Valentino, Basilio (lat. Basilius Valentinus). - Con questo nome s'indica un alchimista sulla persona del quale nulla si sa che abbia storico fondamento. Si suppone fosse un benedettino vissuto in Sassonia a cavaliere dei secc. XIV e XV, e si mette in dubbio anche che tutti gli scritti che vanno sotto il suo nome si debbano a lui.
Secondo quanto si suppone, si tratterebbe di un monaco benedettino nato a Magonza nel 1394 e presente nel 1413 nel monastero di S. Pietro a Erfurt. Sotto tale nome furono pubblicati tra la fine del 16º sec. e l'inizio del 17º vari scritti di argomento alchimistico e chimico. La loro data di composizione non coincide però sicuramente, per una serie di elementi, con l'epoca in cui il monaco V. sarebbe vissuto e va spostata almeno a dopo la metà del sec. 15º (vi si accenna, per es., all'uso dell'antimonio nella fabbricazione dei caratteri da stampa, alla sifilide come "nuova malattia francese" o "nuova malattia dei soldati", alla scoperta dell'America) o forse al sec. 16º inoltrato dato l'evidente influsso su di essi degli scritti più tardi di Paracelso; anzi, è stata addirittura avanzata l'ipotesi che ne sia autore l'editore stesso della maggior parte di essi, Johann Thölde. Gli scritti in questione, tra i quali Die zwölf Schlüssel (1599), testo ermetico sulla pietra filosofale che contiene anche numerose e dettagliate descrizioni di chimica pratica (sul manganese, sullo zinco, sul piombo, sul mercurio e i suoi composti, ecc.), Macrocosmus (1602), Triumphwagen Antimonii (1604), spesso considerato il primo trattato monografico su un elemento chimico, Offenbarung der verborgenen Handgriffe (1624), Letztes Testament (1626) furono raccolti in un secondo momento in Chemische Schriften (2 voll., 1677), silloge più volte ristampata e tradotta anche in latino (Basilii Valentini scripta chimica, 1700).