FORTEGUERRI, Bartolomeo
Nacque a Siena il 24 febbr. 1751 da Niccolò e Berenice Pannilini. La sua antica famiglia, che apparteneva anche al patriziato di Pistoia, aveva espresso nei secoli personalità rilevanti nel campo della cultura letteraria e in quello ecclesiastico. Ricevuto il titolo di patrizio senese, il F. fu educato nella sua città natale fino al 1766. Pronto a partire per Roma, dove avrebbe dovuto completare gli studi umanistici, fu chiamato a far parte della marineria del granduca di Toscana Pietro Leopoldo. Recatosi con il consenso dei familiari a Livorno, acquisì le necessarie conoscenze della navigazione e fu inquadrato nella marina granducale con il grado di guardiamarina.
Fu subito imbarcato sulle navi militari impegnate nel Mediterraneo contro la pirateria barbaresca. Le compagnie di navigazione olandesi e inglesi subivano sistematiche aggressioni che rendevano il commercio marittimo estremamente incerto. Le fregate toscane insieme con quelle inglesi cercavano di proteggere per quanto possibile i naviganti ma i risultati non sempre erano brillanti. Il F. fu per alcuni anni impegnato in questo difficile compito. Il 20 genn. 1771 fu promosso tenente di vascello. Nel 1775 partecipò alla spedizione contro Algeri, finanziata e sostenuta militarmente dalla Spagna: fu in occasione di questa impresa che il F. chiese e ottenne di potersi imbarcare su navi militari inglesi. Navigò nel Mediterraneo e nel Mar Nero, visitando numerosi porti e città orientali.
Fatto ritorno in Toscana nel 1777, il F. decise d'imbarcarsi per nuovi viaggi. L'anno successivo, ottenuta l'autorizzazione del granduca, salpò dal porto di Livorno su una nave da guerra francese diretta a Tolone. Qui fu accolto dal conte Ch.-H. d'Estaing, comandante della squadra navale pronta a salpare per una lunga spedizione in sostegno delle tredici colonie d'America contro il Regno Unito.
Le navi da guerra si recarono nel porto bretone di Brest e da qui iniziarono una serie d'incursioni contro le imbarcazioni inglesi dirette oltreoceano. Il F. ebbe modo di stringere saldi legami di amicizia col d'Estaing e di farsi particolarmente apprezzare per le sue conoscenze tecnico-militari. Sui legni francesi percorse migliaia di miglia, e negli ultimi due anni della guerra d'indipendenza americana fu al comando di un vascello. Nel 1782 fu nominato membro dell'Accademia reale della marina francese.
Il 27 ag. 1783 il F. otteneva il permesso di vestire la divisa della marina di Francia, ricevendo vantaggiose offerte per continuare il suo servizio. Tuttavia preferì ritornare in patria. Comunque poté curare i suoi interessi familiari solo per alcuni mesi, in quanto il 1° dic. 1783 J.F.E. Acton - già comandante della marina toscana, chiamato poi dal re di Napoli Ferdinando IV a riorganizzare la marina da guerra -, lo invitò a entrare nella marina napoletana.
Il F. aveva i requisiti giusti per figurare tra i protagonisti di questo nuovo corso. Nei primi giorni del gennaio 1784 egli venne inquadrato con il grado di capitano di fregata. Solo pochi mesi dopo il suo arrivo a Napoli, l'Acton, segretario di Stato, in accordo con il governo spagnolo, decideva di riprendere le ostilità contro la pirateria barbaresca.
L'obiettivo di questa azione coordinata era ancora una volta Algeri. Il contingente navale napoletano era composto da due vascelli, tre fregate, due sciabecchi, due brigantini e altrettante polacche. Il comando della squadra fu affidato al brigadiere G. Bologna, ma in realtà fu il F. - imbarcato sul vascello "S. Giovanni" - a dirigere le operazioni. La mattina del 18 maggio 1784 le navi lasciarono Napoli per unirsi nel Mediterraneo alla flotta spagnola e dirigersi poi verso le coste africane. Durante i tre mesi dell'assedio alla città di Algeri il F. ebbe occasione di mostrare le sue notevoli capacità marinare e di attenuare le conseguenze dei non pochi errori commessi dal comandante in capo della spedizione, il tenente generale spagnolo A. Barcellò di Majorca. Quando - il 2 sett. 1784 - la squadra navale fece ritorno dall'Africa settentrionale, Ferdinando IV "volle andarle incontro, e salito sulla nave ammiraglia nelle acque d'Ischia, le piacque venire in rada manifestando a tutti il suo reale compiacimento, ed eleggendo il Forteguerri capitan di vascello" (D'Ayala, 1843, p. 257).
Pochi giorni dopo il F., per smentire un rapporto negativo del capitano R. Quattromani sulla fregata "Minerva" uscita dai cantieri di Castellammare, assunse il comando della nave per circa due mesi costeggiando la Sicilia e dimostrando l'eccellente tenuta dell'imbarcazione. Nel 1785 gli fu affidato il comando del vascello "S. Gioacchino" e, contemporaneamente, ebbe l'onore di ospitare a bordo fino a Livorno i sovrani napoletani diretti a Torino. Al ritorno furono imbarcati dal F. nel porto di Genova e ricondotti a Napoli.
Questo viaggio sancì il grado di autorevolezza e di considerazione raggiunti dal F. nella marina napoletana: l'anno successivo, quando dai cantieri navali uscì il vascello "Partenope", fiore all'occhiello della flotta, il ministero della Marina ne affidò al F. il comando. Egli divenne inoltre ispettore della R. Accademia dei cavalieri, della fanteria marittima e dei cannonieri, nonché sopraintendente degli Arsenali. Nel 1787 gli fu affidato il comando di alcuni legni da guerra che scortavano pescherecci impegnati nella ricerca del corallo in prossimità delle coste della Barberia. Nel 1788 andò in missione in Inghilterra, per recare un omaggio di Ferdinando IV al sovrano Giorgio III. Dopo un anno di riposo, nel 1790, riprese la navigazione lungo le coste del Regno, svolgendo un'intensa attività di formazione dei giovani ufficiali. Il 12 agosto il re lo elevava al grado di maresciallo e gli affidava il comando di una divisione composta da tre fregate e tre corvette. Nel 1792 fece la sua comparsa nelle acque di Napoli la squadra navale francese comandata dal Latouche-Tréville e la flotta napoletana apparve pronta ad affrontare il possibile scontro (ma il re cedette alle richieste francesi).
Nel 1793 fu siglata la convenzione anglo-napoletana e il Regno di Napoli entrò nella prima coalizione antifrancese. La flotta fu immediatamente allertata e il F. si trovò di fronte alla necessità di allestire in tempi ristretti una squadra navale capace di partecipare alle ormai prossime operazioni militari. L'occasione fu subito offerta dalla difesa di Tolone, occupata dagli Inglesi e attaccata dalle truppe repubblicane. Il governo napoletano inviò in aiuto delle truppe britanniche un forte contingente di 4.460 soldati che parteciparono agli aspri scontri contro gli assedianti, appoggiati questi ultimi da un fitto fuoco d'artiglieria diretto dal maggiore Napoleone Bonaparte.
Il F. informò puntigliosamente il ministro Acton sugli avvenimenti militari e diplomatici, denunciando anche il tentativo degli Inglesi di assoggettare il contingente napoletano, e più volte entrando in urto con l'ammiraglio S. Hood al quale era affidato il comando supremo delle operazioni navali e della difesa della città. Il 10 ott. 1793 Hood decise addirittura di togliere al F. ogni autorità e di dirigere personalmente le manovre delle navi napoletane. Il F. si oppose con vigore e dignità, ribadendo sia all'ammiraglio inglese sia al suo ministro della Marina "la volontà del re di Napoli […] di riunire e non di prostituire le sue forze agl'inglesi" (A. Simioni, 1912, p. 649). In risposta l'Acton dava ragione alle rimostranze del F., promettendogli una decisa protesta presso l'ambasciatore a Napoli sir W. Hamilton, anche se, nello stesso tempo, lo invitava a non esasperare il contrasto con il comando inglese. Il precipitare della situazione spinse molti abitanti di Tolone a chiedere asilo alle navi napoletane, ma il F. su questo punto fu irremovibile. Così come non permise che alcun napoletano che aveva lasciato Napoli sulle navi del Latouche-Tréville potesse fare ritorno nel Regno, consapevole, così come emerge dai rapporti confidenziali al ministro Acton, che questi uomini avrebbero potuto minare la fiducia e la fedeltà dei suoi marinai. Il F. riteneva non potessero fare rientro in patria uomini ormai decisamente vicini a idee rivoluzionarie (ibid., p. 652). A Tolone, frattanto, la situazione precipitava e gli eserciti della coalizione subivano continue disfatte. La perdita del forte Malbousquet il 28 nov. 1794 da parte degli Inglesi fu addebitata dal F. esclusivamente agli errori del generale O' Hara. Solo qualche giorno dopo, ormai certo della disfatta, l'alto ufficiale napoletano comunicava all'Acton la necessità di salvare quanto più possibile della squadra navale.
Dopo la caduta di Tolone lo Hood accusò l'esercito napoletano di viltà e giudicò negativamente l'operato del F., costretto a renderne conto al re. Il 12 febbr. 1794, dopo un attento esame degli avvenimenti, il ministro Acton poteva comunicargli la insussistenza delle accuse dell'ammiraglio Hood confermandogli la stima sua e della Corona. Nonostante questo incidente, il F. continuò a cooperare con i comandi inglesi nel Mediterraneo fino al 10 ott. 1796. Tra il 1795 e il 1796 fu formata una divisione di due vascelli e quattro fregate, affidata al comando del F., che il 1° maggio 1797 fu promosso tenente generale. In questo periodo fu imbarcato sul vascello "Archimede" e fu più volte impegnato in viaggi lungo le coste italiane.
In questi anni pubblicò due suoi scritti: uno dedicato alla pirateria, O più pace o più guerra (Napoli 1797), l'altro alla strategia, Proposta di campagna marittima per i bastimenti di guerra del Re delle Sicilie (ibid. 1798).
Il 10 genn. 1798 vi fu un rimpasto ministeriale e il F. fu confermato al comando della Marina, che gli era stato assegnato fino dal 1796, alla scomparsa del maresciallo Danero. Nella notte del 21 dic. 1798 il F. fece parte della ristrettissima corte che accompagnò la famiglia reale al Molosiglio per imbarcarsi sulle lance inglesi (Memoria degli avvenimenti popolari seguiti in Napoli in gennajo 1799, ibid. 1799). Durante il periodo repubblicano il F. fu di stanza a Messina al comando del vascello "Archimede". Dopo la caduta della Repubblica e i successivi processi, il F. rientrò a Napoli insieme con i sovrani. La sua fedeltà fu premiata nel 1800 con la nomina a ministro della Guerra e della Marina (De Nicola, Diario…, I, p. 423) e il conferimento dell'Ordine di S. Ferdinando. L'8 maggio 1803 il De Nicola di nuovo annotava, tra l'altro, che il segretario di Stato F. era stato chiamato a far parte del Consiglio delle Finanze (ibid., II, p. 145).
Tre anni dopo, nella notte fra il 4 e il 5 febbr. 1806, il F. fu costretto ad abbandonare nuovamente Napoli insieme con i membri della famiglia reale mentre le truppe francesi si avvicinavano alla capitale. Giunto a Palermo ormai ammalato e stanco, si sistemò presso il seminario nautico dove spirò il 5 genn. 1809.
Fonti e Bibl.: Documenti relativi alla carriera militare del F. si conservano in Napoli, Archivio militare di Pizzofalcone, fondo Libretti di vita e costumi. Le relazioni del F. all'Acton sull'assedio di Tolone sono conservate presso l'Arch. di Stato di Napoli, Segreteria di Stato degli Affari esteri, Tolone, Spedizione delle truppe di S. M. Siciliana (1793); Segreteria di Guerra, Dettagli della battaglia di Tolone1793. Per la sua attività come ministro della Guerra, Ibid., Segreteria del re, Protocolli del Consiglio di Stato. Una biografia del F. fu pubblicata da M. D'Ayala in Le vite de' più celebri capitani e soldati napoletani dalla giornata di Bitonto fino a' dì nostri, Napoli 1843, pp. 253-272. Il D'Ayala aveva già ricordato la figura del F. in Memorie militari, Napoli 1835, pp. 94 s. La partecipazione alla spedizione di Algeri del 1784 è ricordata da B. Maresca, I marinai napoletani nella spedizione del 1784 contro Algieri (da un diario contemporaneo), in Arch. stor. per le prov. napol., XVII (1892), pp. 808-850; per ulteriori notizie, Id., La marina napoletana nel secolo XVIII, Napoli 1902. Sulla spedizione di Tolone v. A. Simioni, I Napoletani a Tolone, in Arch. stor. per le prov. napoletane, XXXVII (1912), pp. 412-465, 617-663; XXXVIII (1913), pp. 278-310, 367-408. Altre notizie in M. D'Ayala, I Napoletani a Tolone nel 1793, Napoli 1834. Ricordi e annotazioni varie sulla vita militare del F. in A. Simioni, Le origini del Risorgimento politico dell'Italia meridionale, Messina-Roma 1925, I, pp. 58-61; II, pp. 257-263; R. Conforti, Napoli dal 1789 al 1796, Napoli 1883; L. Dal Pozzo, Cronaca civile e militare delle Due Sicilie dal 1734 in poi, Napoli 1857, ad Indicem. Riferimenti al F. in C. De Nicola, Diario napoletano 1798-1825, Napoli 1906, I, p. 423; II, pp. 145, 196. Sui rapporti con Ferdinando IV vedi Diario di Ferdinando IV di Borbone (1796-1799), a cura di U. Caldora, Napoli 1965, pp. 192, 272, 378, 404, 410, 421. Infine, sui rapporti tra il F. e gli alti comandi inglesi: A. Simioni, La marina napoletana nella guerra della prima coalizione (1793-1796), in Studi in on. di Michelangelo Schipa, Napoli 1926, pp. 549-571.