BASEGGIO
Famiglia di artisti operosi nell'Italia settentr. e a Roma nei secc. XVIII-XIX. Sante il Vecchio, intagliatore in legno, nacque a Venezia; trapiantatosi ancora giovane a Rovigo, vi eseguì, tra l'altro, le statue in legno di San Bartolomeo eSan Benedetto, nella chiesa della Madonna dei Sabbioni, e decorazioni lignee sulla porta principale della Madonna del Soccorso. Si trasferì quindi a Ferrara, ove fu attivo in opere non più identificabili e morì nel 1766, lasciando due figli: Giuseppe e Massimino.
Giuseppe nacque a Rovigo nel 1727 circa; allievo del padre, con lui risiedette e lavorò a Ferrara per alcuni anni; nel 1758 riprese residenza a Rovigo e legò a questa città la sua attività più importante. Vi eseguì il pulpito per la chiesa di S. Francesco, la statua dell'Immacolata per la chiesa della Ss. Concezione, scolpita su disegno del fratello Massimino, e varie statue processionali per le Confraternite, ora difficilmente riconoscibili. Morì a Senigallia il 2 ag. 1775. Ebbe tre figli: Antonio, che si diede alle arti meccaniche, Anna, religiosa del terz'ordine francescano, talora collaboratrice del più noto fratello Santeil Giovane. Questi nacque a Ferrara il 1º nov. 1749, si trasferì a Rovigo nel 1758, ove era ancora attivo nel 1793. Seguendo la tradizione familiare, Sante divenne scultore in legno, imparando l'arte dal padre; fu anche scultore di figura, esperto ebanista, costruttore di mobili e architetto abbastanza noto: come tale si serviva della collaborazione dello zio Massimino, pittore quadraturista. Sante il Giovane perfezionò la sua educazione a Roma. A Rovigo eseguì l'ornamento in legno di noce sulla porta del coretto di notte del convento di S. Bartolomeo; nella casa Milanovich le cornici di due specchi ed un tavolino intagliati; nel 1788 rinnovò la facciata del Teatro Roncale, già Manfredini, e, nell'interno, aggiunse i doppi palchi del proscenio e rifece tutto il meccanismo di scena; alla Fratta, nella parrocchiale, fece il baldacchino sopra l'altar maggiore, posto in oro dalla sorella Anna; nel 1792 partecipò al concorso per la costruzione del Teatro La Fenice di Venezia, presentandovi un compiuto modello in legno assai lodato; ma l'incarico fu affidato all'architetto G. Selva. I mobili da lui eseguiti, le cornici, i tavoli, gli scarabattoli erano ricercatissimi e molto spesso venivano ritenuti di fabbricazione inglese.
Un altro Sante, forse figlio di Antonio, fu attivo quale architetto a Rovigo, ove nacque e visse dal 1794 al 1861. Nella sua città eseguì il palazzo dell'Accademia dei Concordi (1814) e il Teatro sociale (1818-1819), con facciata neoclassica, superstite dopo l'incendio del 1904, che rese necessario il rifacimento dell'interno; il teatro era stato in parte costruito sulla chiesa di S. Giustina, distrutta nel 1814.
Bibl.: F. Bartoli, La pittura, scultura ed architettura della città di Rovigo, Venezia 1793, pp. 55, 266, 322 (per Giuseppe), 90, 267, 324 (per Sante il Vecchio), 37, 157, 215, 267, 326 (per Sante il Giovane); A. Cappellini, Rovigo nella storia enell'arte, Rovigo1934, pp. 157 (per Giuseppe), 113 (per Sante il Vecchio), 58, 134, 157 (per Sante, l'ultimo); U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, pp. 594 s.; E. Bénézit, Dict.... des peintres, sculpteurs..., I, Paris 1948, p. 445.