BARTOLOMEO da Messina
Nulla sappiamo sulle vicende della sua vita. Dall'incipit formulare che i codici prepongono a quasi tutte le sue versioni dal greco (Incipit liber... translatus de greco in latinum a magistro Bartholomeo de Messana in curia illustrissimi Maynfredi, serenissimi regis Sicilie, sciencie amatoris, de mandato suo)possiamo stabilire la sua patria e dedurre che egli svolse la sua attività di traduttore dal greco in latino alla corte e per incarico del re Manfredi (1258-1266).
Tale attività è da inquadrare nel rinnovamento culturale che aveva avuto inizio in Sicilia fin dal tempo del normanno Ruggero I e che raggiunse l'apogeo sotto Federico II, allorché Palenno divenne il centro di confluenza delle culture greca, latina ed araba e diede un apporto notevolissimo alla rinascita scientifica dell'Occidente. Sulle orme di Federico procedette anche Manfredi, alla cui corte si svolse un'attività di traduzioni dal greco in latino. Essa ci è attestata da una lettera dello stesso Manfredi, che accompagnava un dono di libri inviato agli studiosi dell'università di Parigi: "Volentes igitur, ut reverenda tantorum operum senilis auctoritas apud nos non absque multorum commodis vocis organo traducere iuvenescat, ea per viros electos et utriusque lingue prolatione peritos instanter duximus verboruni fideliter serbata virginatate transferri" (H. Denille-E. Chatelain, Chartularium Universitatis Parisiensis, I, Parisiis 1889, pp. 435 s., n. 394).
B. dovette essere il caposcuola dei traUuttori della curia di Manfredi. A lui indubbiamente allude Ruggero Bacone (opus tertiUM, Cap. 25, p. 91) quando insieme con gli "alii... qui infinita quasi converterunt in latinum" cita anche un "translator Meinfredi nuper a domino rege Carolo devicti".
Di B. ci son conservate, in vari manoscritti, versioni di opere scientifiche greche e soprattutto di opere aristoteliche e pseudoaristoteliche, non tutte pubblicate.
Delle opere aristoteliche abbiamo la versione dei Magna moralia contenuta in più manoscritti di cui il migliore è il Cod. Laurentianus S. Crucis, Plut. XXVII, Dext.9 (sec. XIII), ff. 176r-188v.
Le traduzioni delle opere pseudoaristoteliche sono particolarmente concentrate nel Cod. Patavin. Antonian. XVII,370 (sec. XIV), che contiene: 1) Problemata (ff. ir-61v), traduzione di una compilazione tarda da nuclei aristotelici (ediz. di R. Seligsohn, Die Uebersetzung der ps-aristotelischen Problemata durch Bartholomaeus von Messina,Diss., Berlin 1934); 2) De Principiis (ff.62r-64r), versione del trattatello lIspi &pZé"~v di Teofrasto, attribuito ad Aristotele (ediz. di W. Kley, Theophrasts metaphysisches Bruchstúck und die Schrift Hepì a-n~tr:,Lcov in der lateinischen Uebersetzung des Bartholomaeus von Messina,Diss., [Berlin] Wúrzburg 1936); 3) De mirabilibus auscultationibus (ff.64r-70v), dal 11Ispl 49cxu~LocM(0v &xoua~tá-rcav, silloge di estratti da Teofrasto e da Timeo di Tauromenio; 4) Physiognomia (ff.72r-77r), dal trattato apocrifo OuaLoyvco~tovLxá, forse del III sec. a. C., editio princeps,Colonia 1472, più volte ristampata nei secoli XVI e XVII (edizione moderna in R. Fórster, Scriptores physiognomici graeci et latini,Lipsiae 1893, 1, pp. 5-91); 5) De signis J.77r-80r), dal breve scritto ??? ??? , attribuito a Teofrasto (ediz. di W. Kley, già cit.). Tutte queste versioni sono chiaramente attribuite a B. dal codice. A lui pare attribuibile per áratteristiche stilistiche anche la traduzione del trattatello stoicizzante del I sec. d. C. De mundo,trasmessa anonima dal codice patavino J. 81v-86v) e da altri codici ed edita da W. L. Lorimer, Aristoteles Latinus, XI,1, 2, Roma 1951, pp. 20-50.
Oltre alle traduzioni aristoteliche, di B. abbiamo ancora un Liber Eraclei (leg. Hieroclis) de curatione equorum,versione dell'opera IIepì Y7r7rcav ftpa7rsL'ocq di Ierocle, uno scrittore di veterinaria del sec. IV, conservata in un manoscritto della Bibl. univ. di Bologna (n. 1383), e un Liber de natura puerorum,traduzione da Ippocrate contenuta nel cod. Palatin. lat.1079 (sec. XIV) e nel cod. Marcianus lat. 14,7 (sec. XIV).
Il valore delle versioni di B. è piuttosto limitato. Già Ruggero Bacone aveva detto di lui e dei suoi contemporanei: "hi praesumpserunt innumerabilia transferre, sed nec scientias nec Enguas sciverunt, etiam non latinam". In realtà B., come in genere i traduttori del Medio Evo, dimostra un rispetto scrupoloso della tradizione e assoluta fedeltà alla lettera, talvolta rinunciando a capire, pur di seguire l'ordine delle parole del testo greco, sicché non sono rari i passi delle sue versioni privi di senso. Ma tale fedeltà, se non raggiunge un'efficacia stilistica (talvolta anzi viola persino la struttura sintattica del latino), mira tuttavia consapevolmente al maggior possibile accostamento al senso tecnico del contesto originario. L'assoluta aderenza agli originali nell'ordine delle parole, anche per le particelle meno significative, d'altra parte, fa sì che queste traduzioni costituiscano utili testimonianze anche per la storia e per la costituzione del testo delle opere greche tradotte. Infine grande è il merito di B. per il contributo dato alla diffusione di testi altrimenti inaccessibili all'Occidente.
Fonti e Bibl.: Fr. Rogeri Bacon Opera quaedam hactenus inedita,a cura di J. S. Brewer, Mirerum Britannicarum Medii Aevi scriptores, XV,London 1859, Opus tertium,Cap. 25, p. 91; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, II, Milano 1833, p. 72; C. Jourdain, Recherches critiques sur l'dge et sur l'origine des traductions latines d'Aristote,2 ediz., Paris 1843, pp. 71, 181; C. Marchesi, L'Etica Nicomachea nella tradizione latina medievale,Messina 1904, pp. 9-11 (descrizione del codice patavino); M. Grabmann, Forschungen úber die lateinischen Aristotelesù bersetzungen des XIII Jahrhunderts,in Beitrage zur Gesch. der Philosophie des Mittelalters, XVII,5-6, Múnster i. W. 1916, pp. 59, 201-203, 237 S.; C.. H. Haskins, Studies in the history of Mediaeval science,in Harvard Historical Studies, XXVII,Cambridge Mass. 1927, p. 269; S. D. Wingate, The Mediaeval latin versions of the aristotelian scientific Corpus, with special reference to the biological works,London 1931, pp. 93 s.; G. Sarton, Introduction to the history of science, II, Baltimore 1931, p. 829 e passim;E. Franceschini, Le traduzioni latine aristoteliche e pseudoaristoteliche del codice Antoniano XVII, 370,in Aevum, IX (1935), pp. 3-36; Id., Il contributo dell'Italia alla trasmissione del Pensiero greco t'n Occidente nei secc. XII-XIII,in Atti della XXVI Riunione della S.I.P.S.,Roma 1938, pp. 1-24; L. Minio-Paluello, Note sull'Aristotele latino medievale, III, in Riv. di filosofia neoscolastica,XLII (1950), pp. 232-237; G. Lacombe, Aristoteles Latinus. Pars. prior,Roma 1939, Pars Posterior,Cambridge 1955, passim;E. Franceschini, L. Bruni e il "Vetus interpres" dell'etica a Nicomaco,in Medioevo e Rinascimento. Studi in onore di Bruno Nardi, I, Firenze 1955, pp. 299-319; Id., Ricerche e studi su Aristotele nel Medioevo latino,in Aristotele nella critica e negli studi contemporanei, Milano 1956, pp. 144-166; E. Garin, Dello pseudo-aristotelico: De mirabilibus auscultationibus,in Giornale critico della filosofia italiana, XXXII (1953), VI). 124-126; Id., Ancora delle versioni latine dello pseudo-aristotelico: De mirab. ausc., ibid., XXXV (1956), pp. 355-357; q. Marenghi, Per una identificazione e collocazione storica del fondo originale dei "Problemata",in Maia, XII (1961), pp. 34-50; Id., Un capit?lo dell'Aristotele medievale: Bartolomeo da Messina traduttore dei "Problemata Physica",in Aevum, XXXVI (1962), pp. 268-283.