisco venivano designati dagli antichi strani mostri creati dalla fantasia e ai quali si attribuivano varie sorta di terribili e malefici poteri. Plinio, Dioscoride, Galeno, Eliano ed altri parlano minutameme di queste favolose creature che nella Historia Serpentum et Draconum dell'Aldrovandi si possono vedere raffigurate in alcuni dei loro aspetti più famosi e caratteristici: la più parte di essi è raffigurata con una cresta a guisa di corona, onde il nome di "piccolo re". Nei secoli XVI e XVII i ciarlatani usavano fabbricare simili mostri, deformando abilmente razze, piccoli pescicani ed altri animali, e li esponevano sulle piazze, per richiamare l'attenzione del pubblico, o li vendevano ai collezionisti di curiosità naturali. Alcuni di questi cimelî si conservano tuttora (cfr. A. Forti, in Atti R. Istit. Veneto, LXXXVIII, II, 1929, p. 225 segg.).
Come termine militare, basilisco è il nome di una grossa bocca da fuoco in uso nei secoli XIV e XV, che lanciava palle molto pesanti; le fu dato quel nome per il grande terrore ch'essa incuteva e secondo il costume dell'antica terminologia militare di dare alle varietà di bocche da fuoco nomi di serpenti. Basilischi furono usati a Ghiara d'Adda nel 1504, portativi dai Veneziani; nel 1522 all'assedio di Rodi da parte dei Turchi; nella battaglia navale del Golfo di Napoli, nella quale una palla tirata da un basilisco di Filippo Doria traversò da prua a poppa una galera cesarea uccidendo 30 soldati. Poi questa bocca da fuoco andò in disuso, e il nome di basilisco fu confuso nei mutamenti di nomenclatura del secolo XV (v. artiglieria). Giorgio Martini da Siena dà al basilisco lunghezza da metri 7,43 a m. 8,45, palla di brouzo o di ferro di 20 libbre, calibro da 11 a 12 cm.