ERCOLANI, Bartolomeo
Questo giurista bolognese del sec. XV, attivo negli Studi di Ferrara e di Bologna, nacque dal faentino Niccolò e si addottorò in diritto civile nello Studio bolognese il 19 nov. 1442. L'anno seguente vi ebbe un posto di lettore, ma ottenne il pieno riconoscimento della cittadinanza bolognese solo nel 1459, per intervento diretto di Pio II.
Il Ghirardacci (p. 49) pone nel 1436 la venuta in Bologna di Niccolò, "dottore di legge", e di suo fratello Paolo, "della nobile famiglia degl'Ercolani di Faenza", ricordando come in quello stesso anno fossero concessi ai due fratelli i diritti di cittadinanza per decreto del governatore di Bologna. Il Dolfi, ricalcando le notizie date dal Ghirardacci, non senza qualche variazione nelle date, intende il privilegio della cittadinanza esteso ai discendenti. Ciò non bastò tuttavia a rendere incontestabile il riconoscimento della cittadinanza dell'E., per lo meno in ordine al suo accoglimento nel Collegio dei dottori: benché l'E. figuri fra gli Anziani per i bimestri settembre-ottobre 1456, novembre-dicembre 1458, gennaio-febbraio 1460 e marzo-aprile 1462 (Pasquali Alidosi, pp. 1, 3, 5, 7) e benché lo stesso Ghirardacci ne ricordi l'elezione a "capo del magistrato delli tribuni della plebe" nel 1454, in quell'anno l'E. non poteva essere, come ancora vuole il Ghirardacci (p. 144), "nel collegio de' dottori"; il primo requisito per l'aggregazione era infatti la cittadinanza bolognese, il pieno riconoscimento della quale fu all'E. contestato appunto dal Collegio dei dottori, che gli fece divieto, in quanto "alius quam civis Bononiae", di leggere in ore arbitrarie. Il riconoscimento pieno della cittadinanza l'E. lo ottenne, e a fatica, solo nel 1459: del resto risulta che presentò la petizione per l'aggregazione solo il 3 aprile del 1456.
Il Piana (Il "Liber secretus...", pp. *33-*34) ha citato il suo caso come il solo in cui il Collegio dei dottori "fu irremovibile nel suo rifiuto di riconoscere la cittadinanza bolognese..., a negargli la facoltà "ad legendum lectionem ordinariam de mane in dieta civitate Bononiae" e conseguentemente ad escluderlo dall'aggregazione al Collegio". Si deve ad Angelo Capranica, governatore di Bologna e legato pontificio, il riconoscimento della cittadinanza dell'E. e dei conseguenti diritti (18 ag. 1459); l'intervento fu poi confermato dal pontefice medesimo, al quale il Collegio dei dottori bolognesi si era appellato. All'irremovibilità del Collegio dei dottori, ha notato ancora il Piana, corrispose la tenacia del Capranica, che proibì all'E. di accettare una condotta "ad iura civilia legendum" nello Studio di Siena, sotto minaccia, in caso di inobbedienza, della pena capitale, della confisca dei beni e della perdita di tutti i diritti derivanti dalla cittadinanza, per sé e per i discendenti.
Il salario dell'E. fu concordato dal Capranica con i Riformatori in 900 lire bolognesi d'argento, e all'E. stesso fu dato mandato di tenere la lettura ordinaria de sero (27 ott. 1459).
Dai rotuli dello Studio bolognese risulta che nel 1459 l'E. teneva la lettura ordinaria serale sopra il Digestum Novum; nel 1460 leggeva l'Infortiatum (Dallari, I, pp. 52, 55; Piana, Il "Liber Secretus...", p. *34).
Pochi anni dopo l'E. accettava l'invito del duca Borso d'Este "a leggere nella prima cathedra dello Studio di Ferrara" (Ghirardacci, p. 144).
La voce di un suo precedente insegnamento ferrarese, ricordata dal Borsetti e ripresa ancora ai nostri tempi dal Berra, è semplice frutto di confusione con la mancata condotta senese. Nei rotuli dello Studio di Ferrara l'E. è registrato per il biennio 1462-63, come "M.r Bartholomio herculano da Bologna", con il salario di 1.200 lire (Secco Suardo, p. 261). Succedette nella cattedra ad Angelo Gambiglioni, che lesse fino al 1461, anno probabile della sua morte, e non lasciò Ferrara che nel 1468. Il suo nome ricorre tra quelli dei promotori nei registri dei diplomi dottorali, dal 16 ott. 1462 al 14 ott. 1468; è ricordato anche alle date del 3 nov. 1462; 28 maggio 1463; 18 marzo, 20 giugno, 15 e 16 luglio, 13 ag. 1465; 20 febbraio, 11 e 21 marzo, 30 aprile, 6 e 26 agosto, 2 settembre e 4 dic. 1467; 14 gennaio, 27 aprile, 6 e 14 luglio, 2 e 27 ag. 1468 (Pardi, Titoli dottorali…, pp. 40, 42, 44-49).
L'E. fece ritorno alla sua cattedra bolognese, "con grave dispiacere di Borso" (Tiraboschi), alla fine del 1468, e l'anno seguente, il 30 di maggio, venne a morte in Bologna e fu sepolto, secondo il Ghirardacci, in S. Domenico. Il Guarini ricordava pero un suo epitafio collocato in S. Giovanni in Monte e qui lo volle senz'altro sepolto il Tiraboschi. Il Dolfi e il Pasquali Alidosi diffusero la leggenda (discussa ancora dal Guarini nella prima metà del secolo seguente) della sua morte per veleno, voluta da Borso d'Este, sdegnato per il rifiuto dell'E. di tornare allo Studio ferrarese.
Non molto resta della sua produzione dottrinale, consistente in "molti consegli e letture per anco non date in luce" (Ghirardacci, p. 144). Al periodo ferrarese appartiene l'unico consilium dell'E. dato alle stampe nel sec. XVI compreso nella raccolta dello Zilletti (n. XIIII) in materia di lite temeraria.
Fonti e Bibl.: C. Ghirardacci, Della historia diBologna, III, a cura di A. Sorbelli, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XXXIII, 1, pp. 144, 147, 149, 201; G. B. Zilletti, Consiliorum seu Responsorum in causis criminalibus..., II, Venetiis 1571, ff. 17v, 18r; P. S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili Bologna, I, Bologna 1670, p. 289; N. Pasquali Alidosi, I Signori Anziani, consoli, e gonfalonieri Giustizia della città di Bologna... dall'anno1456 …, Bologna 1670, pp. il 3, 5, 7; F. Borsetti, Historia almi Ferrariae Gymnasii, II, Ferrariae 1735, p. 15; J. Guarini, AdFerrariensis Gymnasiihistoriam ... supplementum, et animadversiones, II, Bononiae 1741, p. 12; S. Mazzetti, Rep. di tutti i professori antichi e moderni della famosa Univ. e del celebre Ist. delle scienze di Bologna, Bologna 1847, pp. 172-173; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittoribolognesi, III, Bologna 1783, pp. 271-273; G. Tiraboschi, Storia della lett. ital., III, Milano 1833, p. 63 nota *; U. Dallari, I Rotuli dei lettori delloStudio bolognese, I, Bologna 1888, pp. 17 ss., 52, 55; G. Secco Suardo, Lo Studio di Ferrara a tuttoil sec. XV, in Atti della Deput. ferrarese di storiapatria, VI (1894), pp. 25-294 ad nomen; G. Pardi, Titoli dottorali conferiti dallo Studio di Ferrara neisecc. XV e XVI, Lucca 1900, pp. 40, 42, 44-49; Id., Lo Studio di Ferrara nei secoli XVº e XVIºcon doc. ined., Ferrara 1903, p. 102; E. Besta, Fonti, in Storia del diritto italiano, diretta da P. Del Giudice, I, 2, Milano 1925, p. 907; A. Sorbelli, Storia dell'Univ. di Bologna, I, Bologna 1940, pp. 240, 245; Id., Il "Liber secretus iuriscaesarei" dell'Univ. di Bologna, II, Bologna 1942, pp. 195, 202; F. L. Berra, E. B., in Novissimo Digesto Italiano, VI, Torino 1960, p. 651; C. Piana, Nuove ricerche su le Univ. di Bologna e di Parma, Quaracchi-Firenze 1966, pp. 201-204; Id., Il "Liber secretus iuris caesarei" dell'Univ. di Bologna, 1451-1500, Milano 1984, pp. 33*-34*, 43*, 50*, 39, 43, 45, 54, 59-60, 64, 75, 188.