RIMBERTINI, Bartolomeo de'
RIMBERTINI, Bartolomeo de’. – Nacque a Firenze nel 1402, figlio naturale di Antonio di Lapaccio, abitante nel popolo di S. Pancrazio, e di Ginevra.
Dalla moglie legittima, Pellegrina di Basilio Teldi da Venezia, Antonio non ebbe figli. Notizie su Rimbertini e sul fratello Giacomo (riconosciuti nel 1409), e le attestazioni dei nomi dei genitori, si ricavano dal suo testamento, steso (come da prassi) all’ingresso nell’Ordine domenicano, nonché dalle ultime volontà di Antonio (17 aprile 1411) e di Pellegrina (9 giugno 1415).
Rimbertini risulta domenicano già nel 1417, come prova una procura del 15 maggio di quell’anno, sebbene già due anni prima egli avesse tentato di vestire l’abito, senza successo per l’opposizione dei suoi familiari. Fu novizio nel convento di Cortona (della congregazione riformata di Lombardia) e lì emise la professione religiosa il 19 settembre 1417, essendo priore Tommaso da Montecorvino e sottopriore Antonio Pierozzi da Firenze.
Tra il 1426 e il 1428 attese alla sua formazione teologica presso lo Studio generale di S. Maria Novella (ma nel 1427 fu a Siena, dove ebbe un acceso confronto con s. Bernardino). Il Capitolo generale di Bologna del 1426 già gli affidò l’incarico di leggere per un biennio, nel convento fiorentino, le Sentenze pro forma et gradu magisterii. Nel 1431 fu a Bologna come lector dello Studio bolognese, oltre a ricoprire la carica di vicario dell’inquisitore Ludovico Tosi da Pisa. L’anno successivo, il 1432, segnò la svolta nella carriera ecclesiastica di Rimbertini. Il 30 maggio Eugenio IV lo chiamò in Curia, a Roma, come «lector in scholis sacri palatii», e poco dopo gli affidò l’incarico di presiedere il Capitolo provinciale della provincia romana a Orvieto, con ampie facoltà, tra cui quella di deporre il provinciale uscente fra Cristoforo de’ Cristofori. In quell’anno, inoltre, cominciò probabilmente ad apprendere la lingua greca; di questo interesse sono testimonianza due codici greci di sua proprietà: il Laurenziano Aediliano 219 e il Vaticano greco 2247.
La sua carriera proseguì nei decenni successivi, con una fitta successione di incarichi. Durante la celebrazione del Concilio di Basilea-Firenze fu eletto alla cattedra episcopale di Argo in Grecia (16 aprile 1434), di cui prese possesso soltanto due anni dopo, il 27 gennaio 1436; tre anni dopo (il 23 settembre 1439), Eugenio IV lo trasferì alla diocesi di Cortona. Il 4 febbraio 1442 Rimbertini sottoscrisse la bolla di unione con i copti, promulgata nella chiesa di S. Maria Novella, e nel 1444 partecipò alla seconda legazione papale a Costantinopoli guidata dal cardinale Francesco Condulmer, durante la quale fu impegnato in una celebre controversia con il patriarca ortodosso Marco di Efeso e in altre quindici dispute pubbliche con il successore di questi, Giorgio Scolario, alla presenza dell’imperatore Giovanni VIII Paleologo e della sua corte, sul tema della processione dello Spirito Santo. Rientrato in Italia intorno al 1447, Niccolò V, da poco succeduto a Eugenio IV, lo designò come visitatore apostolico nelle terre del Patrimonium Sancti Petri (Tuscia romana, Umbria, Campagna e Maremme). Il 2 maggio 1449 Rimbertini fu nominato vescovo di Corone (Grecia), succedendo a Cristoforo Garatone; in tale veste partecipò nel 1450 alla legazione papale affidata da Niccolò V al domenicano Andrea Crisoberga di Costantinopoli, vescovo di Nicosia, con l’obiettivo di salvare l’unione fra la Chiesa latina e quella d’Oriente. Al rientro a Roma, il papa gli affidò (23 giugno 1451) un’altra missione diplomatica in Scandinavia, per la quale gli elargì la somma di 1320 fiorini d’oro, con un duplice scopo: fungere da arbitro tra il re e i principi a lui opposti e visitare e riformare la vita religiosa in quelle zone. Alla fine del 1452, comunque, Rimbertini era già rientrato a Roma, come attesta la documentazione contabile (Archivio segreto Vaticano, Introitus et Exitus, 421, c. 135v). L’8 giugno 1457 rinunziò all’episcopato di Corone, ricevendo da papa Callisto III una pensione di 100 ducati veneti, confermatagli dal successore, Pio II. Nel 1459 partecipò alla Dieta di Mantova convocata da Pio II nella speranza di chiamare a raccolta l’Europa cristiana attorno al progetto di crociata; durante l’unica sessione effettivamente svolta tenne dinanzi al papa e ai padri conciliari un’orazione che riscosse molto successo. Nel 1460, da Venezia, Rimbertini raggiunse Firenze con l’incarico di visitatore apostolico del convento di S. Maria Novella (incarico nel quale era stato preceduto da Tomaso da Lecco priore del convento Bologna, là inviato dal maestro dell’Ordine Marziale Auribelli) e durante la visita canonica predicò il Quaresimale. Ottenne negli anni successivi dal papa un incarico (di maestro delle bolle pontificie, 29 giugno 1463) e una commenda (della chiesa di S. Romolo in piazza della Signoria), con conseguenti introiti adeguati al rango episcopale. In anni successivi (1465 e 1466) Rimbertini si dedicò ancora instancabilmente alla predicazione in S. Maria Novella, fino all’ultimo Quaresimale nel 1466.
Colpito dalla peste, morì il 21 giugno 1466 (la data è tramandata in Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Conventi Soppressi, Mss., G. I. 646, c. 196, ove Andrea de’ Girolami da Siena trascrisse prediche e trattati di Rimbertini).
Nel testamento, redatto tra il 17 e il 19 giugno «languens corpore», nominò erede il nipote Francesco, figlio di suo fratello Giacomo, con l’obbligo della celebrazione a S. Maria Novella di una messa di suffragio nel giorno di s. Antonio e nell’anniversario della morte. Venne sepolto in S. Maria Novella dopo funerali solenni, alla presenza di alcuni Medici (come Carlo, figlio naturale di Cosimo il Vecchio). Sul cenotafio si leggeva «Fr. Bartolomeo Lapaccio episcopo Coronensi omnibus armis Ecclesie militi invictissimo pietas curavit anno Domini 1466» (Firenze, Archivio di S. M. Novella, Mss., I.A. 29-30: V. Borghigiani, Cronica annalistica, III, p. 90); con il rifacimento vasariano della chiesa domenicana, la salma di Rimbertini venne traslata, assieme a quelle degli altri frati, in un sepolcro comune.
Rimbertini fu uno scrittore prolifico. Fanno parte della sua produzione teologica tre importanti trattati. Il primo è il Contra novum characterem huius nominis Iesus, composto a Bologna, nel 1431, in occasione della polemica sulla devozione al nome di Gesù, propugnata da s. Bernardino da Siena (con il quale, come ricordato, aveva avuto un vibrante colloquio durante una predicazione a Siena nel 1427). Il secondo è il De sanguinis pretiosissimi crucifixi divinitate, dedicato a Pio II e composto dopo il 31 maggio 1462 (con bolla in tale data, il papa proibì pro tempore ogni discussione sul tema, convocando al contempo a Roma, tra la fine del 1462 e il dicembre del 1463, una riunione dei teologi francescani e domenicani allo scopo di risolvere la controversia innescata da s. Giacomo della Marca, che in un’omelia tenuta nel Duomo di Brescia, durante la Pasqua del 1462, sostenne che il sangue di Cristo effuso durante la Passione, una volta caduto in terra non era più da considerarsi unito alla divinità nell’unione ipostatica). Il terzo (conservato nel manoscritto Lat. Z 137, 1568, della Biblioteca nazionale Marciana di Venezia, proveniente dal convento dei Ss. Giovanni e Paolo) è il De Spiritus sancti distinctione a Filio, dedicato al cardinale Bessarione, composto per la disputa con un francescano scotista.
L’attività oratoria di Rimbertini è attestata, tra gli altri, dal ms. G.I. 646 della Biblioteca nazionale centrale di Firenze (fondo Conventi Soppressi), copiato dal presbitero Andrea de’ Girolami, in cui sono raccolte le prediche da lui tenute in varie circostanze (cc. 58ra-106vb).
Il codice ha trasmesso, oltre al già citato De sanguinis pretiosissimi crucifixi divinitate (cc. 1ra-13vb), anche un trattato De incarnatione, composto tra il 1426 e il 1434 (cc. 14ra-26ra), nonché l’epistola consolatoria a Cosimo il Vecchio, Sermo ad Cosmam Medicem pro morte filii (cc. 76ra-77rb).
Il trattato De glorificatione sensuum in Paradiso, compendio dell’opera di Giovanni di Dambach De sensibilibus deliciis Paradisi, fu stampato a Venezia nel 1498 e a Parigi nel 1514.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico, S. Pancrazio, 17 aprile 1411 (testamento di Antonio Rimbertini); S. Maria Novella, 30 aprile 1411 (riconoscimento di Antonio e di Giacomo); 9 giugno 1415 (testamento di Pellegrina); 15 maggio 1417 (procura); 30 maggio 1432; Firenze, Archivio di S. Maria Novella, Mss., I.A.21: D.M. Sandrini, Vita dei frati di Santa Maria Novella celebri in santità (1731), pp. 615-623; I.A. 29-30: V. Borghigiani, Cronica annalistica di Santa Maria Novella ( 1757-1760 ) , t. II, 1341-1444, pp. 326, 330, 332, 334 s., 338, 406 s., 410 s.; t. III, 1445-1556, pp. 23, 27, 30, 59, 77 s., 80 s., 87 s., 89-93, 332, 391; Roma, Archivum generale ordinis praedicatorum, XIV.3.54: Ambrosius Taëgius, Chronicon Ordinis generale libri sex, t. IV, l. II, De Insigniis Ordinis Praedicatorum; P. VII, 20, c. 100v; P. XXII, 10, c. 179r; Archivio segreto Vaticano, Registra Vaticana, 372, c. 50r (nomina a lector sacri palatii); c. 273r (23 maggio 1435); 406, cc. 250v-251v (18 gennaio 1448), 252rv (17 gennaio 1448); 409, cc. 194v-195r (2 maggio 1449), 196r (16 giugno 1449); 416, c. 153r (28 giugno 1451); 433, cc. 178r-179v (23 giugno 1451); Registra Lateranensia 324, cc. 275r, 276v (20 agosto 1434); 372, c. 50r (30 maggio 1432); Obligationes et solutiones, 64, c. 195r (16 aprile 1434); 66, c. 36r (16 aprile 1434), 73r (23 settembre 1439); 76, c. 55r (2 maggio 1449); Introitus et exitus, 413, c. 172 (31 luglio 1446); 417, c. 73v (23 giugno 1449); 419, c. 80v (20 marzo 1450); Archivio di Stato di Roma, Camerale I, Mandati camerali, 831, cc. 74v, 77v, 121v, 147rv; Bullarium Ordinis Praedicatorum, a cura di A. Brémond-Th. Ripoll, t. III, Romae 1731, pp. 17, 216; Acta capitulorum generalium ordinis Praedicatorum ad anno 1380 usque ad annum 1498, a cura di B.M. Reichert, Romae 1900, p. 189; Modesto Augustini Biliottis O.P., Chronicorum liber, in Analecta sacri ordinis Praedicatorum, VII (1905-1906), pp. 540-542; Vespasiano da Bisticci, Le Vite, a cura di A. Greco, Firenze 1970, pp. 287 s. (per l’elogio di Rimbertini).
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