DE POLLI (Della Polla), Bartolomeo
Figlio di Andrea (Magenta, 1897, p. 376) - intagliatore che nel 1460 aveva eseguito per l'ospedale della Morte di Modena la cornice del polittico di Agnolo e Bartolomeo Erri, ora nella Galleria Estense (Venturi, 1883) - nacque a Modena, verosimilmente nello stesso periodo. In epoca imprecisata si trasferì a Mantova, dove risultava ancora abitante in un atto del 22 ag. 1486 (Magenta, 1897, p. 376), all'inizio della sua lunga - e, per quanto è noto, esclusiva - attività di "magister a lignamine" per la certosa di Pavia.
Nel documento - in cui figura, accanto al nome corretto dell'artista, anche il soprannome Della Polla già dato al padre (Ferretti, 1982, p. 497) - il D. riceveva una caparra per un'ancona lignea e per due sedie destinate ai cori dei monaci e dei conversi ai quali stava lavorando. È forse per questo incarico che, a partire dal 2 ag. 1488 (Majocchi, 1937, I, p. 325, n. 1367), l'intarsiatore spostò laboratorio e abitazione a Torre del Mangano, in prossimità del complesso pavese.
L'anno successivo l'artista ebbe una disputa con i fratelli Antonio e Paolo della Molla, suoi collaboratori, risolta con un lungo arbitrato, da cui si ricava che buona parte del lavoro era stata già completata (ibid.); l'informazione viene confermata dallo scritto secentesco di M. Valerio, che assegna al D. anche gli "uschij" delle cappelle e alcune ancone lignee, sulle quali peraltro non esistono riscontri documentari.
Buona parte del lavoro originario, comunque, dovette essere distrutta nel giugno 1491, allorché Ludovico il Moro, non trovando di suo gradimento il coro della certosa, in occasione di una visita, lo fece "ruinare, designandolo come haveva ad stare" (Luzio-Renier, 1890). Offeso, l'artista abbandonò il complesso monastico, ma la sua opera risultava ancora necessaria, dato che il 12 genn. 1492, su richiesta dei monaci il Moro ordinò al commissario di Pavia di rintracciarlo (Magenta, 1897, p. 384). Il successivo 5 marzo tre periti procedevano alla stima delle opere del D., comprendenti forse quanto scampato alla distruzione dell'anno precedente (ibid., pp. 384 s.); a partire da questo momento il D. venne di fatto esautorato dall'impresa, o almeno dalle sue parti principali, poiché le tarsie figurate sono opera di Pantaleone De Marchi e Pietro da Velate.
Il D. dovette dedicarsi soprattutto alla struttura del coro dei conversi, lavoro che procedeva a rilento, e ad altri interventi di minore importanza per il monastero; la sua presenza alla certosa è attestata da diversi documenti in cui compare come testimone (Majocchi, II). Nel 1502 l'appalto del coro dei conversi - asportato dalla collocazione originaria nel sec. XVIII - passò definitivamente a Giacomo Del Maino (ibid., pp. 157, 160, nn. 2205, 2207). L'ultima notizia documentaria sul D. - di cui si ignorano altri dati biografici - riguarda un suo debito del 1506 (Morscheck, 1978, p. 322).
Fonti e Bibl.: M. Valerio, Mem. ined. sulla certosa di Pavia [sec. XVII], in Arch. stor. lomb., VI (1879), p. 135; A. Venturi, L'oratorio dell'ospedale della Morte, in Atti e mem. delle RR. Deput. di storia patria per le prov. modenesi e parmensi, s. 3, III (1883), I, p. 263; A. Luzio-R. Renier, Delle relazioni di Isabella d'Este Gonzaga con Ludovico e Beatrice Sforza, in Arch. stor. lomb., XVII (1890), p. 114; C. Magenta, La certosa di Pavia, Milano 1897, pp. 353, 376, 383 ss.; R. Majocchi, Codice diplom. artistico di Pavia, I-II, Pavia 1937-1949 (cfr. R. Cipriani, Indice..., Milano 1966, p. 49); F. R. Pesenti, La pittura, in La certosa di Pavia, Milano 1968, p. 91; Ch. R. Morscheck, Relief scuipture for the façade of the certosa di Pavia, 1473-1499, New York 1978, pp. 289, 308, 322; M. Ferretti, Imaestri della prospettiva, in Storia dell'arte ital. (Einaudi), XI, Torino 1982, pp. 497, 505, 513; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlex., XXVII, p. 219 (sub voce Polli, Bartolomeo de).