MONTALBANO, Bartolomeo
MONTALBANO (Montalbani), Bartolomeo. – Nacque presumibilmente a Bologna all’inizio del secolo XVII da Bartolomeo e da Giulia Gibetti (o Zibetti).
Il padre discendeva da un insigne casato di origine friulana, quello dei Mont’Albani della Fratta, residente a Bologna dal Medioevo: agiato commerciante di sete, nel testamento vergato nel 1638 viene definito «nobilis Bononiae». La madre era figlia del medico Ovidio Gibetti. La coppia ebbe una prole piuttosto numerosa, di entrambi i sessi, ma solo dei quattro maschi è serbato il ricordo, specie del primogenito Giovan Battista (1596-1646) e di Ovidio (1601-71). L’uno, dalla biografia avventurosa di viaggiatore e uomo d’armi, si condusse fino in Turchia per morire poi a Candia servendo la Serenissima. L’altro fu lettore di filosofia, matematica, diritto nello Studio bolognese e tenne diverse magistrature cittadine.
Il M. e l’altro fratello Guido (1600-98) divennero frati minori conventuali e praticarono la professione di musicisti. Entrambi trascorsero gran parte della loro esistenza in patria, presso il convento bolognese di S. Francesco, la cui chiesa accoglieva, peraltro, la cappella di famiglia. Il M. vestì l’abito il 20 ott. 1619, professando i voti solenni il 22 luglio 1622.
Nel 1629 era maestro di cappella nella chiesa di S. Francesco a Palermo da dove stampava quel che oggi resta della sua produzione compositiva, vale a dire le Sinfonie ad uno, e doi violini, a doi e trombone con il partimento per l’organo, con alcune à quattro viole e i Motetti ... ad 1. 2. 3. 4. & 8 voci, con il partimento per l’organo, et una messa à 4.
Assai curioso che di questi mottetti venissero alla luce nello stesso momento due distinte edizioni, contrassegnate rispettivamente come «Opera seconda» e «Opera terza», in tutto identiche eccetto che per le lettere di dedica datate tuttavia il medesimo giorno, 12 apr. 1629. L’op. 2 è indirizzata a Francesco Bargellini, nobile bolognese di stanza a Palermo imparentato con i Montalbano; l’op. 3 ai confratelli del convento bolognese. Il volume annovera 10 mottetti per varie combinazioni vocali - ma nessuno a 3 voci, a differenza di quanto dichiarato dal frontespizio; tutti con il basso continuo per l’organo a parte il nono, Ecce nunc tempus, che richiede invece quattro voci a cappella e presenta al suo interno passaggi per quinte parallele, una particolarità di scrittura tipica del genere profano della villanella. Il libro contiene inoltre la messa «Quis est iste?» concertata a quattro voci con il basso continuo: Sanctus e Agnus Dei sono brevissimi per lasciar spazio, spiega l’autore, all’esecuzione di qualche mottetto o sinfonia a piacere.
Le sinfonie avrebbero potuto essere tratte dall’op. 1, indirizzata a padre Bonaventura Arizzo (Arezzo), provinciale e commissario generale dei minori conventuali nel Regno di Sicilia. I due religiosi si erano visti una sola volta a Roma; ciononostante quell’incontro «m’obligò tanto, che lasciai patria, non curai lunghi viaggi, e me ne corsi à servirla in questa cappella di S. Francesco a Palermo», rammenta con enfasi romanzesca il M. al dedicatario.
La raccolta comprende 13 pezzi: 4 sinfonie per violino e basso continuo, 2 per due violini e basso, 2 per due violini, trombone e basso, 5 a quattro viole. Come dei veri e propri ritratti in musica, ciascuna porta un titolo caratteristico (Fiumicello, Turri Nova, Tocco, Arancelli) perlopiù comunque suggerito dal cognome di appartenenti alle alte gerarchie minorite dell’isola; alla prima sinfonia Arezzo seguono infatti Zambiti, Sghemma e via così, in omaggio ai padri Ottavio Zambiti, Gaspare Sghemma, Girolamo Geloso, Bartolomeo Marescotti, ma pure al già citato Bargellini. Singolare che sulla stampa siano tracciate a penna differenti legature d’espressione e fraseggio: se fossero d’autore (conseguenza, per esempio, della mancanza di caratteri tipografici adatti allora a rappresentare siffatti segni) e l’edizione fosse davvero uscita così sul mercato, ciò collocherebbe il M. tra i primi a far uso delle legature.
Sul piano storico, di sviluppo della moderna tecnica violinistica, queste sinfonie (termine all’epoca praticamente equivalente a «sonata») rivestono un’importanza notevole. Specialmente le prime quattro, dove il M. ricava dallo strumento il massimo del virtuosismo allora concepibile ponendosi tra i compositori più avanzati in tale repertorio. Entro una struttura rapsodica, con molteplici cambiamenti di passo («tardo» e «presto», che suggeriscono una primitiva ripartizione in tempi) e contrapposizioni dinamiche (scarti fra «forte» e «piano» a generare effetti d’eco), il violino si muove ora lesto e brillante, ora intenso ed espressivo, sovente replicando brevi incisi melodici a distanze intervallari diverse, per progressioni. Nella sinfonia a quattro viole Turri Nova si rinvengono citazioni dal celeberrimo madrigale Ancor che col partire di Cipriano de Rore, uscito per la prima volta nel 1547.
Nell’aprile 1633 il M. risulta aver fatto ritorno al convento di Bologna, da cui si assentò nel settembre successivo e fino al novembre 1634. Nel febbraio 1635 suo fratello Guido fu nominato maestro di cappella e il M., l’anno dopo, «spenditore» del convento.
Tale mansione gli procurò anche qualche fastidio. Difatti nel maggio 1650 il suo operato fu sottoposto al giudizio dei confratelli. In quanto responsabile delle spese per i pasti e della loro somministrazione, gli si imputava di aver troppo lesinato su peso, qualità e quantità degli alimenti. Interrogati singolarmente, i frati non poterono tuttavia lamentarsi della condotta del M., e anzi tutti affermarono di esser stati trattati bene da lui, cosicché l’accusa cadde.
Dal convento il M. si allontanò di nuovo dal maggio 1640 al febbraio del 1642; nell’aprile di quell’anno assunse il magistero della cappella musicale conservandolo perlomeno fino al 1647, anno in cui, da maggio a luglio, si recò a Roma per partecipare al capitolo generale del suo Ordine. Non è chiaro se in veste di musicista o no, e certo né come organista né tantomeno come maestro di cappella, il quale era invece fra Bonaventura Rubino (cfr. Casimiri, p. 196). Nel maggio 1649 il M. fu inviato in spedizione diplomatica a Venezia per perorare la causa del padre baccelliere Albona, fatto incarcerare a Padova dal vescovo della città mentre vi si trovava in missione per conto del convento bolognese. Nell’aprile 1650 il M. aveva il compito di insegnare la grammatica ai novizi: incombenza, questa, ovunque tradizionalmente associata a quella di maestro di cappella.
L’ultima notizia che lo riguarda data al 18 marzo 1651: quel giorno il superiore del convento di Bologna convocò i confratelli per comunicare l’avvenuta morte del M. a Venezia e ordinare l’inventario di quanto costui conservasse in camera, dove si rinvennero anche alcuni scritti di musica. In seguito suo fratello Guido rivestì di nuovo, periodicamente, la carica di maestro di cappella fino al 1680.
Edizioni moderne: Sinfonie, mottetti e messa 1629, a cura di G. Collisani - D. Ficola Firenze 1994 («Musiche rinascimentali siciliane» XIV).
Fonti e Bibl.: Bologna, Museo internazionale e Biblioteca della musica, H.64: G.B. Martini, Zibaldone Martiniano, pp. 41-43, 46, 79; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, VI, Bologna 1788, p. 51; L. Busi, Il padre G.B. Martini musicista-letterato del secolo XVIII, Bologna 1891, pp. 218-223; L. Torchi, La musica istrumentale in Italia nei secoli XVI, XVII e XVIII, in Rivista musicale italiana, IV (1897), pp. 622 s.; A. Schering, Zur Geschichte der Solosonate in der ersten Hälfte des 17. Jahrhunderts, in Riemann-Festschrift. Gesammelte Studien, Leipzig 1909, p. 317; F. Vatielli, Il Corelli e i maestri bolognesi del suo tempo [1916], in Arte e vita musicale a Bologna. Studi e saggi, Bologna 1927, pp. 156 s.; R. Casimiri, Musicisti dell’ordine Francescano dei Minori conventuali dei sec. XVI-XVIII, in Note d’archivio per la storia musicale, XVI (1939), p. 194; F. Vatielli, Primizie del sinfonismo, in Rivista musicale italiana, XLVII (1943), pp. 124-136; W. Apel, Studien über die frühe Violinmusik II, in Archiv für Musikwissenschaft, XXXI (1974), pp. 212 s.; A. Cavicchi, Aspetti didattici ed elementi di prassi esecutiva nell’opera di Corelli, in Nuovi Studi Corelliani. Atti del II Congresso internazionale, Fusignano …1974, a cura di G. Giachin, Firenze 1978, pp. 95 s.; D. Ficola-G. Collisani, B. M. da Bologna, musicista francescano, in Studi musicali, XVI (1987), pp. 133-156; G. Collisani, Le «Sinfonie», i «Motetti» e la «Messa» di B. M., in Musica sacra in Sicilia tra Rinascimento e barocco, Atti del Convegno, Caltagirone … 1985, a cura di D. Ficola, Palermo 1988, pp. 249-259; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, II, p. 119; Supplemento, p. 545; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, VII, pp. 34 s.; Riemann Musik Lexikon, 12ª ed., Ergänzungsband-Personenteil, II, p. 215; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, V, p. 152; The New Grove dict. of music and musicians, XVII, p. 13; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XII (2004), col. 369.