BOIOANNE, Basileios
Fu dal settembre 1017 all'estate 1028 catapano bizantino nell'Italia meridionale. Il suo titolo ufficiale suonava (((((((((άριος κ((((ά(('((((ίας. Nulla si conosce circa le date della sua vita, la sua provenienza e la sua carriera, poiché mancano notizie per il periodo che precede la sua assunzione della carica in Italia e per quello successivo al ritorno a Costantinopoli.
Il suo cognome, che nella cronachistica latina dell'Italia meridionale viene deformato in "Bugianus", "Bogianus", "Boiano", "Vulano" o "Vulcano", nelle fonti greche è indicato come "Boioannes", nome che s'incontra anche altrove nel periodo medio bizantino.
Quando B., nel dicembre 1017, assunse la sua carica in Italia, la Puglia settentrionale era in rivolta. Melo, un ricco cittadino di Bari, che aveva lasciato il paese nel 1010 dopo il fallimento di una sollevazione antibizantina, si era assicurato durante l'esilio l'appoggio morale del papa Benedetto VIII, e nella primavera del 1017 era calato con mercenari normanni nella parte settentrionale del catapanato d'Italia. Per tre volte aveva battuto le truppe del catapano Kondoleon Tornikios nella Capitanata, e anche se non pare fosse riuscito, a lui ed ai suoi seguaci, di penetrare più profondamente nelle Puglie, la ribellione aveva però raggiunto anche alcune città poste più a sud. Perciò quando B., alla fine dell'anno, sostituì Tornikios in Italia, per prima cosa domò una rivolta antibizantina a Trani, una delle più importanti città del catapanato d'Italia. Soltanto in seguito si volse contro Melo e ne annientò l'esercito nell'ottobre 1018 a Canne. Con ciò il pericolo normanno per le province bizantine del Meridione d'Italia era scongiurato per vent'anni, poiché, mentre Melo fuggiva alla corte dell'imperatore Enrico II, i suoi alleati normanni si disperdevano e si ponevano, isolatamente al servizio dei principi di Capua e Salerno. Rapidamente e sistematicamente B. consolidò quindi le posizioni bizantine nella Puglia settentrionale, trasformando in città fortificate i borghi di Melfi, Troia, Civitate, Dragonara e Castel Fiorentino e reclutando gli abitanti dalla popolazione agricola longobarda dei dintorni. Possediamo il testo del documento (giugno 1019) in cui viene definita la circoscrizione del territorio della città di Troia, forse la più importante fra le nuove fondazioni di Boioanne. Morto Melo - nell'aprile del 1020, a Bamberga, alla corte dell'imperatore Enrico II - senza aver più toccato il territorio di Puglia, B. si rivolse contro il di lui cognato Datto, al quale il papa Benedetto VIII aveva concesso una torre fortificata sul Garigliano. Anche se non sembra che Datto avesse preso parte alla seconda rivolta di Melo nel 1017, già soltanto la sua presenza nell'Italia meridionale costituiva un pericolo per la pace e l'ordine interno del catapanato. B., dopo essersi guadagnato, grazie a grosse donazioni, il principe Pandolfo IV di Capua e suo fratello Atenulfo, abate di Montecassino, ottenne di transitare con le truppe attraverso il territorio capuano per assediare Datto nella sua torre sul Garigliano. Nel giugno 1021 prese Datto prigioniero e lo trascinò in trionfo a Bari, dove lo fece affogare. Con ciò il pericolo costituito per i Bizantini dalla famiglia di Melo sembrava superato, poiché il figlio di Melo, Argiro, era allora ancora un fanciullo che veniva educato in esilio a Costantinopoli. Gli insediamenti strategici che B. aveva costituito nella Puglia settentrionale dovevano fare buona prova già nel 1022: l'imperatore Enrico II, infatti, nella sua spedizione meridionale non giunse più in là di Troia, senza che B. dovesse intervenire di persona. Dopo la morte di papa Benedetto VIII (9 apr. 1024) riuscì anche a migliorare sostanzialmente i rapporti con Roma: ottenne che papa Giovanni XIX erigesse in Troia un vescovado immediatamente soggetto a Roma, ed emanasse per Bari, città principale del catapanato, un privilegio di sede metropolitana. Nel 1023 B. ebbe anche a che fare con un certo Rayca, che dopo un vano assedio di Bari conquistò la cittadina di Palagiano presso Taranto. Non è possibile determinare se Rayca fosse un condottiero arabo o un ex seguace di Melo di Bari che voleva proseguire la lotta contro la dominazione bizantina. Anche contro di lui B. procedette in maniera sistematica. Non sappiamo nulla delle singole lotte fra B. e Rayca, ma risulta che i Bizantini ultimarono allora la fortezza di Mottola; e in effetti Rayca si fece notare di nuovo in Puglia solo dopo l'allontanamento di B. dall'Italia.
Nel 1024 la situazione in Puglia appariva così saldamente pacificata che B. poteva addirittura spingersi oltre i confini della sua provincia. Con truppe italiane passò l'Adriatico, fece un'irruzione in Croazia, la cui importanza per i Bizantini si era accresciuta dopo la conquista del regno bulgaro, e inviò come ostaggi a Costantinopoli la moglie ed il figlio del re croato Cresimiro. Dal 1025 B. operò anche in Calabria; in un documento del dicembre 1025 0 1026 porta il titolo di "protospatharius et catapanus Italiae et Calabriae". L'imperatore Basilio II preparava allora una spedizione contro gli Arabi in Sicilia, il cui comando supremo era nelle mani del κοιτωνίτης (cubicularius) Oreste, ma nella quale B. aveva parte fondamentale. B. fece rinnovare le fortificazioni di Reggio, testa di ponte della spedizione, e passò anche a capo di truppe pugliesi, a Messina. Ma dopo la morte dell'imperatore (dicembre 1025) la spedizione venne trascinata avanti con scarso impegno e fallì infine per l'incapacità di Oreste. È incerto se B. rimase fino alla fine del suo periodo di carica sul teatro di guerra, in Calabria e Sicilia; in ogni caso, a partire dal 1025 non appare più presente in Puglia. Insieme col κοι(((ί((( Oreste fu richiamato dall'Italia verso la metà del 1028 e sostituito dal catapano Christophoros Burgaris.
Un figlio o un parente omonimo di B. fu nominato catapano d'Italia nel 1041; ma ben presto, dopo pochi mesi di insuccesso, cadde prigioniero dei Normanni.
Con il suo periodo di carica di undici anni B. supera tutti gli altri catapani bizantini in Italia, che generalmente non rimanevano nella loro provincia più di tre anni. La sua energica azione in Italia corrispondeva pienamente alla politica di Basilio II, che cercava di unire efficacemente l'offensiva militare con una rigida amministrazione civile. Inoltre proprio l'esempio di B. illustra con evidenza la pienezza di poteri di cui i catapani bizantini godevano nelle loro province, difendendole contro nemici interni ed esterni, costruendo e fortificando città, intervenendo a porre assetto negli affari ecclesiastici e intrattenendo trattative diplomatiche con potenze straniere.
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