PINELLI, Bartolomeo
Pittore, incisore, litografo e scultore, nato a Roma il 20 novembre 1781, ivi morto il 1 aprile 1835. Insieme col Piranesi e col Belli fu, tra la fine del Settecento e il principio dell'Ottocento, uno dei più ardenti celebratori di Roma, ma, mentre il Piranesi ne aveva illustrati gli aspetti esteriori e solenni della passata grandezza, B. P., vivendo in mezzo al popolo, ne colse le espressioni caratteristiche, i tipi, i costumi, ritrasse nei suoi schizzi scene di brigantaggio, di carnevale, di feste, di baruffe, la vita stessa della Roma un po' stravagante, piena di contraddizioni e di poesia, di quel principio di secolo, che il Belli eternava nella poesia. Figlio d'un modesto modellatore di statuette di santi e di figurine per i presepî, cominciò presto ad esercitarsi in questo genere di scultura, cui tornò spesso nelle pause fra i consueti e più ampî lavori. Cominciati gli studî all'Accademia di S. Luca, li continuò, per liberalità del principe Lambertini, a Bologna, dove aveva seguito il padre, costretto, non si sa bene per quali ragioni, a lasciare Roma. Tornato in patria dopo un'assenza di sette anni, pur frequentando ancora l'Accademia, per guadagnarsi da vivere faceva piccoli disegni che andava a vendere nei caffè a bassissimo prezzo. Divenne così fin da allora l'illustratore originale e arguto dei tipi e degli avvenimenti d'attualità, ed ebbe subito successo, specie fra gli stranieri. Tra gli altri, il pittore svizzero Kaisermann ne fu così entusiasta che volle conoscerlo, e si legò a lui per alcuni anni di fraterna amicizia. Insieme andavano a fare gite ed esplorazioni per i Castelli romani ritraendone i pittoreschi paesaggi. Specialmente le vedute di Tivoli sono tra le cose migliori del P. Quest'abitudine di osservare e riprodurre il vero finì di straniarlo dall'accademia, che non aveva mai amato, lontana com'era dalla sua natura, e lo educò a un'arte più sincera, penetrata di vibrante vitalità, del tutto nuova per i suoi tempi. Abilissimo, rapido, fantasioso disegnatore, fu di straordinaria fecondità. Nel 1809 incise all'acquaforte quelle mirabili, gustose caricature di tipi popolari che corsero il mondo col nome di "Caratteristici" o "Buffi caricati" e compose quelle raccolte di costumi (Raccolta di costumi pittoreschi; Nuova raccolta di 50 costumi pittoreschi di Roma) che furono conosciute e imitate in tutta l'Europa. Più tardi pubblicò ancora una raccolta di costumi italiani dedicata al principe Gagarin ambasciatore di Russia a Roma, una di costumi della Svizzera e un primo volume (il secondo non fu eseguito) di cento costumi tratti dagli autori e monumenti antichi. Nel 1823 pubblicò in 52 tavole l'illustrazione del Meo Patacca, poema giocoso in dialetto romanesco, di Giuseppe Berneri. Ma se la sua fama è legata soprattutto alla riproduzione delle scene della vita quotidiana popolare di Roma e della campagna romana che egli rapidamente andava fissando nella sua cartella in una ricerca perenne e inesauribile del tipo, con tocco vivace, feconda e arguta immaginazione, incomparabile abilità negli aggruppamenti delle figure e nelle loro espressioni, gran parte della sua attività egli dedicò anche all'illustrazione di avvenimenti storici e di libri famosi. Tra le prime sono la Istoria romana (1810), la Istoria greca (1821) e La guerra di Spagna di Napoleone, tra le seconde la Divina Commedia, l'Orlando Furioso, la Gerusalemme liberata, l'Eneide, il Don Chisciotte, I promessi sposi (1830), in cui provò le prime litografie introdotte in Roma. L'illustrazione del Maggio romanesco, poema del Peresio, fu interrotta dalla morte.
V. tavv. LXXIII e LXXIV.
Bibl.: C. Falconieri, Mem. intorno alla vita e alle opere di B. P., Roma 1835; O. Raggi, Cenni intorno alla vita e alle opere principali di B. P., ivi 1835; F. Gerardi, Biografia di B. P., ivi 1935; R. Calzini, B. P. Il glorificatore della vita romanesca, in Emporium, XXXIV (1911), pp. 83-97; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXVII, Lipsia 1933 (con ampia bibl.); R. Pacini, B. P. e la Roma del tempo suo, Milano 1935.