Barucci
. D. ricorda (Pd XVI 104) l'importanza di questa famiglia nella società fiorentina del secolo XII, insieme a quella dei Sacchetti, dei Giuochi, dei Fifanti, dei Galli e dei Chiaramontesi; ma ne fa parlare da Cacciaguida come di una felice condizione già in fase di decadenza al momento in cui il suo trisavolo gli elenca le maggiori casate cittadine. Il Verino nel suo poema genealogico li dice venuti da Fiesole; il Malispini e Giovanni Villani ne ricordano le case e le torri possedute nel popolo di Santa Maria Maggiore, nel chiasso Padella; il Villani aggiunge anche il ricordo di una loro attività commerciale, esercitata fino al 1248 in società con gli Scali di cui erano consorti (IV 10; V 30, 39; VI 33), concordando in quest'annotazione con il Compagni (Cron. II 25). Ad essi si sostituirono in quella società i Palmerini - ramificazione dei B., insieme ai Guittoni -, gli Amieri e i Petri, fino al fallimento degli Scali, avvenuto (Villani X 4) nel 1326. Il prestigio sociale dei B. si tradusse anche in influenza politica fin dai primi secoli di vita del comune. Fra i consoli ne è ricordato un Ubaldo (1195) e un Uberto, il quale, nel 1197, giurò a nome di Firenze la lega con il papa e con i comuni guelfi della Toscana. Aldobrandino, console anch'egli nel 1196 e nel 1202, comandò le milizie fiorentine che assaltarono il castello di Combiate in Val di Marina; castello che, posto - probabilmente - sulla strada tra Calenzano e Barberino di Mugello, serviva ai dinasti feudali che lo possedevano come punto di appoggio per taglieggiare i traffici dei mercanti cittadini.
Sul piano dei rapporti interfamiliari dapprima, e poi su quello delle ideologie politiche del XIII secolo, i B. si qualificarono fra i magnati come aderenti agli Uberti, i grandi dinasti feudali che risentivano come loro delle conseguenze negative dell'espansione comunale nel contado; e li seguirono ancora una volta aderendo al. ghibellinismo nel momento dello scoppio delle lotte tra le due grandi fazioni. In questa scelta politica si differenziarono dagli Scali, che si schierarono fra i guelfi. Parteciparono alla lotta fra le parti e furono cacciati nel 1248; tornati (un Detto B. è presente in armi a Montaperti), furono ben presto ricacciati in esilio, e definitivamente, dopo il trionfo dei guelfi. Di essi, furono dichiarati ribelli, e come tali condannati alla confisca dei beni, un Guittomanno, cavaliere, insieme ai fratelli Filippo e Bindo, un Guittone e un Abate di Guido di Uberto, e i figli di un Dino di Baruccio. Furono, invece, confinati temporaneamente nel contado Neri e Filippo di messer Aldobrandino.
Alla loro decadenza, e alla privazione dei diritti politici che colpì anche quelli di essi che non erano stati espulsi dalla città, allude l'Ottimo, scrivendo - con palese ripetizione dei concetti danteschi - che al suo tempo i B. erano " pochi in numero e senza stato d'onore cittadino ". Nessuno di loro compare dopo il 1282 fra i priori, quantunque il Passerini attribuisca a questa casata un Sandro di Donatino e un Angelo, priori rispettivamente nel 1364 e nel 1369. Segno, anche questo silenzio dei ‛ prioristi ' ufficiali e privati, del fatto che i B. furono esclusi dal partecipare alla vita politica cittadina, quantunque Guittone di Guido e Tegliaio di Filippo avessero sottoscritto la pace del cardinal Latino nel 1280.
Alcuni dantisti (Lord Vernon, Scartazzini, Passerini) citano - ma senza ricordare date o altre circostanze storiche - sulla scorta di alcuni genealogisti fiorentini (per esempio il Monaldi, del secolo XVII), un Pietro, patriarca di Aquileia, del quale, invece, non si trova traccia nell'opera dell'Ughelli-Coleti né in quella del Gams. Analogamente, non sono elencati nei documenti disponibili altri personaggi che permettano di concludere, come fa il Passerini, nel senso di una più lunga vicenda genealogica dei B., estintisi secondo quest'ultimo il 18 luglio 1649, con la morte di un Piero di Camillo.
Dai B. si diramarono, oltre ai già detti Palmerini e Guittoni, i più recenti Del Beccuto. I B. portarono (cfr. Passerini) come arma due gigli d'argento astati e incrociati alla schisa in campo rosso; il Monaldi, invece, afferma che il colore araldico dei gigli era l'oro.
Bibl. - Dei B. parlano i cronisti R. Malispini (Storia fiorentina, ecc., a c. di V. Follini, Firenze 1816, 75), Marchionne Di Coppo Stefani (Cronaca fiorentina, a c. di N. RoDoLlco, in Rer. Ital. Script. XXX I, Città di Castello 1903, 28), D. Compagni (La cronica..., a c. di I. Del Lungo, in Rer. Ital. Script 2. IX II, ibid. 11, 138), G. Villani (Cronica, a c. di R. Magheri, I, Firenze 1823, 169). I documenti che riguardano alcuni membri di questa famiglia sono editi nei volumi delle Delizie degli eruditi toscani, a c. di I. Da San Luigi, ad indicem (vol. XXXII); da O. Hartwig, Quellen und Forschungen zur ältesten Geschichte der Stadt Florenz, II, Halle 1880, 193, 195; e da P. Santini, Documenti dell'antica costituzione del Comune di Firenze, I, Firenze 1895, nn. XXll e XXVII.
Le notizie date dai cronisti sono riprese dai genealogisti fiorentini dei secoli XVI-XVIII; fra i quali notevoli P. Monaldi, la cui opera ancora inedita (Istoria delle famiglie della città di Firenze...; per i B. cfr. I 190-191) si conserva in Arch. di Stato di Firenze, Biblioteca manoscritti, 422-423; il poeta genealogista U. Verini, De illustratione urbis Florentiae libri III, a c. di F. Soldini, Parigi-Siena 17903, 55; B. De' Rossi, Lettera a Flamminio Mannelli, nella quale si ragiona... delle famiglie e degli uomini di Firenze, Firenze 1585, 57; P. Mini, Discorso della nobiltà di Firenze e de' Fiorentini, ibid. 1593, 120-146; ID., Difesa della città di Firenze e de' Fiorentini contro le calunnie e maldicenze de' maligni, Lione 1577, 298, 306.
Si vedano anche le più recenti rielaborazioni critiche dei dati archivistici e cronistici nelle opere: G.G. Warren Lord Vernon, L'inferno di D. A. disposto in ordine grammaticale e corredato di brevi dichiarazioni, II, Documenti, Londra 1862, 421-422; Scartazzini, Enciclopedia. Non del tutto esatte le notizie che dei B. dà L. Passerini, nel commento al romanzo di A. Ademollo, Marietta de' Ricci, ecc., IV, Firenze 18452, 1403. Sui rapporti commerciali dei B. con gli Scali, cfr. S.L. Peruzzi, Storia del commercio e dei banchieri di Firenze dal 1200 al 1345, ibid. 1868.