Sorio, Bartolomeo
Letterato (Verona 1805 - ivi 1867). Entrato nel 1830 a far parte della congregazione dei preti secolari di s. Filippo, si dedicò a una vita operosa di studi e ricerche, occupandosi, oltre che di D., di Brunetto Latini, di Iacopone da Todi, del Filocolo.
A un'edizione del Tresor dedicò vasti studi preparatori, nella convinzione di poter recare giovamento anche agli studi danteschi, da lui prediletti. " Oh! quanto è vero, che il Malispini, il Villani, e ser Brunetto nel suo Tresor Maggiore hanno la chiave da aprire molti segreti Danteschi ! ", scrive infatti il S. in una lettera al Fransoni (lettera al Marchese Domingo Fransoni del 24 giugno 1858, in March. Domingo Fransoni, Studi vari sulla D.C. di D.A., Firenze 1887, 401), ribadendo quanto già più volte aveva sostenuto, difendendo anche la scelta di certe lezioni dantesche con il sostegno di passi del Tresor (cfr. lettera a P. Fanfani del 18 dicembre 1850, in " L'Etruria. Studi di filologia di Letteratura di Pubblica Istruzione e di Belle Arti " I [1851], in cui il S. difende la lezione porta i fiori [If IX 70] invece della tradizionale porta fori, appoggiandosi a un passo del Tresor).
L'impegno erudito e filologico dà vita alla parte più solida della produzione dantesca del S., che trova modo di proporre lezioni che saranno poi accolte, anche per diverse vie, dai moderni, come quella di If II 76, dove alla vulgata Più non t'è uopo aprirmi il tuo talento il S. preferisce Più non t'è uo' ch'aprirmi il tuo talento, sulla base di un solido ragionamento filologico: " delle due lezioni l'una non comunale e ordinaria in confronto dell'altra testuale antiquata, e di uso raro, questa si dee poter credere la originale dello scrittore antico, e l'altra ammodernata da chi non intese la prima antica ne' tempi posteriori (Lettere dantesche dal P. Bart. Sorio P.D.O. di Verona scritte all'amico il prof. Francesco Longhena a Milano sopra i passi che restano da emendare nella lezione testuale delle più recenti edizioni, Roma 1864, 7).
La salda preparazione filologica permette al S. d'intendere anche i limiti e i pregi delle edizioni della Commedia procurate dal Fraticelli e dal Witte e da lui poste a confronto: " Il modo eclettico fu nella scelta dei codici in servigio del Witte; ed in servigio del Fraticelli... fu il modo eclettico nella scelta, non dei manoscritti, ma delle migliori lezioni. L'un modo e l'altro ha i suoi propri vantaggi ed i danni; quello del Witte meglio guarentisce dalle correzioni superflue, e più ingegnose che vere; ma l'altro modo analizza con più perspicacia gli errori del testo, e meglio sovviene al bisogno, e come il primo è meglio conservatore, l'altro per contrario riesce, può almeno riuscire, innovatore e pericoloso " (Confronto della edizione fiorentina Fraticelli 1860 colla edizione di Carlo Witte Berlino 1862 nei primi 8 canti dell'Inferno, Roma 1864, 37). Di fronte all'attività filologica del S. meno interessante appare la sua saggistica dantesca di stampo cattolico, pur se anche in essa sono riscontrabili doti di solida erudizione e di perspicacia di lettura.
Del S., oltre alle opere citate nel corso della voce, si ricordino almeno: Studi danteschi, in Opuscoli religiosi letterari e morali, tomo XII, Modena 1862; Lettere dantesche... all'amico il prof. Francesco Longhena a Milano sopra i passi che nella D.C. di D. rimangono da illustrare nella vera sua spiegazione o da emendare alla sua vera lezione recandoli coi mss. e con sana critica, Roma 1863; Esame critico del Veltro allegorico di D.A. ne' suoi diversi sistemi, Verona 1864; Concetto politico del Poema Sacro di D., in Omaggio a D.A. offerto dai cattolici italiani nel maggio 1865 sesto centenario della sua nascita, Roma 1865, 61-92.
Bibl. - P. Romolo Bisoffi, Brevi cenni intorno alla vita e agli scritti del p. B.S. prete dell'Oratorio di Verona, in " Archivio dell'Ecclesiastico " VII (1867) 609 ss.