BARTOLOMEO di Gentile
Nacque a Urbino da maestro Gentile attorno al 1465. La sua data di nascita si desume, più o meno precisamente, da uno strumento contrattuale steso in Urbino il 9 maggio 1502 con cui egli acquistava un terreno e si dichiarava di età prossima ai quarant'anni. Prima di quest'anno nulla si sa di B., di cui ci rimane solo la data del 1497 a comprovarne l'attività di artista già avviato, insieme con la firma apposta alla Madonna in trono col Bambino, oggi nel Museo di Lifia. La tavola, già vista dal Lanzi nella chiesa di S. Agostino di Pesaro, emigrò in Francia alla fine dell'800, e fu esposta per qualche tempo al Louvre prima di passare alla sua attuale sede. Ancora un suo quadro viene a colmare il periodo che corre tra il 1502 e il 1507 (anno in cui il nome di B. compare ancora in documenti): la Madonna in trono con s. Caterina e un'altra santa, firmata e datata: "Bartolomeus Magistri Gentilis de Urbino pinsit a° MCCCCCIIII die 2 1 mensis octo bris". La tavola si trovava in una chiesa nei dintorni di Pesaro (dove evidentemente dovette essere prevalentemente attivo B. nei primi tempi della sua attività), dalla quale, in pessime condizioni, fu acquistata attorno al 1894 dal museo di Budapest, nel magazzino del quale oggi si trova. Fu il primo l'Alippi (1892) a indicame la notevole importanza per la ricostruzione dell'attività di B., cercando anche di segnalarne il caso alle autorità competenti, ma senza risultato alcuno (1894). Ancora l'Alippi indicava rettamente come il paesaggio dello sfondo rappresentasse a sinistra la veduta di Urbino con il palazzo ducale, a destra l'Isauro che sbocca al mare. L'autore, giustamente, indicava anche le componenti della cultura di B., che attinge a Giovanni Santi e alla pittura umbra, ma con un tono provinciale che permane in tutta la sua opera.
Nel 1507 B. è ricordato a Montemarciano (Ancona), dove esegue lavori per Giacomo Piccolomini, signore del luogo. Si trattenne là forse anche nel 1508: e non è escluso che ivi abbia portato a termine la tavola dell'altar maggiore per la chiesa parrocchiale di Santo Stefano a Monteciccardo, in provincia di Pesaro, rappresentante la Madonna in trono con i ss. Sebastiano, Caterina, Pietro e Francesco, firmata e datata: "Bartolomeus Gentilis de Urbino pinxit Anno MCCCCCVIII". Da essa sembra dipendere la tavola analoga, e che si può ritenere eseguita all'incirca in questo periodo, nella pieve vecchia di Ginestreto (Pesaro), a B. assegnata con fondamento dal Serra (1924-25).
B. dovette risiedere nel periodo seguente più stabilmente in Urbino - dove tuttavia non rimane traccia di opere sue -, poiché vi è ricordato il 27 apr. 1513 in occasione della vendita di un terreno e soprattutto l'8 genn. 15'4, data in cui stipula un contratto con Francesco da Montegrimano per insegnare a bottega l'arte a suo figlio. Nello stesso anno l'artista dovette ammalarsi, poiché stese testamento; tra i vari punti, ne compare uno assai interessante e riguardante "laboreris" che egli avrebbe eseguito a Montemarciano, dei quali tuttavia non si hanno ulteriori, documentate notizie né testimonianze. Nel suo testamento è ricordato il figlio Piergentile e una figlia, che pare dovesse monacarsi. Né opere né notizie ci ricordano l'attività di B. fino al 24 ott. 1531, data alla quale l'artista è ricordato in un documento nel quale Bartolino di Giacomo, Accorsino Baldi e Giovan Lazzaro De Sanctis da Montefabbri si impegnano a rimunerare B., con otto fiorini e cinquattotto bolognini, per aver questi dipinto "quandam capellam sive figuras quasdam in muro Ecclesiae Sancti Gaudentii de dicto" (Alippi, 1892), cioè a Montefabbri in provincia di Urbino.
L'ultima menzione di B., ma questa volta indirettamente, risulta da un documento del 1538 riguardante il figlio Piergentile, ivi detto "quondam Bartholomei pictoris de Urbino". Si può assumere, perciò, tale data come termine ante quem per la morte di Bartolomeo.
Dalle scarse notizie raccolte si desume per B. una vita condotta modestamente, nell'attività prevalente per chiese di piccoli centri o di campagna, per le quali conduceva diligenti composizioni sacre spesso ripetute su moduli consueti come attestano talune delle poche opere pervenuteci. L'influenza del suo maestro - o almeno ritenuto generalmente tale -, Giovanni Santi, risulta prevalente: infatti ancora oggi si hanno dubbi su talune opere attribuite a B., ma che potrebbero ben essere del Santi, come qualcuno ritiene. Il gruppo fin qui descritto, tuttavia, ha una sua incontestabile omogeneità, a parte la prova evidente delle opere firmate. A un accrescimento del catalogo di B. si provò per primo il van Marle (1932-33), con qualche risultato convincente, soprattutto per quanto riguarda l'attribuzione della Madonna di Misericordia con quattro santi, angeli e devoti nella chiesa parrocchiale di Montefiore Conca (Forlì), che testimonierebbe un avvicinamento più deciso al fare del Santi. Più incerti lascia, invece, il riferimento a B. della Madonna in trono con s. Caterina e s. Pietro Martire, del Museo di Budapest, datata 1488: accettata anche dal Berenson (1936), la tavola, che sarebbe l'opera più antica di B. - che l'avrebbe eseguita sui vent'anni o poco più -, sembra di una maturità e di una finezza che la distinguono tra i prodotti certi e molto più provinciali dell'artista, con accenni a una cultura anche crivellesca che non compare cosi sottolineata nelle altre opere sicure. Sempre il Berenson, che tuttavia dà il catalogo più convincente dell'opera di B., riferisce all'artista un Busto di giovane donna con sfondo di paese e un anello sul parapetto (New York, Mr. G. Winthrop), che lascia tuttavia dubitosi. Di altre attribuzioni avanzate dall'Antaldi (1805), dal Diotallevi (1896) e più recentemente dal van Marle e dal Serra (1934) non sembra possibile vagliare la certezza, rispondendo le opere attribuite a quelle caratteristiche di scuola regionale che spesso apparentano le personalità più lontane e diverse.
Fonti e Bibl.: L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, III, Bassano 1795-96, p. 22; Pesaro, Bibl. Oliveriana, A. Antaldi, Notizie di architetti...,1805, C. 12 r; J. A. Crowe-G. B. Cavalcaselle, A history of painting in Italy, V, London 1914, a cura di T. Borenius, p. 82, n. 1; A. Alippi, Alcune notizie intorno a B. di maestro Gentile pittore da Urbino, in Nuova riv. misena, V, 3 (1892), pp. 35-38; E. Múntz, Un quadro di B. di Gentile da Urbino nel Museo di Lille, ibid., VII, 3-4 (1894), pp. 48 s.; A. Alippi, Ancora di una tavola di B. di maestro Gentile da Urbino, ibid.,11-12, pp. 182 s.; D. Diotallevi, Memorie storiche della prodigiosa immagine di Maria Santissima che si venera nella contrada degli Alberici, Roma 1896, pp.18 s., 23; E. Scatassa, Documenti: artisti che lavorarono in Urbino, in Rassegna bibl. d'arte italiana, I (1898), p. 198; E. Calzini, Il primo maestro di Raffaello, ibid., XIV (1911), pp.58-63; L.Serra, Elenco delle opere d'arte mobili delle Marche, in Rassegna marchigiana, III (1924-25), V. 395; R. van Marle, Giovanni Santi, B. di maestro Gentile ed Evangelista di Pian di Meleto, in Bollett. d'arte, s. 3, XXVI (1932-33), pp. 493-503; L. Serra, L'arte nelle Marche. Il Periodo del Rinascimento, Roma 1934, Ap- 321, 323, 325-330; R. van Marle, The Development of the Italian Schools of Painting, XV,The Hague 1934, pp. 146-152; B. Berenson, Pitture italiane del Rinascimento, Milano 1936, p. 43; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, pp. 571 s.