CASCELLA, Basilio
Nacque a Pescara il 1° ott. 1860 da Francesco Paolo, sarto, e da Marianna Siciliano. Passò la prima infanzia ad Ortona a Mare. Quindicenne si recò a Roma e, per interessamento del fratello di F. P. Michetti, fu assunto come apprendista presso la litografia "Salomone" dove rimase per quattro anni. Successivamente si stabilì a Napoli, dove cominciò a sfruttare la sua abilità grafica a fini commerciali (biglietti da visita, figurini di moda). Militare a Pavia nel 1880, conobbe Medardo Rosso e Vincenzo Irolli che, notando le sue capacità, lo avviò alla pittura (come disse il C. stesso in una conferenza alla Famiglia abruzzese-molisana di Roma il 27 apr. 1932). Trasferitosi a Milano, vi ritrovò Medardo Rosso, conobbe Aleardo Villa, che lo introdusse alla "Famiglia artistica", riscosse le simpatie di F. Previati e di V. Carcano, e frequentò lo studio del nudo, mentre si perfezionava nella litografia presso lo stabilimento Borsino.
Di questo periodo sono conservati presso il Museo civico B. Cascella di Pescara (in cui debbono intendersi conservate le sue opere, quando manchino qui di seguito indicazioni diverse): Ritratto della madre (olio), Ritratto di V. Irolli (olio), Allegoria dell'Amore (acquerello), Testa di arabo (olio), Figura di donna (pastello).
Tornato in Abruzzo (1883), ad Ortona a Mare affrescò la sala consiliare del municipio (distrutta durante la seconda guerra mondiale). L'anno successivo partecipò all'Esposizione generale italiana di arte contemporanea tenutasi a Torino con il quadro Mantello e sottabito (costumi abruzzesi, Catal., p. 19). Fu presente a Venezia (1887) all'Esposizione nazionale artistica, a Londra (1888) all'Esposizione italiana e a Napoli (1893) alla Promotrice "Salvator Rosa" con La lotta e la fine (G. Vittori, in Natura e arte, I[1892-93], 7, p. 718).
Molto interesse per l'ambiguità del soggetto e per la "disinvoltura della tecnica" (Giannelli, p. 106; L. Chirtani, in Natura e arte, II [1893-94], p. 930) suscitò il grande quadro Il suono e il sonno (oggi nell'appartamento privato del palazzo della prefettura di Chieti), che era stato presentato non ufficialmente alla "Salvator Rosa" di Napoli (P. Giustini, in Arte e storia, XIII [1894], p. 57) ed esposto a Milano all'Esposizione triennale dell'Accademia di Brera nel 1894.
Un soggetto arcadico - pastore che al suono della cornamusa addormenta la sua donna - si stempera in una sorta di sogno classicheggiante gremito di nudi femminili. Vi confluivano le diverse tendenze dell'autore: una legata ad una forma di realismo regionale al limite del folclore, l'altra derivata dagli influssi di una cultura simbolista.
All'Esposizione della Società degli amatori e cultori delle belle arti di Roma presentò (1895-96) L'infeconda (olio), soggetto che ripeterà più tardi in ceramica (il C. infatti con molta frequenza usò proporre gli stessi temi dei suoi quadri nelle altre tecniche: Biancale). Datato 1899 è il Bagno della pastora (Pescara), su tela, che il C. aveva preparato per la Biennale di Venezia (ma non fu esposto).
Nello stesso anno a Pescara, dove intanto si era stabilito con tutta la famiglia, avviò uno stabilimento cromolitografico dando vitay con la collaborazione di Vincenzo Bucci, a L'Illustrazione abruzzese, periodico dedicato all'arte e alla letteratura, iniziativa interessante ma di breve durata; tra la prima e la seconda serie del 1905, furono pubblicati solo dieci numeri: "unica del genere in Italia" nei primi anni del secolo (Momento Sera, 1950). Nello stesso periodo fu anche direttore artistico della Tribuna illustrata (1890) e della Illustrazione meridionale, pubblicata infolio a Napoli (1900), di impostazione artistico-letteraria.
Questo interesse tipografico-letterario riaffiorò nel 1914 quando, sempre a Pescara, il C. poté stampare una nuova rivista dal titolo La Grande illustrazione che diresse per un anno (nel n. 16, ultimo pubblicato, risulta direttore solo del settore artistico).
La rivista si avvalse della collaborazione di artisti italiani e stranieri: nel primo anno fu di indirizzo antidannunziano e antifuturista nel campo letterario, antimpressionista in quello artistico. L'ingresso dell'Italia in guerra ne capovolse limpostazione: interventista, annoverò tra i suoi collaboratori, attraverso Sibilla Aleramo, anche i futuristi. Tra le firme più importanti si ricordano, oltre ai figli del C., Tommaso e Michele: Pirandello, Valori, Gozzano, Saba, Moretti, Valeri, Negri, Panzini, Cardarelli, Baldini, Marinetti, Maeterlinck, Mauclaire, C.-F. Paul Fort, Sartorio, Previati, Carena, Irolli, Spadini, Rodin, Boccioni, Severini (Russo).
Dallo stabilimento di Pescara uscivano inoltre con colorazioni e tecniche speciali anche varie serie di cartoline illustrate per le quali il C. incideva direttamente le pietre litografiche (nel Museo civico B. Cascella se ne conservano una ventina), grandi incisioni a seppia e terra di Siena, tavole illustrate per la Divina Commedia (litografia e pietre presso il Museo B. Cascella) e per opere liriche (Vespri Siciliani, Otello), illustrazioni di romanzi, etichette per dolci tipici e liquori abbruzzesi. Gran parte di questa produzione fu esposta, insieme alla raccolta completa dell'Illustrazione abruzzese, nella Mostra d'arte antica tenutasi a Chieti nel 1905 per la quale il C. si produsse anche come cartellonista (p. 196 del catalogo generale; Rassegna d'arte, V [1905], n. 4, cronaca; Settant'anni di manifesti italiani della raccolta delle stampe A. Bertarelli [catal.], Milano 1972, p. 22) e ancora nel 1912 a Levanto (Emporium, XXXVI [1912], p. 311).
Dello stesso periodo sono da ricordare: Il ritratto della madre di D'Annunzio (1904, acquaforte, donata a D'Annunzio in occasione della visita di questo a Chieti per la rappresentazione della Figlia di Iorio); Bacio materno (1904, litografia, Chieti, Pinacoteca provinciale); Il Trionfo della morte (1905, acquaforte, esemplare unico, Roma, Gall. naz. d'arte moderna); Testa diMedusa (litografia, già a Roma, Gall. naz. d'arte moderna, insieme con la pietra); Cantoebro (1905, litografia, Chieti, Pinacoteca provinciale); La fonte, o La sorgente (1906, olio, esposta a Milano in occasione dell'apertura della galleria del Sempione: distrutta durante la II guerra mondiale, se ne conserva un frammento nel Museo civico B. Cascella di Pescara). Nel 1910 partecipò con La voce dei venti (litografia, oggi nella Pinacoteca provinciale di Chieti) all'Esposizione nazionale di belle arti di Milano (Catal. p. 38). Da una sua nota biografica inserita in calce ad un intervento pronunciato alla Camera il 15 maggio 1931, risulta che nel 1907 il C. era a Parigi in contatto con la galleria Drouot per l'allestimento della esposizione dei figli Tommaso e Michele. In quella città nel 1910 una sua litografia fu esposta al Salon d'automne.
In cerca di fortuna - le sue condizioni economiche furono quasi sempre precarie - si fermò a Milano (1910-1912) e accettò di lavorare per la rivista Natura e arte pubblicata dalla casa editrice Antonio Vallardi. Tra la fine del 1917 e l'inizio del 1918 si trasferì a Rapino (in provincia di Chieti). Interessato a nuovi mezzi d'espressione, studiò la tecnica del fuoco e dei colori e dette inizio alla sua produzione di ceramica componendo spesso grandi decorazioni murali che gli valsero la definizione di "iniziatore della maiolica monumentale". Seppe rinnovare lo splendore di certi antichi colori - il giallo e il blu - e riproporre come nuova una tematica che era propria dell'artigianato abruzzese. Anche in questo ramo le opere del C. sono innumerevoli.
Oltre che in collezioni private, nel Museo civico B. Cascella di Pescara sono conservati piatti, mattonelle, pannelli dal soggetto mitologico o regionale, anfore, vasi (tutti datati tra il 1922 e 1926): tra questi si ricorda L'allegoria dell'amore (1925). Nel palazzo comunale di Ortona è conservato un Ritratto di F. P. Tosti (mattonella, 1925).
Il C. decorò nel 1924, con la collaborazione del figlio Tommaso, la tomba di Andrea Bafile nella grotta-sacrario della Maiella con tre pannelli di maiolica policroma; nel 1927, decorò la galleria dei banchi mescita dello stabilimento Tettuccio di Montecatini con sette pannelli con figure allegoriche; nel 1930-31, la galleria di testa della stazione di Milano, con cinque pannelli rappresentanti grandi Vedute di città italiane, e la saletta reale. Infine, in collaborazione con il figlio Tommaso e su progetto dell'altro figlio Michele, eseguì (1939-40) la grande decorazione musiva della stazione di Messina. Maioliche a gran fuoco (piatti sul tema della Figlia di Iorio, casse nuziali, con pannelli o tondi in ceramica) furono esposte a Monza nella II e III Mostra internazionale delle arti decorative (Catal., 1925, pp. 47-48; 1927, p. 12), a Roma alla Esposizione della Società amatori e cultori di belle arti del 1928 (Catal., pp. 91, 97), e infine presso la galleria Pesaro di Milano nel 1929 insieme con opere del figlio Michele (vedi catal.).
Trasferitosi nell'anno 1928 a Roma (dove rimase fino alla morte), il C. orientò la sua produzione a celebrare, fra l'altro, eventi del regime fascista. La sua continua presenza nel settore artistico, anche in monumentali opere di carattere pubblico, aveva accresciuto la sua notorietà, e nel 1929 entrò a far parte del Parlamento e fu nominato maestro d'arte. Interessato all'istruzione artistica, negli interventi parlamentari sostenne che essa doveva "finire nell'arte applicata" che "generalmente forma il vanto delle nazioni" permettendo così allo Stato di servirsi dell'arte "ai fini della propria esaltazione dei propri interessi come mezzo politico e come mezzo economico". Auspicava quindi il potenziamento e la creazione di nuove scuole di "mestiere" (moda, cinematografia, decorazione) che, attraverso l'utilizzazione di tecniche e. ritrovati moderni, esaltassero e perpetuassero i motivi delle tradizioni nazionali (T. B., Cronache e spunti, in Rassegna dell'istruz. artist., I [1930], pp. 433 s.).
Nel 1931 fu presente a Roma alla I Quadriennale d'arte moderna (Catal., p. 179). Nel 1937espose alla IV Mostra del Sindacato provinciale fascista di belle arti dell'Abruzzo e del Molise, tenutasi a Campobasso, tempere (Il fondatore dell'Impero), oli(Impero), un'incisione in rame (La madre di D'Annunzio, già esposta a Monza nel 1924, p. 42dei catal.), pastelli, litografie e ceramiche (Catal., pp. 34, 35, 43, 44, 56, 61). Tra i suoi quadri sono da ricordare: Le nozze di S. A. R. principe di Piemonte (1930, già Roma, villa Savoia), La giornata della Fede (Roma, palazzo del Quirinale), Gente italica e Fabbro (1936-1941;già Roma, ministero degli Interni), Trebbia del grano (già Roma, ministero dell'Agricoltura) e la composizione allegorica Trionfo della libertà del 1947. Nel 1934, insieme con il figlio Tommaso dipinse due tele con allegorie della Terra e del Mare per il salone di ricevimento del palazzo del governo a Bolzano.
Nella Pinacoteca provinciale di Chieti sono conservati autoritratti, litografie e disegni a penna dell'epoca giovanile. Nel 1889 aveva sposato Concetta Palmerio dalla quale ebbe sette figli di cui tre maschi: Tommaso, Michele (nato a Ortona nel 1892)e Gioacchino (nato a Pescara nel 1903)- gliultimi due viventi - che hanno continuato le tradizioni artistiche paterne.
Il C. morì a Roma il 24 luglio 1950.
Fonti e Bibl.:Necrologi, in Il Messaggero, 25 luglio 1950; Momento Sera, 15 ag. 1950; La Nuova fiaccola, 26 ag. 1950; Atti parlamentari, Camera, Discussioni, XXVIII legisl., ad Indices;B. De Luca, Il Suono e il sonno, in Riv. abruzzese, I (1895), pp. 33-40; C. Bauer, Die Familie C. ..., in Zeitschr für bildende Kunst, XXIII (1911-12), pp. 121-131 passim;V. Sorrentino, L'esposiz. dei C. a Pescara, in Rass. d'arte degli Abruzzi e del Molise, II(1913), p. 100; E. Giannelli, Artisti napolet. viventi, Napoli 1916, pp. 106 s.; A. Minghetti, Ceramisti, Milano 1939, p. 107; M. Biancale, Catalogo della Mostra di B. e M. Cascella (galleria Pesaro), Milano 1929, pp. 5-19; U. Nebbia, I C. in La Ceramica, 1957, n. 4, pp. 49-53; Archivi del futurismo, a cura di M. Drudi Gambillo-T. Fiori, I, Roma 1958, p. 352; F. Verlengia, Retrospettiva dell'artista B. C. in occasione del centenario della nascita, in XIV Mostra nazionale... F. P. Michetti (catalogo), Francavilla al Mare 1960, pp. 19-24; U. Russo, Profilo di una rivista abruzzese:"La Grande illustrazione" nel 1914, in Riv. abruzzese, XXIV (1971), 4, pp. 159-166; Id., La seconda annata della "Grande illustrazione", ibid., XXV (1972), 1, pp. 8-13; U. Thieme-F. Becker, Küstlerlexikon, VI, p. 107.