MONTAGNANA, Bartolomeo
MONTAGNANA, Bartolomeo. – Nacque a Padova probabilmente verso il 1380 da Giacomo, un chirurgo appartenente a una famiglia originaria di Granarolo Mantovano trasferitasi poi a Montagnana e quindi a Padova, dove aveva acquisito già dalla metà del XIV secolo la cittadinanza.
Dopo aver studiato vari anni sotto la guida di Marsilio Santasofia, il 18 febbr. 1403 il M. si addottorò in medicina, dopo aver sostenuto l’examinatio il 12 febbraio.
Nell’aprile 1403 fu tra i testimoni alla laurea in medicina di Antonio Caritono da Castelvecchio, mentre nell’ottobre dello stesso anno era testimone a un processo celebrato nel palazzo del Comune di Padova dinnanzi al giudice Enrico de Alano. Deve essersi guadagnato presto la stima dei suoi concittadini nell’esercizio della professione medica, se il giurista Francesco Dalle Api nel suo testamento del 1° ag. 1405, disponendo che fosse rifabbricato l’Ospedale di S. Francesco in Este di cui era patrono, ordinò che si consultasse prima il Montagnana. Il 3 ag. 1405 fu tra i testimoni del testamento di Lazzaro Casalino. Nel 1406 era sindaco della fraglia dei medici di Padova e come tale il 5 agosto citò in giudizio Mosè Ebreo, Bencivenga da Faenza e Giovanni da Monselice per aver esercitato la medicina senza licenza del Collegio dei medici.
Nel maggio 1408 era tra i promotori di medicina e nel 1409 cominciò a leggere medicina pratica nello Studio in concorrenza con Giovanni Caronelli, con successo visto che il 18 ottobre di quell’anno il suo stipendio era aumentato di 20 ducati. In questi anni il M. aveva stretto amicizia con il matematico e suo futuro collega Prosdocimo de’ Beldomandi, che il 14 apr. 1410 lo chiamò a testimone di un contratto da lui concluso. Il 15 apr. 1411 il M. fu anche promotore del dottorato in medicina del Beldomandi insieme con i lettori Giacomo Della Torre e Bartolomeo Santasofia. Dal 1422 al 1435 insegnò medicina pratica straordinaria con lo stipendio di 100 ducati. L’11 giugno 1424 era presente nel palazzo del Comune di Padova, insieme con i suoi colleghi artisti, medici e giuristi (tra cui Antonio Cermisone, Galeazzo Santasofia, Giovanni Caldiera, Prosdocimo de’ Beldomandi e Iacopo Langoschi), alla lettura di una ducale del doge Francesco Foscari del 2 giugno 1424 nella quale si comminavano pene ai professori che tralasciassero le letture. La sua crescente celebrità, dimostrata dalla richiesta da varie parti d’Italia di consulti e consilia medici, fece sì che nel 1425 il doge Foscari lo inviasse a Treviso per curare Francesco Bussone conte di Carmagnola, capitano generale delle armate veneziane. Il 15 ag. 1445 il M. venne eletto anche sindaco del Collegio dei filosofi e medici .
Già dal 1435 era passato all’insegnamento di medicina pratica ordinaria che tenne sino alla morte avvenuta probabilmente agli inizi del 1452. Fu sepolto nella chiesa degli Eremitani a Padova.
Il M. aveva avuto due mogli. Nel novembre 1420 si era sposato con Caterina de’ Novelinis da cui aveva avuto due figlie (maritate l’una con il nobile padovano Francesco Orsato e l’altra con il nobile vicentino Antonio Bertoldo, genero cui il M. destinò il suo consilium n. 4), rimasto vedovo, aveva poi, in data ignota, preso in moglie Bartolomea di Giacomo del Mino da cui aveva avuto tre figlie e un figlio, Giacomo, dottore in arti e medicina. È probabile che anche un’altra figlia del M. sia andata sposa ad un membro della nobile famiglia padovana degli Orsato, Reprandino, che fu massaro del Santo e discreto rimatore: infatti Lodovico Sambonifacio in una lettera del 1444 indirizzata all’Orsato gli si rivolge come a genero del M. «famosissimum iubar italicum summumque decus patavum» (Segarizzi, 1910). Forse proprio per dotare le sue tante figlie il M., che certo avrà tratto forti guadagni dalla professione e dalla compilazione dei suoi richiestissimi consilia, sarà stato portato a contrarre debiti con quel banchiere ebreo Giuseppe, che fu poi inquisito per non aver chiesto la licenza di tenere banco di prestiti: nel suo registro di banco, infatti, appaiono due mutui contratti nel 1446 dal M., uno di 12 ducati e un altro di 100 ducati (Medin - Tolomei). Destituita di fondamento – come ha ben chiarito Pesenti (1985) – la notizia che il M. fosse fratello del grecista ed ebraista padovano Pietro da Montagnana.
Opere. Consilia. Il M. è autore di più di 400 consilia medici, stesi, come confermano le ricerche di T. Pesenti, tra il 1428 e il 1448 circa e ancora in attesa di diligente classificazione. Un corpus di 305 consilia è conservato da una edizione curata nel maggio del 1476 da uno scolaro del M., Gerardo Boldiero, e dal dottore in medicina Giacomo Vitali (Padova, Pietro Maufer, Indice generale degli incunaboli [=IGI], 6698), che organizzarono la silloge riunendo gli scritti per gruppi di argomento omogeneo dando loro un titolo che ne indicasse perspicuamente il contenuto nosologico e redassero un indice che indicava anche le varie partizioni interne ai consilia, trasformando, quindi, «une série d’actes professionnels en un manuel pour les étudiants et en un vademecum utile aux médecin» (Agrimi - Crisciani). Molti altri consilia, oltre quelli stampati, sono conservati in vari manoscritti (Pesenti, 1984) tra i quali si distingue la silloge di 156 consilia messa insieme nella seconda metà del XV secolo da Hartmann Schedel e conservata nel ms. Lat., 25 della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera, corredato da un indice disposto secondo le fen del Canone di Avicenna. Altri manoscritti non indicati da Pesenti in cui si trovano consilia inediti – sparsi o in silloge – sono: Bonn, Universitätsbibliothek, ms. S. 480; Graz, Zentralbibliothek der Wiener Franziskanerprovinz, ms. s. n. (7604 del catalogo); Firenze, Biblioteca nazionale, Nuovi Acquisti, ms. 1077; Lipsia, Universitätsbibliothek, ms. 1167; Lucerna, Zentralbibliothek, ms. 6; Norimberga, Stadtbibliothek, ms. 20; Salisburgo, Erbischöfliches Priestersmunar, ms. Cm.241; ibid., Universitätsbibliothek, ms. M.II.17; Torino, Biblioteca nazionale, ms. F.II.4; Bibl. apost. Vaticana, Reg. lat. 1297; Pal. lat., 1090; Wrocław, Biblioteka Uniwersytecka, mss. III.F.9, III.F.13, III.F.27. Due consilia non compresi nella silloge a stampa del 1476 sono stati editi e studiati in A.P. Gaeta, Due «Consilia» (del 1441 e del 1448) di B. da M. Senior (cod. Vat. lat. n. 4872), in Atti del XIV Congresso internazionale di storia della medicina, Roma-Salerno... 1954, Roma 1954, pp. 218-232.
Il M. è, con il suo collega Cermisone, il più fecondo scrittore di consilia medici del XV secolo e può considerarsi come il sistematizzatore, di fronte alle future generazioni di medici, della più perfetta e articolata struttura di questo genere di scrittura scientifica. I consilia, stesi dal M. dopo una visita autoptica o dopo che i medici curanti lo avevano informato sulla malattia, sono destinati alla più nobile e illustre clientela non solo delle provincie friulane e venete, ma anche della Curia romana e dell’aristocrazia tedesca, che tanti suoi scolari tedeschi ritornati in patria dopo gli studi a Padova stavano curando. Tra i clienti del M. si contano infatti, per esempio, la contessa della Mirandola (consilia 81 e 218 della silloge del 1476), il conte del Palatinato Ludovico (cons. 16), Enrico cancelliere del duca di Baviera (cons. 128), il condottiero abruzzese al servizio della Repubblica di Venezia Gentile da Leonessa (cons. 133), fra Bernardino da Siena (cons. 238), il cardinale Bessarione (cons. 186, per il quale vedi anche i consilia contenuti nel ms. Urb. lat., 1416 della Bibl. apost. Vaticana), un Niccolò de Conti, che potrebbe ben essere sia il famoso viaggiatore chioggiotto sia l’astronomo padovano (cons. 277) e anche alcuni membri della comunità ebraica padovana (cons. 30 e 296). Notevoli tra questi consilia quelli dedicati ad alcune malattie psichiche o psicosomatiche dove il M. sperimenta un suo stile di descrizione psicologica di notevole penetrazione e analiticità: così è l’anamnesi sottile e ben condotta di un caso di impotenza sessuale causato da trauma psichico e fantasie omosessuali (consilium 15 della silloge a stampa) o la descrizione di una malinconia con accessi di smodata devozione religiosa e manie di persecuzione (cons. 39) o quella di un giovane nobile che si credeva un grande della Chiesa (cons. 47). Interessante l’insinuante retorica dei prologhi dei consilia – che nel M. si fanno talora molto ampi – rivolti di norma all’illustre malato o ai medici che lo avevano in cura: qui si alternano lodi della scienza medica, affermato orgoglio di appartenere a una tradizione di ethos scientifico, in cui vige, di contro alla tradizione retorica, esclusivamente il rispetto per la verità, ma poi anche rassicurazioni sull’ormai raggiunta certezza e completezza del sapere medico, che il M. bilancia poi con un prudente mettere le mani innanzi, ribadendo continuamente che si rallegrerebbe se il morbo fosse di così facile cura, come è facile e sicura la scienza da cui promana la sua diagnosi. E certo leggendo questi consilia si capisce lo sfondo di tante invettive quattrocentesche e cinquecentesche contro l’arte medica, perché qui trionfa una concezione della medicina «nella quale la correttezza della diagnosi e soprattutto l’efficacia delle terapie poteva contare molto meno della capacità di offrire una spiegazione teorica delle malattie fondata sull’interpretazione delle dottrine degli antichi» (Bianchi).
Antidotarium. Compilazione diffusissima anteriore al 1445 – dato che è già contenuta nel ms. Vat. lat. 2482 della Bibl. apost. Vaticana scritto negli anni 1443-45 – che fu stampata la prima volta in calce alla citata edizione 1476 dei Consilia e poi in tutte le sue riedizioni. Oltre i manoscritti enumerati da Pesenti (1984, pp. 154 s.), essa è conservata anche in: Altenburg, Stiftsbibliothek, ms. AB.13.F.7; Bethesda (MD), National Library of Medicine, ms. 74; Firenze, Biblioteca nazionale, Nuovi Acquisti, 1077; Lipsia, Universitätsbibliothek, ms. 1194; New Haven (CT), University Medical Library, ms. 48; Norimberga, Stadtbibliothek, ms. 20; Parigi, Bibliothèque nationale, manoscritto unito allo stampato di Matteo Salvatico in Réserve, Te.13815.B.b; Vienna, Schottenkloster, ms. 273 (ora 268).
De balneis Patavinis o meglio De aspectu, situ, minera, virtutibus et operationibus balneorum in comitatu Patavino repertorum. È una sorta di consilium molto ampio scritto per Malatesta Malatesti da Pesaro, dove si prescrivono le modalità per prendere i bagni e le acque delle tante fonti termali delle colline euganee e la dieta che si conviene a questa cura. Non si conoscono manoscritti. Fu pubblicato di seguito alla citata edizione 1476 dei Consilia e ristampato poi non solo in tutte le riedizioni di essi, ma anche isolatamente in alcune sillogi cinquecentesche (Pesenti, 1984, p. 155).
De urinarum iudiciis. In alcuni manoscritti è chiaramente esplicitato il dubbio del copista se il trattato dovesse attribuirsi al M. o al suo scolaro Zaccaria Dal Pozzo senior da Feltre, che probabilmente aiutò semplicemente il maestro nella redazione dell’opera, come è chiarito da Pesenti (2004). Il trattato è conservato in vari manoscritti (Pesenti, 1984, pp. 156 s.), cui sono da aggiungersi quelli indicati poi dalla stessa Pesenti (2004, p. 23 n. 9). Il trattato fu edito isolatamente sotto il nome del M. già nel 1487 (Padova, presso Mattheus Cerdonis, IGI, 6701), e poi ristampato e tradotto in francese in raccolte (Pesenti, 1984, p. 157).
Diffiniciones terminorum medicinalium. Il trattato, conservato solo in due manoscritti di origine tedesca (ibid., p. 156), impropriamente si intitola di solito De febribus per il fatto di contenere al suo inizio una definizione della febbre. Esso è invece un elementare lessico di termini medici, frutto probabilmente di lezioni date dal M. allo scolaro tedesco a Padova, Brocardo de Horneck, estensore di uno dei due manoscritti sopracitati, il Würzburg, Universitätbibliothek, ms. M.ch.q.1, cc. 7r-11r, come si può vedere dall’incipit: «Diffiniciones terminorum medicinalium doctoris et monarche insignis Bartholmei Montagnani ad dominum Brocardum de Horneck Alamannum scolarem novellum diligentissimum, filium suum amantissimum».
De compositione et dosi medicinarum. Il trattato riprende vistosamente nella sua seconda parte – talora anche letteralmente – il brevissimo Tractatus de dosi medicinae o Tractatus ad inveniendam dosim cuiuscumque medicinae di Mondino de’ Liuzzi. Ai manoscritti che lo conservano (ibid., pp. 155 s.) si deve aggiungere anche il ms. di S. Candido-Innichen, Biblioteca della Collegiata, VIII.c .4, cc. 152r – 161v. Per la possibile parte avuta da Zaccaria Dal Pozzo nella redazione controversa di questo breve scritto si rimanda a Pesenti (2004, pp. 24 s.). Fu stampato la prima volta in calce all'edizione 1476 dei Consilia e poi in tutte le riedizioni di essa. Fu edito anche isolatamente in molti manuali introduttori per medici e farmacisti (Pesenti, 1984, p. 156).
Recepte. Sono ricette del M., raccolte da scolari o durante le lezioni o le visite mediche, conservate da farmacisti o magari estratte dall’Antidotarium o dai Consilia. Raccolte di esse sono nei manoscritti elencati da Pesenti (1984, p. 143), cui si possono aggiungere: Londra, British Library, Sloane, 259; Napoli, Biblioteca nazionale, ms. VIII.D.46; Roma, Biblioteca dell'Accademia nazionale dei Lincei e Corsiniana, Corsini, 1786 (36. G. 3).
Non è del M., ma di Bartolomeo Montagnana iunior, probabilmente bisnipote del M., la Practica contenuta nel ms. Marc. lat. VII, 66 (=9684) della Bibl. naz. Marciana di Venezia.
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