GNOLI, Bartolomeo
Figlio di Rinaldo e Catterina degli Alberti, veneziana, nacque nel 1607 a Ferrara, dove fu battezzato l'11 marzo.
Il 6 ag. 1630 venne eletto notaro d'argine (Ferrara, Archivio storico comunale, Deliberazioni, G, c. 201) con la "solita pensione di 50 scudi ogni anno" (ibid., H, c. 551).
Da questo momento ebbe inizio la sua carriera come tecnico all'interno del principale organo di governo cittadino, che proseguì nel 1637 con una sorta di nomina in pectore. Per ordine del cardinale legato Stefano Durazzo, il 14 marzo, lo G. venne eletto coadiutore dell'ormai anziano giudice di confine Girolamo Roscello.
L'elezione dello G. a questo incarico comportava che egli dovesse "servir gratis per tutto il tempo, che viverà il medesimo Roscello […] Dopo la cui morte abbia il Coadiutore ad entrar Giudice delle Confine, con la stessa provisione che ora dal Comune ha il medesimo Roscello" (ibid., H, cc. 381 s.).
Il 22 ott. 1637 lo G. diventò anche "visitatore" dell'Ufficio delle riparazioni delle case dei quartieri dei soldati, con uno stipendio di 2 scudi al mese (ibid., c. 523). Morto il Roscello, lo G. venne eletto giudice di confine il 26 genn. 1638. Nel 1639 si sposò con Eleonora Montecchieri (Archivio Gnoli, Albero genealogico, cc. n.n.).
Insieme con la carica di giudice di confine, lo G. dovette ereditare dal Roscello anche il compito di esaminare i candidati al notariato, visto che il 1° sett. 1639 ne interrogò cinque e li sottopose a diverse prove: disegno, livellazioni, far di conto (ibid., c. 147).
A testimonianza di un preciso impegno dello G. verso la formazione dei giovani tecnici, Bondanini segnala il Trattato de' lavorieri d'argine (Modena, Biblioteca Estense, mss. Y-A.6.27), composto sulla base di sue carte probabilmente intorno al 1658.
L'"eccelente habilità" (Penna, p. 88) dello G. è segnalata durante i lavori per la presa della terribile rotta che fece il Po a Zocca il 28 sett. 1640. Il 22 nov. 1641, all'unanimità, venne creato giudice d'argine sopra la guardia di Francolino (Ferrara, Archivio storico comunale, Deliberazioni, I, c. 491).
Nel 1642 i funzionari del duca di Modena richiesero allo G. una consulenza nell'ambito del decennale contenzioso con la Camera apostolica circa la giurisdizione delle valli di Comacchio. Nella Scrittura e relazione sopra la città e valli di Comacchio sottoscritta e giurata il 30 ott. 1645 (Archivio di Stato di Modena, Casa e Stato, Controversie di Stato, b. 537: pubblicata parzialmente in Rossi, 1995, p. 182), lo G. sposava la tesi ducale motivando la natura artificiale delle valli contro la naturalità pretesa dalla controparte.
Il 12 giugno 1646, su segnalazione di Alberto Penna, uno dei componenti del Consiglio centumvirale del Maestrato, venne proposta una nuova gratifica economica allo G. "per li dissegni fatti, e mandati a Roma" (Ferrara, Archivio storico comunale, Deliberazioni, L, c. 347). Le diverse segnalazioni riguardanti la "perfezione" dei suoi disegni pongono in luce il ruolo sempre più importante assunto dallo G. come cartografo.
Lo G. fu il primo a concepire un'ordinata raccolta di cartografie illustrante le dinamiche e le problematiche proprie dello Stato ferrarese. Dalle fonti pervenute non sembra che dietro l'allestimento del suo "atlante", redatto nel 1646, ci fosse un preciso ordine del Maestrato o del legato pontificio; ma pare a tutti gli effetti un'iniziativa autonoma. Sappiamo inoltre che per volere dello stesso G. "un libro della sua professione" doveva, alla sua morte, essere messo "in perpetuo nell'archivio di detta ill.ma Comunità" (ibid., L, c. 437, 27 marzo 1647). Si tratta della raccolta intitolata Carte generali e particolari di tutto lo Stato di Ferrara disegnatte in propria forma da Bartolomeo Gnoli che, entrata nel patrimonio del Maestrato, servì a lungo da modello per gli altri tecnici (Rossi, 1991).
Dal 1630 fino alla morte lo G. operò assiduamente in tutto lo Stato, redigendo un cospicuo numero di cartografie: di accertate ne conosciamo circa un centinaio, e possiamo risalire al suo operato in massima parte tramite copie effettuate da altri tecnici.
Alberto Penna nel 1658 e nel 1662 confezionò due atlanti, dedicati rispettivamente ai cardinali legati Lorenzo Imperiali e Giacomo Franzone (Ferrara, Biblioteca comunale Ariostea, NA 49, e Bologna, Archivio arcivescovile, Carte Breventani, H [1] III, a-d), inserendo al loro interno anche una Compendiosa descrittione dello Stato di Ferrarain generale e delle sue parti in particolare; per tale lavoro Penna utilizzò e manipolò, per scopi personali, i disegni contenuti nel'"atlante" dello G. giocando tuttavia un ruolo fondamentale nella trasmissione ai posteri del lavoro di questo.
Lo G. morì a Ferrara nel 1647 e fu inumato il 14 marzo nella chiesa di S. Paolo, luogo di sepoltura di altri componenti della sua famiglia (Archivio di Stato di Ferrara, Comune, Registro dei morti, Libro XXIV, anno 1647, n. 55).
La notizia di un'attività dello G. come architetto e incisore riportata, a partire dal XVIII secolo da numerosa letteratura (Borsetti, 1735), ha contribuito a costruirne un distorto profilo biografico; egli fu infatti principalmente un cartografo e tecnico stipendiato dalla Comunità ferrarese. Esistono tuttavia alcune incisioni all'acquaforte, relative agli scontri armati che si ebbero nel Ferrarese durante la cosiddetta "guerra dei Barberini", in cui compaiono (sulle cosce dei cavalli) le lettere "B G" che suggeriscono una possibile attribuzione allo G. (Ferrara, Biblioteca Ariostea, Cl. I, 763, nn. 173 s.; Raccolta iconografica ariostea, s. XIV, n. 21). A differenza di quanto riportato in alcuni repertori storico artistici (per esempio Thieme - Becker), non si è trovata traccia di un'incisione dello G. dall'Ecce Homo di Guercino (P. Bagni, Il Guercino e i suoi incisori, Roma 1988).
Nella letteratura sugli incisori e pittori, insieme con lo G., viene spesso citato Alberto, che dall'Albero genealogico risulta essere figlio suo e della moglie Eleonora, nato a Ferrara nel 1647. Tuttavia in una fede datata 29 apr. 1677, l'architetto Carlo Pasetti afferma di "havere esso S. Bartolomeo sempre tenuto in conto di figliolo, e come tale trattato et alimentato nella casa sua propria e con le proprie sostanze il Sig. Alberto sud.o sino al tempo della sua morte, et ho sentito più volte di propria bocca esso S. Bartolomeo nominarlo per figliolo, e vice versa esso S. Alberto nominare esso S. Bartolomeo per padre": ciò che farebbe supporre una sorta di affiliazione da parte dello G. più che una paternità vera e propria. Nel 1675 Alberto risulta ricoprire il ruolo di notaro d'argine, a sorveglianza dei lavori per l'edificazione di uno dei tre sostegni sul Volano. Penna (p. 142) lo definisce, insieme con il collega Ruberto Ubaldini "molto versati nell'architettura, & intendenti delle mecaniche" (si veda anche Baruffaldi, 1700, p. 242). La sua attività di cartografo è attestata da Ferrante Franchi che riprodusse otto disegni redatti da Alberto tra il 1668 e il 1669 (Rossi, 1991, pp. 70-73). Un'altra testimonianza del suo operato, questa volta in veste di architetto, è riportata da Baruffaldi (1700, p. 57) che registra, nel 1660, la sua ideazione ed edificazione a Ferrara, insieme con Pasetti, del "Teatro novo" nel "cortile della corte degli antichi Principi Nostri", al posto dell'incendiato e distrutto teatro dell'Accademia degli Intrepidi.
Alberto morì a Napoli il 9 apr. 1677 (Archivio Gnoli, Miscellanea), dove si trovava al servizio del cardinale Sigismondo Chigi, già legato di Ferrara. Con Alberto si estinse la linea familiare degli Gnoli del Finale, iniziata con Tommaso I (1547 circa - 1591).
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio storico della famiglia Gnoli, Miscellanea di cc. n.n. e Albero genealogico; Ferrara, Biblioteca comunale Ariostea, Archivio Pasi, b. 12, f. 761, Gnoli, docc., 1709, 1725; cl. I, n. 222: Memoria di carattere autografo di mons. Conte Tommaso Gnoli (metà del sec. XIX); A. Penna, L'idea del perfetto giudice d'argine, Ferrara 1692, pp. 88, 142; G. Baruffaldi, Dell'istoria di Ferrara…, Ferrara 1700, pp. 57, 61, 225, 242; Id., Vite de' pittori e scultori ferraresi (1675-1755), II, Ferrara 1844-48, pp. 591 s.; F. Borsetti, Historia almi Ferrarie Gymnasii, II, Ferrariae 1735, p. 449; L. Ughi, Dizionario storico degli uomini illustri ferraresi, Ferrara 1804, p. 20; L.N. Cittadella, Notizie amministrative, storiche, artistiche relative a Ferrara ricavate da documenti, I, Ferrara 1868, p. 680; R. Almagià, Monumenta Italiae cartographica, Roma 1929, tav. LII; Id., Documenti cartografici dello Stato pontificio, Città del Vaticano 1960, pp. 31 s.; A. Bondanini, Contributi per la storia della cartografia ferrarese. Cinque studi, in Atti memorie della Deputazione provinciale ferrarese di storia patria, s. 3, XXIX (1981), p. 76 n. 8; M. Rossi, Atlante del Ferrarese. Una raccolta cartografica del Seicento, Modena-Ferrara 1991; Id., L'immagine delle valli di Comacchio: la cartografia tra tecnica e politica, in Storia di Comacchio nell'età moderna, a cura di F. Cazzola, II, Bologna 1995, p. 182; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, p. 276; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori…, VI, p. 112.