FOLLINI, Bartolomeo
Nacque a Firenze il 15 febbr. 1745 da Francesco, cittadino fiorentino, e da Maria Teresa Mori. Durante l'infanzia ebbe per maestri privati i sacerdoti P. Barsi e T. Macchiolini, quest'ultimo cappellano della cattedrale di Firenze. Passò quindi alle scuole pubbliche dei gesuiti in S. Giovannino e, nel 1759, volendo abbracciare lo stato ecclesiastico, ottenne il posto nel clero eugeniano del duomo. Qui studiò sotto i maestri G. Bertelli e P. Cinganelli, si distinse per le sue qualità e venne nominato sottomaestro. In questo ufficio espresse la sua preparazione letteraria. tenendo due accademie sulla lingua toscana e su una terzina della Divina Commedia. Frequentò come esterno le scuole del seminario fiorentino, imparando la filosofia da C.A. Andreini, il diritto civile e canonico dall'avv. L. Del Sera, la teologia dogmatica da F. Petrini e quella morale dal padre O. Manetti delle Scuole pie. Infine, apprese i primi elementi di greco e di ebraico da A. Bartoli e dal vallombrosano R. Mori. Ordinato sacerdote, fu richiesto come segretario dal consigliere senatore F. Incontri.
Dei suoi interessi culturali e della sua maturazione spirituale nell'ambiente fiorentino per gli anni 1772-76, le missive inviate all'amico F. Fontani allora dimorante a Roma (Firenze, Bibl. nazionale, Carteggio Fontani, cass. I, nn. 129-170). Fin dal novembre 1772 il F. fu assiduo frequentatore dell'Accademia privata di storia ecclesiastica fondata dall'allora canonico S. de' Ricci e composta da giovani sacerdoti. All'interno di questo ristretto circolo erudito - di cui divenne provveditore nel 1773 - il F. lesse una dissertazione sulla "Disciplina antica nell'amministrazione del sacramento dell'olio santo" (marzo 1773) e la prolusione, per l'anno sociale 1774-75, sulla "predicazione dei santi apostoli". Nel frattempo, buon conoscitore della lingua francese, cominciò a tradurre il Traité de la prière publique... del giansenista J.J. Duguet (Paris 1707) e raccolse notizie sulla vita e sugli scritti di questo per premettere all'edizione una breve biografia. Tuttavia questo progetto editoriale, come anche quello ideato d'accordo con P.F. Foggini nel 1776, non andò in porto per difficoltà create dall'editore-stampatore. Questi interessi religiosi, unitamente alla collaborazione coi Fontani, alla stampa di alcune opere di P. Tamburini, qualificano il F. tra quelli "ecclesiastici giansenisti" (così dirà di se stesso in una lettera del 31 ott. 1775 al Fontani), fermamente convinti della necessità di svolgere in prima persona una funzione di propaganda e di servizio, anche nascosto, in favore della "buona dottrina".
Il viaggio a Roma, nel maggio 1775, al seguito del senatore Incontri permise al F. d'entrare in stretto rapporto col gruppo "giansenista" romano (Foggini, A.A. Giorgi, Tamburini, G. Zola) e con figure ad esso vicine, come l'erudito G.C. Amaduzzi, ma lo rese insofferente verso il suo impiego, "essendo tutte quelle cose ch'io faccio non solo di inutilità ma alcune convenienti anche poco al mio stato" (Carteggio Fontani, 16 nov. 1773), e tali da estraniarlo dalle occupazioni preferite (ibid., lettera del 26 sett. 1775). Fu così che, consigliato dal Ricci, nel dicembre 1775 il F. accolse l'invito di diventare segretario del nuovo proposto di Livorno, A. Baldovinetti. Il trasferimento in quella città fu, tuttavia, rinviato al maggio 1776, forse per condurre a termine dei lavori per il Ricci. Ma anche il nuovo incarico si rivelò presto insoddisfacente, non solo perché, a suo dire, a Livorno regnava il "fanatismo" e l'arcivescovo di Pisa vi esercitava una notevole influenza., ma anche a motivo del carattere del Baldovinetti, troppo indolente e insensibile" (ibid., lettera del 24 maggio 1776).
Ritornato a Firenze nel settembre 1776, il F. fu segretario del vicario episcopale - il Ricci (fino al 1781) e successivamente L. Frescobaldi -, alternando il suo ufficio con la crescente collaborazione alle iniziative editoriali del primo e con lo smercio dei libri e delle gazzette (specialmente delle Nouvelles ecclèsiastiques). Fin dalla fondazione egli fu uno dei redattori ed estensori del periodico Annali ecclesiastici, che si pubblicò dal giugno 1780 fino a tutto il 1791 (per la menzione di alcuni suoi articoli, cfr. Arch. di Stato di Firenze, Carte Ricci, f. 75, c. 56; f. 77, cc. 19 e 120; Ibid., Acquisti e doni, f. 145. lettere del 25 ag. 1789 e del 22 dic. 1789; f. 146, lett. del 3 ag. 1784). Nel marzo 1783 ebbe un breve dissidio sulla linea ideologica del periodico con R. Tanzini e F. Fossi, sostenitori delle posizioni regaliste ed episcopaliste ma restii a seguire fino in fondo il rigorismo ricciano (cfr. le illuminanti lettere al Ricci del 24-27 marzo 1783: Carte Ricci, f. 77, cc. 102-107).
Contemporaneamente collaborò alla traduzione ed edizione dell'Histoire ecclésiastique di B. Racine (Storia ecclesiastica, I-XVI, Firenze 1778-82), insieme col Tanzini e con F. Fontani, alla collezione pistoiese della Raccolta di opuscoli interessanti la religione (I-XVII, Pistoia 1783-90; cfr. lettera a C. Mengoni del 12 febbr. 1783: Carte Ricci, f. 77, c. 51), all'edizione delle Opere del Machiavelli apparsa a Firenze tra il 1782-83 d'intesa col Fossi e col Tanzini (lettera al Ricci, 5 febbr. 1783: ibid., f. 77, c. 35), alla stampa di diverse Lettere pastorali del Ricci.
La notevole attività dispiegata dal F. come giornalista, traduttore, editore e diffusore della stampa giansenizzante e filoricciana non venne a lungo tollerata dall'arcivescovo di Firenze, A. Martini, il quale, nella prima settimana dell'aprile 1783 premette sul vicario Frescobaldi perché lo allontanasse dall'impiego presso la curia fiorentina.
Prima del licenziamento formale (16 aprile) il F. aveva implorato l'aiuto del granduca, convinto di essere stato colpito per "la stretta amicizia col vescovo di Pistoia" e per "aver parte negli Annali ecclesiastici, nella Storia di Racine e nel Machiavelli, nell'esser del crocchio del proposto Fossi". Ma un'informativa di F. Seratti al granduca Pietro Leopoldo ribadiva la tesi del Frescobaldi, secondo la quale all'origine del provvedimento era la mancata "buona volontà per prestarli un servizio attivo" (Arch. di Stato di Firenze, Segreteria di Gabinetto, f 34 ins. 7).Essendo state aperte nel novembre 1783 le scuole normali d'Oltrarno, dette anche leopoldine, il F. venne chiamato a insegnarvi lettere umane e, successivamente, a dirigerle come rettore, continuando le lezioni di umanità e di retorica. Gli fu anche affidata l'istruzione religiosa degli studenti con la spiegazione dei Vangeli nella chiesa del Carmine.
Nel periodo dall'ottobre 1783al gennaio 1785il F. non ebbe "altra parte negli Annali che quella di fare l'indice e di rivedere due fogli", cioè numeri, per qualche diverbio col Tanzini, che divenne il redattore. Alcuni articoli già preparati vennero da quest'ultimo corretti o mutilati (lettera al Ricci del 13genn. 1785: Carte Ricci, f. 81, c. 22). Sempre nel 1783il F. e i suoi amici filoricciani, riuniti nel cosiddetto "crocchio" di casa Fossi (Fossi, Tanzini, A. Longinelli, V. Bucelli), diedero vita ad una società che si proponeva di pubblicare una collezione di libri tradotti dal francese sui diritti dei parroci e sugli abusi dei vescovi (Arch. di Stato di Firenze, Reggenza, f. 627 ins. 22). Il loro manifesto venne pubblicato negli Annali ecclesiastici del 26sett. 1783. Anche se i carteggi del F. evitano, forse di proposito, di parlare di queste iniziative, è molto verosimile che egli e il suo gruppo abbiano avuto una parte di rilievo nelle edizioni di scritti parrochisti che precedettero il sinodo di Pistoia del 1786.
Il declino della stella ricciana rallentò notevolmente l'attività culturale del F. ma non la spense mai del tutto. Oltre al lavoro giornalistico per gli Annali ecclesiastici, che lo impegnò in una polemica sempre più dura nei riguardi del Giornale ecclesiastico di Roma (Ibid., Acquisti e doni, f. 147: lettera al Baldovinetti del 22 dic. 1789), egli continuò ad applicarsi nelle traduzioni di testi del tardo giansenismo francese e nella compilazione di opere catechetico-morali per la gioventù.
Lavoro suo furono - secondo quanto attesta l'amico e biografo L. Rigoli - i Misteri e fatti principali della vita di Gesù Cristo estratti dai santi Vangeli con spiegazioni e riflessioni ricavate dai ss. Padri e da altri autori approvati per comodo specialmente della cristiana gioventù (I-IV, Firenze 1788), opera diretta a quanti, "non avendo avuto il comodo d'apprendere le lingue erudite, non hanno meno dei dotti il diritto di sapere cosa loro dica il divino Maestro nel suo Testamento" (I, pp. 111 s.).
Con la chiusura delle scuole leopoldine nel 1792 il F. rimase privo d'impiego pubblico. Continuò tuttavia ad insegnare privatamente la retorica a molti giovani e ad approfondire gli studi classici. Nei momenti di libertà si dedicò alla trascrizione dei codici e manoscritti volgari del Trecento nella speranza di pubblicarli, anticipando in ciò gli interessi dei fratelli Vincenzo, futuro bibliotecario della Magliabechiana, ed Anton Niccolò. Di quest'ultima fase erudita del F. sono rimaste alcune trascrizioni e le giunte e correzioni alla Guida di Firenze (Firenze 1822).
Socio dell'Accademia degli Apatisti e della Società Colombaria, nel 1799 egli fece parte della Società patriottica fiorentina di tendenze filofrancesi e repubblicane. In luglio, dopo la restaurazione del governo lorenese, venne per questo motivo arrestato e carcerato.
Il F. morì a Firenze il 22 dic. 1821 e fu sepolto nel chiostro di S. Marco.
Fonti e Bibl.: L. Rigoli, Elogio del sacerdote B. F., Firenze 1822; Memorie di S. de' Ricci..., a cura di A. Gelli, I, Firenze 1965, p. 33; Carteggi di giansenisti liguri, a cura di E. Codignola, I, Firenze 1941, p. 565 n. 1; E. Codignola, Il giansenismo toscano nel carteggio di Fabio de Vecchi, Firenze 1944, ad Indicem; N. Rodolico, Gli amici e i tempi di Scipione de' Ricci, Firenze 1920, pp. 88 s.; E. Dammig, Il movimento giansenista a Roma nella seconda metà del secolo XVIII, Città del Vaticano 1945, ad Indicem; M. Rosa, Dispotismo e libertà nel Settecento, Bari 1964, p. 69; C. Cannarozzi, I collaboratori giansenisti di Pietro Leopoldo granduca di Toscana, in Rass. stor. toscana, XII (1966), pp. 44 ss.; G. Turi, "Viva Maria". La reazione alle riforme leopoldine (1790-1799), Firenze 1968, p. 167; L. Neppi Modona, Il diario delle persecuzioni di Ferdinando Fossi negli anni 1799-1800, in Rass. stor. toscana, XV (1969), pp. 157, 196; G. Pignatelli, Aspetti della propaganda cattolica a Roma da Pio VI a Leone XII, Roma 1974, p. 92; G. Melzi, Diz. d. opere anonime…, I, Milano 1848, p. 478.