SELLA, Bartolomeo.
– Nacque alla Sella di Mosso (oggi in provincia di Biella) il 28 agosto 1776, quartogenito di Giovanni Antonio, uno dei maggiori fabbricanti di panni del Regno di Sardegna, e di Anna Maria Giletti.
All’epoca i Sella avevano già assunto responsabilità nell’amministrazione della comunità e dato numerosi membri al clero. Alla carriera ecclesiastica fu indirizzato anche il giovane Bartolomeo, essendo stata riservata al fratello maggiore, Giovanni Giacomo, la continuazione della gestione della ditta. Chierico a sedici anni, poi seminarista a Vercelli, si dedicò agli studi teologici e ottenne il grado di baccelliere il 4 maggio 1796, nel pieno di eventi drammatici per il Regno sabaudo. Pochi giorni prima l’esercito piemontese era stato sconfitto dal generale Napoleone Bonaparte, con conseguenti perdite territoriali e occupazione militare. Bartolomeo assorbì i nuovi ideali: nel corso della successiva occupazione austro-russa, che pose fine all’esperienza repubblicana piemontese, il giovane fu inserito nell’Elenco dei Giacobini del Piemonte. Sulla sua formazione politica influì, probabilmente, la vicinanza e l’amicizia, negli anni del chiericato, con numerosi giansenisti. Ebbe come insegnanti alle regie scuole le due principali figure del protorealismo biellese: Pier Francesco Gromo, vicerettore del seminario, e Vittorio Giacinto Gambarova, che sosteneva il carattere evangelico della libertà e individuava nel messaggio di Cristo un’esplicita inclinazione per il governo democratico.
Ben diverso l’orientamento religioso della famiglia Sella, dettato dai fratelli del padre che, per sottrarre il giovane da quella che giudicava una pericolosa influenza, decise il trasferimento del figlio nel seminario di Vercelli. In quegli anni, tuttavia, Sella acquisì delle amicizie destinate a sfociare in lunghi sodalizi, in particolare con Pietro Frassati, poi parroco di Camandona, giudicato giansenista irriducibile dal vescovo di Biella, Giovanni Battista Canaveri. Quest’ultimo, durante la restaurazione austro-russa, denunciò la commistione tra giansenismo e democrazia che si era formata nel seminario biellese. E rivoluzionaria, per i rigidi schemi familiari, fu la scelta da parte di Bartolomeo di abbandonare gli studi teologici per iscriversi a medicina. Nel 1799, uno dei primi atti del governo provvisorio piemontese fu quello di riaprire l’ateneo torinese, epurandolo dai docenti più compromessi con l’antico regime e rinnovandolo negli insegnamenti. Gli insegnanti di medicina erano la componente più radicalizzata del corpo docente, fatto che non poté essere ininfluente per la scelta di Sella, il quale possedeva le opere di philosophes e idéologues e aveva una concezione politicamente impegnata della professione medica.
Il giovane frequentò le lezioni di Benedetto Bonvicino, Giambattista Balbis e Michele Buniva, personaggi di spicco della Torino repubblicana e poi napoleonica; collaborò per il Biellese al Memoire concernant la physiologie et la pathologie des poissons, suivi d’un tableau indiquant l’ictyographie subalpine di Buniva ed ebbe scambi scientifici con Balbis. Ma il percorso intrapreso, che lo portò ad attestarsi su posizioni sensiste e atee, non poteva non suscitare la riprovazione del padre. Alla fine del 1801 Bartolomeo si trasferì all’Università di Pavia, all’epoca preda delle divisioni tra sostenitori e avversari della teoria browniana. Tra i motivi del trasferimento vi potevano essere meri calcoli economici, dal momento che il giovane si trovava in forti ristrettezze. A Pavia e a Milano Sella incontrò Giovanni Rasori, Siro Borda e Pietro Moscati, ma sviluppò forti perplessità nei confronti delle teorie sistematiche in medicina e una propensione a un empirismo metodologicamente avvertito. In tal senso, Sella testimonia che l’adesione agli ideali democratici non necessariamente conduceva a un’acritica accettazione del brownismo, e che il lascito culturale e politico degli scienziati che aderirono agli ideali repubblicani si trasmise alle generazioni più giovani.
Dopo aver frequentato per due anni l’Università pavese e aver conseguito la licenza medica, a causa dei debiti contratti che il padre si era rifiutato di pagare, Sella fu costretto a tornare a Mosso. Benché privo della laurea, iniziò a esercitare la professione medica sotto la protezione di un collega, rivolgendosi, inizialmente, soprattutto alle fasce più povere della popolazione. I suoi ideali filantropici, congiunti all’entusiasmo per le scoperte scientifiche, lo portarono a impegnarsi nella vaccinazione antivaiolosa, sia in prima persona, sia organizzando l’opera di alcuni chirurghi. Inoltre fu presidente del Cantone di Mosso dal 1805 e sovrintese nel 1808 alle elezioni per le cariche di consigliere di arrondissement e di dipartimento, benché il suo entusiasmo iniziale nei confronti della figura di Bonaparte si fosse rapidamente dissipato. Non cessarono invece i contrasti familiari, che coinvolsero il fratello minore Pietro, all’epoca molto legato a Bartolomeo.
Fu Pietro, subentrato alla direzione dell’azienda, a imporre nel 1817 un fondamentale rinnovamento tecnologico, che permise di proiettare nel XIX secolo le fortune imprenditoriali della famiglia. Decisiva, sulla sua formazione, fu l’influenza esercitata da Bartolomeo, che gli sarà da tramite verso le correnti più dinamiche della cultura europea. Le scelte del genitore in materia successoria provocarono però una crisi tra i due fratelli e Bartolomeo cercò di opporsi alle innovazioni tecnologiche di Pietro, non solo in ragione dei costi della meccanizzazione, ma anche perché egli intravedeva nelle nuove macchine la rottura degli equilibri che avevano garantito la pace nella comunità. Escluso dalla gestione della ditta, nel 1815, in seguito alla divisione intervenuta tra i fratelli, Bartolomeo divenne proprietario di circa 60 ettari di terreni coltivati nel Vercellese, oltre ad alcune case e a un mulino. Libero da preoccupazioni finanziarie, Sella poté dedicarsi agli studi e alla professione, diventando un punto di riferimento per alcuni colleghi, accomunati dalla volontà di aggiornare le proprie competenze alla luce delle novità che giungevano d’Oltralpe e distanti, quindi, dall’immagine del medico di campagna privo di strumenti di confronto scientifico. A tal fine, nel 1825 Sella diede vita a una società scientifica, di cui abbozzò un regolamento organizzativo. Contro le barriere professionali ripristinate nel 1814, il sodalizio accoglieva anche chirurghi e farmacisti, con l’obiettivo di favorire la circolazione delle competenze pratiche e la discussione. Sebbene priva di una sede, la società sopravvisse per alcuni anni e permise ai membri di condividere le spese di sottoscrizione degli abbonamenti alle riviste.
Della sua attività professionale Sella ha lasciato una preziosa documentazione: i registri delle visite da lui praticate tra il 1812 e il 1829 su un complesso di circa 8000 pazienti. Oltre alle numerose informazioni sulle strutture di relazione di una comunità locale, i registri riportano informazioni sull’azione del medico per aiutare i coscritti a evitare l’arruolamento nell’esercito francese prima e in quello sabaudo poi, sull’epidemia di tifo che colpì il Biellese nel 1817, sulla diffusione delle visite ginecologiche e sulla pratica dell’aborto tra i ceti popolari, sulla sperimentazione di alcuni farmaci, più in generale sui processi di medicalizzazione in una valle alpina del primo Ottocento.
Nel 1829, a causa di una malattia che riteneva incurabile, Sella ebbe una profonda crisi che lo spinse a mutare radicalmente vita. Cessò di annotare le osservazioni mediche, visse in una solitudine sostanziata da una rigorosa devozione, in cui riemerse la spiritualità giansenista nella quale si era formato, e destinò i suoi beni alla fondazione di un ente benefico per l’assistenza dei poveri della Valle di Mosso, l’Opera pia medico Sella.
Dopo la sua morte, avvenuta a Mosso il 29 gennaio 1861, una parte dei fondi dell’ente fu devoluta per la realizzazione di una piazza antistante la chiesa parrocchiale del paese, dove una sottoscrizione pubblica gli innalzò il monumento tutt’oggi esistente.
Fonti e Bibl.: Biella, Fondazione Sella, Carte Silvio Sella (http://fondazionesella.org/archivio/fondi/sella-silvio/, 15 marzo 2018); In occasione delle solenni esequie decennali nella parrocchiale di Mosso Santa Maria il giorno 29 gennaio 1872. Elogio funebre del medico S. B. letto dal molto reverendo cav. Aguggia d. G., parroco e vic. foraneo, Biella 1872; L. Guelpa, Appunti sulla mente del medico B. S. e sull’opera di beneficienza da lui istituita, Roma 1892; E.G. De Bernardi, Nel 1° Cinquantenario della morte del medico B. S., Biella 1911; M. Zucchi, Famiglie nobili e notabili del Piemonte..., II, Torino 1955, p. 179; A.S. Bessone, Il giansenismo nel Biellese, Biella 1976, pp. 212-217; S. Montaldo, Medici e società. B. S. nel Piemonte dell’Ottocento, Roma 1998.