BARTOLOMEO della Porta, Fra
Pittore, nato a Firenze il 28 marzo 1472 da Paolo del Fattorino, vetturale, dimorante presso Porta Romana, onde da secolare l'appellativo di Bartolommeo o Baccio della Porta. Dal 1485 scolaro di Cosimo Rosselli, seguì lo stile del Ghirlandaio ammorbidito secondo le conquiste tecniche del Perugino e di Leonardo, così che divenne uno dei più perfetti paesisti. Già prima del 1494 aveva aperto bottega con il suo condiscepolo Mariotto Albertinelli; ma le prediche del Savonarola negli anni 1496-97 lo colpirono talmente, che, quando avvennero i "bruciamenti delle vanità", egli volle distruggere tutte le proprie opere di carattere profano. Mal si può quindi conoscere la sua prima maniera, tanto più che anche l'Annunziazione del Duomo di Volterra del 1497, segnata Bartolommeo me fece, viene considerata opera di collaborazione. È di questo tempo anche il ritratto del Savonarola, nel museo di S. Marco. Avuta commissione di dipingere a fresco per il cimitero di S. Maria Nuova il Giudizio universale, lo incominciò con un senso così nuovo di prospettiva e di luce da farlo ritenere la più bella pittura murale fino allora veduta. Ma, in seguito a un feroce episodio di lotta civile, egli si fece frate il 26 luglio 1500, lasciando a Mariotto il compito di terminare quel lavoro. Per qualche anno il novizio non riprese più i pennelli pur continuando a disegnare in penna con estrema delicatezza gentili composizioni; ma, quando vide gli splendori della nuova tecnica ad olio sulle tavole di Mariotto, di Piero di Cosimo e del giovane amico Raffaello, non seppe più resistere e nel 1504 accettò la commissione di dipingere per la cappella di Baccio del Bianco nella Badia l'Apparizione della Vergine a S. Bernardo, oggi all'Accademia, ch'egli, dovendosi rimettere in esercizio, non poté condurre a termine prima del 1507.
Si ritiene che fra B. abbia avuto in questo periodo larga influenza sull'evoluzione di Raffaello, ma cronologie e caratteri stilistici mostrano per l'opposto ch'egli fu impressionato del genio dell'Urbinate. Nel 1508 B. fece un breve soggiorno a Venezia, al quale si è voluto attribuire molta importanza nello sviluppo cromatico e compositivo della sua arte. Nei dipinti eseguiti al ritorno, come la pala del Duomo di Lucca e quella da S. Romano passava nella pinacoteca della medesima città, fra B. continua a sviluppare invece gl'indirizzi di Leonardo e del Perugino sotto impressioni raffaellesche. Rifece allora compagnia con Mariotto formando la cosiddetta scuola di S. Marco (v., per la sigla e l'iscrizione dei dipinti, Albertinelli).
Nel 1510 incominciò la grande tavola, rimasta incompiuta, per il salone dei Cinquecento nel palazzo della Signoria, per la quale si ispirò alla Madonna del Baldacchino lasciata imperfetta da Raffaello nel 1508. Essa doveva venir collocata tra i grandi affreschi non mai eseguiti di Leonardo e di Michelangiolo, e il frate cercò di ampliare il proprio stile impostando le sue figure con solennità monumentale, drappeggiandole con classica maestà, rilevandole con benintesi effetti di chiaroscuro, raggruppandole con ritmo simmetrico intorno al trono. In questa maniera, che divenne sua caratteristica, egli compose nel 1511 lo Sposalizio di S. Caterina mandato in Francia, oggi al Louvre, e la gran pala del Duomo di Besanşon il cui timpano, ora a Stoccarda, fu dipinto dall'Albertinelli. Dopo di che, sciolta la compagnia con Mariotto, fra B. dovette ricorrere ad altri aiuti meno abili quali fra Paolino del Signoraccio Pistoiese (1490-1547) che protrasse lungamente e poveramente quella maniera, come si può vedere a Pistoia e altrove.
Nel 1512 rifece per S. Marco il secondo e più grandioso Sposalizio di S. Caterina, oggi agli Uffizî. Nel 1514 andò a Roma, ma preso da febbri di malaria se ne partì tosto lasciandovi un S. Paolo e un San Pietro; quest'ultimo lavoro fu compiuto dal suo amico Raffaello. Stupito dalla grandiosità disinvolta della scuola romana, fra B. assunse allora una maniera alquanto enfatica e un colorito duro e cangiante che nuocciono ai lavori di questo periodo, quali il colossale S. Marco di Pitti e la Madonna della Misericordia di Lucca del 1515. Ma ritrovò subito il suo equilibrio e la sua compostezza religiosa nel Salvatore tra gli Evangelisti a Pitti, nella Circoncisione oggi a Vienna, e specialmente nella sobria e profondamente patetica Pietà di Pitti, compiuta da Giuliano Bugiardini. Non più ristabilitosi in salute, morì il 31 ottobre 1517 nel convento della Maddalena in Pian di Mugnone, villeggiatura dei frati di S. Marco, che egli aveva abbellito a più riprese di affreschi, tra i quali il suo ultimo, il Noli me tangere del 1517. Oltre queste opere monumentali si ricordano varie belle Sante Famiglie di gusto raffaellesco a Roma nella galleria Corsini, a Londra nella Galleria nazionale, a Panshanger presso lord Cooper, a Leningrado nell'Hermitage, e numerosi mirabili disegni. (V. Tavv. LIV a LVI).
Bibl.: F. Knapp, Fra B. d. P., Halle 1903; H. v. der Gabelentz, Fra B., Lipsia 1922, voll. 2; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VIII, i, Milano 1925; I. Vavasour Elder, A Painting by Fra B, in Art in America, XVI (1928), pp. 197-198; E. Sandberg-Vavalà, Four drawings by Fra B., in The Burlington Mag., LX (1929), pp. 3-15; F. Knapp, Eine hl. Familie von Fra B., in Pantheon, 1930, pp. 37-39.