BARTOLI, Bartolomeo de'
La prima notizia sulla vita del B., amanuense bolognese, ci deriva dalla registrazione di un contratto privato effettuata all'Ufficio dei Memoriali del Comune di Bologna il 13 marzo 1330 (Il libro a Bologna,n. 358): per esso il B. si impegna, col consenso e alla presenza del padre, di trascrivere un Digesto Vecchio per Nicola Allegri, libraio bolognese. Il documento - dato che il consenso e la presenza patema indica che si tratta di una obbligazione contratta da un minore - vale a fissare con una certa approssimazione la data di nascita del B. nel secondo decennio del sec. XIV; inoltre esso è interessante perché ce lo mostra direttamente e assai presto legato all'ambiente universitario bolognese attraverso l'esercizio di quell'artigianato scrittorio che nei secc. XIII e XIV contribuì, con caratteristiche sue proprie (littera bononiensis),a diffondere il codice bolognese in tutta Europa. Peraltro quella del B. è una delle poche figure di amanuensi bolognesi che siano riuscite ad emergere dall'anonimo prima ancora che un'indagine paleografica sistematica abbia portato alla identificazione dell'opera dei singoli scrittori. La consuetudine col fratello Andrea, pittore gradito all'Albomoz, lo mette in condizione di conoscere e di lavorare insieme con miniatori della levatura di Nicolò da Bologna; il matrimonio con Mina Rambaldi, nipote di Benvenuto commentatore di Dante e lettore della Commedia a Bologna, lo porta a interessarsi e ad applicarsi anche a testi poetici in volgare. Nel 1349 trascrive l'Officium sancte Marie virginis della badia benedettina di Kremsmúnster, opera compiuta il 23 marzo di quell'anno ed omata dalla mano di un artista che Neuwirth identifica con Nicolò da Bologna e che Venturi preferisce accostare a quella che si ritrova nel codice 63 B dell'Archivio Capitolare di S. Pietro in Roma - secondo la Ciaccio uno dei migliori precursori di Nicolò mentre ??? Filippini (Andrea da Bologna ...) tende ad accostarla alla bottega di Andrea da Bologna. Sempre nel 1349 compone e scrive la Canzone delle Virtù e delle Scienze nel bellissimo codice del Museo Condé, la cui ornamentazione costituisce un problerna non meno discusso del precedente. Nel 1359-60 trascrive codici per l'Albomoz lavorando insieme al fratello Andrea, col quale è ricordato nel libro di spese di Alfonso Martini, tesoriere del cardinale, conservato nell'Archivio del Collegio di Spagna di Bologna. Probabilmente intorno al 1370 trascrive il codice della Divina Commedia L. V. 167 della Chigiana di Roma (ora nella Bibl. Apostolica Vaticana); di data imprecisata è invece la correzione della copia del Decreto della Nazionale di Parigi Nouv. acq. lat.2508, scritta da Alighiero da Castagnolo e corretta dal B. insieme a Francesco da Prato. Nel 1374 trascrive il Missale secundum consuetudineni Romane Curie, lat.10072 della Biblioteca di Monaco di Baviera e già della Palatina di Mannheim, terminato il 23 febbraio di quell'anno e miniato da Nicolò da Bologna. Se il Digesto Vecchio,commissionato nel 1330 dovette quasi certamente essere scritto in littera bononiensis, il Missale Romanum del 1374 èscritto in carattere gotico italiano e la Canzone delle Virtù e delle Scienze del Museo Condé in minuscola cancelleresca italica di perfetta fattura, in tutto corrispondente agli schemi di questo tipo scrittorio quali verranno figurati dai maestri calligrafi del sec. XVI. Tutte le forme di scrittura libraria italiana del sec. XIV sono quindi rappresentate nei lavori fino ad ora riconosciuti quali opera della mano del B., fatta eccezione per la scrittura mercantesca che, per Bologna, è genere d'importazione accolto dalla Toscana solo nel sec. XV, o, al più, nella seconda metà del secolo precedente. Il testamento del B., segnalato e riportato in regesto dal Filippini (B. de' B., p.250 nota 3), è del 28 dic. 1384.
Il B. compose la Canzone delle Virtù e delle Scienze dedicandola a Bruzio figlio di Luchino Visconti, lo stesso a cui èindirizzato un sonetto di Fazio degli Uberti e una epistola metrica del Petrarca. Il fatto che nella dedica si accenni a Luchino come a signore ancora vivente di Milano induce a riportare la data della canzone almeno al gennaio---11349 anziché attribuirla al 1354-55, periodo durante il quale Bruzio soggiornò a Bologna ospite del cugino Giovanni d'Oleggio e in cui si vide dedicato il trattato De quattuor virtutibus cardinalibus di frate Luca Mannelli, attualmente conservato presso la Nazionale di Parigi in un bellissimo codice (lat.6467) in littera bononiensis.
La Canzone delle Virtù è divisa in due parti, delle quali la prima consta di dieci stanze e la seconda di otto. La prima parte contiene la descrizione delle Virtù, la seconda delle Scienze. Nella stanza iniziale l'autore dichiara il suo intento di descrivere iri rima volgare le figlie della Discrezione, madre delle Virtù, e quelle della Docilità, madre delle Scienze. La seconda stanza comprende una invocazione a s. Agostino, dalle opere del quale sono ricavate le rubriche latine preposte a ogni stanza della canzone. Le otto altre stanze sono consacrate alla Teologia, alla Prudenza, alla Fortezza, alla Temperanza, alla Giustizia, alla Fede' alla Speranza, alla Carità. La prima parte finisce col congedo, preceduto, nel codice del Museo Condé, da un riassunto in forma di albero genealogico. Nella seconda parte sono descritte le Scienze: Filosofia, Grammatica, Dialettica, Retorica, Aritmetica, Geometria, Musica ed Astrologia. Anche questa seconda parte è chiusa da un congedo. Nel codice del Museo Condé ciascuna delle pagine consacrate alle Virtù ed alle Scienze si divide in tre parti: nella superiore è trascritta la definizione della Virtù o della Scienza estratta dalle opere di s. Agostino; in quella di mezzo è riprodotta a colori acquerellati la rappresentazione della Virtù o della Scienza; nella inferiore si legge la stanza dedicata alla Virtù o alla Scienza stessa. La poesia è posta evidentemente al servizio della ornamentazione del codice: per un più ampio esame dell'una e dell'altra si rinvia comunque alla edizione ed alla riproduzione integrale del Dorez nonché alla recensione dei Rossi.
Fonti e Bibl.: G. Orlandelli, Il libro a Bologna dal 1300 al 1330. Documenti, in Studi e ricerche di storia e scienze ausiliarie a cura degli Istituti di Storia Medioevale e Moderna e di Paleografia e Diplomatica della facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Bologna, I, Bologna 1959, p. 121, n. 358; J. Neuwirth, Repert. für Kunstwissenchaft, IX (1886), pp. 386-391; L. Delisle, Bibliot. nationale. Manuscrits latins et franpais ajoutés aux fonds des nouvelles acquis. pendant les années 1875-1891, Paris 1891, 1, pp. 275 ss.; La Canzone delle Virtù e delle Scienze di B. di B. da Bologna,a cura di L. Dorez, Bergamo 1904; V. Rossi, rec. all'ediz. de La Canzone delle Virtù e delle Scienze,in Arch. stor. lombardo,s. 4, XXXI, 3 (1904), pp. 177-183; L. Venturi, Storia dell'arte ital., IV, Milano 1906, p. 1018; V, ibid. 1907, p. 921; L. Ciaccio, Appunti intorno alla miniatura bolognese del sec. XIV,in L'Arte,11 (1907), p. 105; R. Baldani, La Pittura a Bologna nel sec. XIV,in Doc. e studi Pubblicati a cura della R. Deputaz. di storia Patria per le Prov. di Romagna, III (1909), pp. 416, 437; F. Filippini, Andrea da-Bologna miniatore e pittore del secolo XIV,in Bollett. d'arte, V (1911), pp. 58, 60, 62; Id., B. de' B. da Bologna e il Poema in lode di Roberto d'Angiò, in Atti e Mem. d. R. Deputaz. di storia Patria per le prov. di Romagna,s. 4, VII (1917), pp. 249-270; F. Filippini e G. Zucchini, Miniatori e Pittori a Bologna,Firenze 1947, p. 17; E. Pellegrin, La bibliothèque des Visconti et des Sforza,Paris 1955, pp. 358, 403; G. Orlandelli, Ricerche sulla origine della "littera bononiensis",in Bull. d. Arch. paleografico italiano,n. s., Il-III, 2 (1956-57), pp. 179-214; Ch. Samaran-R. Marichal, Catalogue des manuscrits... Portants des indications de date..., I, Paris 1959, p. 41, tav. XLIII.