BARTOLOMEO Veneto
Pittore attivo nella prima metà del sec. XVI nel Veneto ed in Lombardia. Alcuni suoi quadri, firmati, datati e postillati ci forniscono le uniche notizie biografiche certe che si hanno di lui. La prima data, il 1502, la troviamo in una tavola rappresentante la Madonna col bambino già nella raccolta Doná dalle Rose di Venezia, di cui ora non si conosce l'ubicazione; l'ultima nel Ritratto di Ludovico Martinengo della Galleria nazionale di Londra, ove si legge 1530 (secondo il Gould sarebbe meglio leggere 1546, per certe caratteristiche dell'abbigliamento del personaggio ritratto e certi particolari della grafia); molto verosimilmente la sua attività si estende dalla fine del Quattrocento al 1540 circa. Nella Madonna citata B. si firma "Bortolamio mezo venizian e mezo cremonese"; in altra simile Madonna (1505) conservata alla Galleria Carrara di Bergamo "Bartholomaeus venetus faciebat"; in un'altra, già nella collezione Ercolani, datandola 7 apr. 1509, egli si dichiara scolaro di Giovanni Bellini; nella Circoncisione dì raccolta privata inglese annota "1505 Bartholomaeus de Venetia", e con questo sembra affermare il proprio compiacimento di appartenere alla grande patria veneta, alla quale solo dal 1499, dopo la cacciata di Lodovico il Moro, Cremona era stata finalmente annessa. Tuttavia la città era stata in rapporti politici tanto stretti con Milano, che anche nell'arte il gusto lombardo vi preponderava. Per questo, anche nella cultura di B. l'arte lombarda ha molta importanza, nonostante egli vanti di essersi formato nella scuola di Giovanni Bellini. L'analisi attenta delle sue opere può lasciare supporre che la conoscenza dell'arte veneziana gli sia giunta non direttamente, ma attraverso la mediazione degli artisti lombardi, bresciani, bergamaschi e milanesi, seguaci dei veneti; e forse dall'attività di questi egli assorbì anche taluni caratteri del Mantegna, del Bramante, di Leonardo, chiaramente riconoscibili nelle sue opere. Più che con Milano, pare che i suoi legami fossero stretti con Bergamo, per quanto riguarda il gusto; e difatti è stata affacciata l'ipotesi che, nonostante le sue esplicite dichiarazioni, la sua patria fosse Bergamo, e che da Bergamo, insieme con i tanti lapicidi e costruttori, egli si sia trasferito a Venezia. Ma l'ipotesi non ha documentazione che non è necessaria per spiegare l'attivita di B., eclettico, il quale, pur mantenendosi costantemente nell'orbita dell'arte venetà, di opera in opera palesa la sua ammirazione per molte altre scuole e tendenze.
Non solo gli artisti già nominati, ma anche Alvise Vivarini e Cima da Conegliano e Antonello da Messina, Luca di Leida e Iacopo dei Barbari ed Alberto Dúrer hanno visibilmente destato il suo interesse: sono tutti pittori di primo piano, dai quali B. assorbe per lo più elementi vistosi ed esteriori, non curandosi di approfondire la genesi ed il significato delle opere che via via lo attraggono. Tutti questi artisti, o le loro opere, il pittore poteva facilmente conoscere a Venezia, che in quegli anni era, per politica ed economia, strettamente legata non solo ai principali centri italiani, ma anche alle terre germaniche: i tedeschi vi erano di casa, avevano un loro fondaco, e il Diirer visse a lungo in città. Nelle opere giovanili di B. si nota già, tra le sue caratteristiche, la gamma coloristica insistente su colori rossicci e fumosi; i contomi sono taglienti, i panneggi metallici, i paesaggi ed i cieli descritti minuziosamente, senza tentativi di sintesi. Nelle opere della maturità prevalgono le suggestioni tedesche; gli sfondi sono spesso neri, ed i particolari decorativi delle oreficerie e dei fiori sono resi con analisi minutissima. Alle opere di soggetto sacro, che caratterizzano la sua prima attività, subentrano, fino a preponderare, i ritratti, le allegorie e, comunque, gli studi di figura. Quale ritrattista egli fu certamente conteso; una superficiale osservazione dei personaggi gli permetteva di comporre dipinti aggraziati m cui era curato lo sfarzo dei ricchi abbigliamenti. Per questo, nel folto gruppo di ritratti cinquecenteschi non documentati e attribuiti, via via, a Raffaello, al Catena, a Holbein, a Leonardo, troviamo spesso anche il suo nome, che compare tra le paternità presunte.
Certamente egli fu pittore alla moda e forse il suo gusto eclettico gli permetteva di avere molti ammiratori che lo ritenevano idoneo a tramandare l'immagine ed i costumi sfarzosi dei personaggi eleganti; seppe penetrare nelle corti più raffinate (tra il 1505 e il 1508 lavorava in quella ferrarese: doc. in Venturi, 1894) e con la sua attività egli ci illustra, meglio di artisti più pensosi di lui, l'edonismo di cui esse erano permeate.
Oltre alle opere già ricordate, egli firmò e datò (talvolta, anzi, datò solo): nel 1506 una Circoncisione del Louvre; nel 1520 Un Ritratto della collezione Bayer di New York, le due Sonatrici di liuto conservate rispettivamente alla Brera di Milano ed al Museo Gardner di Boston, la Santa Caterina di Glasgow; per affinità stilistica si raggruppano attorno a queste opere il Ritratto di gentiluomo ex Crespi, ora Kress, e quello simile della Galleria nazionale di Roma. Nel 1525 il pittore firmava il Ritratto di gentiluomo della collezione Venino di Milano, nel 1527 quello del Connestabile di Borbone della Galleria di Parma, nel 1530 il Ritratto femminile della collezione Rosebery. Spesso l'artista, come allora usava, replicava le sue opere, fossero esse di carattere sacro o ritratti o allegorie, ed un numero infinito di dipinti gli èattribuito senza alcuna base. Sono tuttavia da ritenere suoi, anche se privi di documentazione, i seguenti: il Ritratto di giovane uomo con spada della Racc. Davis nel Metropolitan Mus. di New York; la Madonna col bambino tra due angeli già Benson; un Ritratto di uomo in nero dell'Ambrosiana di Milano; un Busto di donna di mezza età della collezione Healy di Brooklyn (New York); una Salomè della Galleria di Dresda; un Ritratto femminile o Cortigiana dell'Istituto Stádel di Francoforte; una Pietà nella parrocchiale di S. Pietro d'Orzio (Bergamo); una Santa Caterina dell'Istituto Stádel ed un'altra nella collezione Borromeo di Milano; un Busto di giovane uomo della collezione Parmelee nel Cleveland Mus. of Art; una Beatrice ed un Gentiluomo nella collezione Fisher di Detroit (USA). Suoi disegni sono conservati nella raccolta Albertina di Vienna e nell'Ambrosiana di Milano.
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