BARTOLOMEO da Ferrara
Nacque nel 1368 a Ferrara (e non a Modena: cfr. Creytens, Barthélemy..., passim). Nel 1387 era già domenicano: in data 26 giugno figura infatti nel registro di Raimondo da Capua (Th. Kaeppeli, Registrum litterarum Fr. Raymundi de Vineis Capuani, Roma 1937, p. 13, n. 55) l'ordine dato da Folco, priore del convento di S. Domenico di Ferrara, di corrispondere tre ducati a B., somma da questo spesa nell'assistere un confratello infermo. Circa sei mesi dopo, il 3 genn. 1388, egli era assegnato da fra, Raimondo al convento ferrarese di S. Domenico. Alla fine del sec. XIV o ai primi del seguente B. fu nominato "inquisitor fidei" a Ferrara, titolo del quale appare insignito in un documento del 1411. Nel maggio di questo stesso anno egli era a Venezia, nel convento del SS. Giovanni e Paolo, incaricato di commemorare solennemente l'anniversario della morte di Caterina da Siena, nella prima domenica dopo il 29 aprile (festa di s. Pietro da Verona), come era consuetudine sin dalla fine del sec. XIV da parte dei domenicani a Chioggia, Venezia, Lucca, Pisa, Siena, Roma. L'orazione, pronunciata il 3 maggio 1411, con calda eloquenza, apparve troppo fortemente apologetica nei riguardi di Caterina, che non era ancora canonizzata. Sorse una disputa portata davanti al tribunale del vescovo di Castello, Francesco Bembo, a cui si presentarono il 24 maggio sette persone, che chiedevano di aprire un'inchiesta da affidarsi al vicario generale Domenico d'Ascoli. B. veniva convocato due giorni dopo a Castello ma era impossibilitato a trattenervisi date le sue incombenze di inquisitore. Il Bembo demandava arora, nel caso particolare, l'incarico al vescovo di Ferrara, a cui scriveva in tal senso Domenico d'Ascoli in data 27 maggio. Poiché tuttavia sembrava poco corretto che un ufficiale dell'Inquisizione fosse interrogato dal suo stesso vescovo, il medesimo Domenico d'Ascoli in una lettera del 29 giugno invitò B. a preparare una dettagliata relazione, la cui stesura fu però comunicata solo alla fine di settembre. B., eletto nello stesso anno (1411) priore del convento dei SS. Giovanni e Paolo di Venezia (carica che mantenne poi sino al 1414), continuava a svolgere le sue mansioni di inquisitore a Ferrara. Il documento, sigillato dall'Inquisizione ferrarese il 27 apr. 1412, veniva consegnato il 16 maggio a Domenico d'Ascoli. Qualche tempo dopo B. apprese che la sua relazione era stata approvata. Dopo il 1414 B. risiedette abitualmente a Ferrara. Il 30 ott. del 1418 ricevette in prestito dal confratello Niccolò Galgani, senese, frate di S. Domenico in Camporegio il Commentum super libros metaphysice. Nel 1436 partecipò al capitolo provinciale della Lombardia tenutosi al convento di S. Domenico a Ravenna. Due anni dopo assistette a Ferrara a un arbitrato del maestro generale Bartolomeo Texier tra i conventi di Venezia e Verona. Mantenne probabilmente il titolo di inquisitore sino alla morte, avvenuta il 28 maggio 1448 a Ferrara.
La sua opera più nota è il De Christo Iesu abscondito pro solemnitate Corporis eiúsdem Domini nostri libri sex. Fu scritta, dopo gli anni 1437-38, su richiesta di Gioacchino da Venezia e Antonio di Alessandria per promuovere la devozione dei SS. Sacramento; trae il titolo - come dichiara lo stesso autore - da un versetto di Isaia: "Vere tu es Deus absconditus, Deus Salvator Israel" (Isaia, XLV, 15). L'opera fu stampata a Venezia nel 1555 a cura del francescano Francesco Visdomini e dedicata a Giovanni Trevisani, abate di S. Cipriano di Murano. Il trattato, che si rifà per lo più a s. Tommaso, non presenta caratteri di originalità. Dell'opera non si conosce alcun manoscritto, forse perché fu messa all'Indice; figura, infatti, nell'Index dei libri proibiti pubblicato da Clemente VIII nel 1596 (Index librorum prohibitorum Clementis Papae VIII iussu recognitus, & publicatus, Romae 1596, p. 34). B. scrisse anche un Tractatus de pestilentia (1424), di cui è noto un solo manoscritto proveniente dal monastero della SS. Annunziata dei padri serviti, in Firenze, e attualmente conservato nella Bibl. Nazionale della stessa città (ms. G. 8. 1459). L'autore si propone di indicare i sussidi teologico-morali mediante i quali il cristiano può affrontare serenamente eventi tanto gravi. La sua importanza è duplice: sia come fonte di notizie biografiche dell'autore, sia perché si fa riferimento alle due epidemie del 1371 e del 1424, di cui gli storici di Ferrara non fanno cenno. Le due opere sono le uniche citate dal Borselli, il quale tuttavia ammette che B. scrisse "complura volumina" (G. Borselli, Cronica gestorum ac factorum memorabilium civitatis Bononiae, in Rer. Italic. Script., 2 ed., XXIII, 2, p. XII n. 2). Le Questiones peregrine - il titolo si ricava anche dalla scritta sul foglio di guardia del ms. 1397 della Bibl. Casanatense di Roma contenente parte dell'opera - sono una raccolta di sermoni che si dividono in due parti: una costituita da otto sertnoni, quattro dei quali destinati alle domeniche dell'Avvento e gli altri rispettivamente alla Circoncisione, Natività, Epifania e alla Purificazione della Vergine, tutti di un contenuto più profondo di quanto non si addica a semplici sermoni. La seconda parte è, invece, formata da prediche quaresimali, che si ritiene facessero parte a sé, prima di essere riunite in un solo corpus con i sermoni del primo gruppo; esse furono pronunciate non in uno stesso anno liturgico e forse davanti a diverse assemblee di fedeli. Le Questiones si conservano a Monaco (Stadtbibl., CIM 26703 e - parzialmente - Chn 8443), a Roma (Bibl. Casanatense, ms. 1397), nonché in un manoscritto segnalato dall'antico catalogo (1494) della biblioteca del convento domenicano di S. Eustorgio a Milano (Th. Kaeppeli, La bibliothèque de Saint-Eustorge d Milan à la fin du XVe siècle, in Archivum Fratrum Praedicatorum, XXV [1955], p. 30, n. 124). L'autenticità dell'opera attribuita in passato dai bibliografl agostiniani a FranCois Wielant, dell'Ordine eremitano di S. Agostino, risulta anche dalle citazioni che ne fa più volte lo stesso B. nel De Christo Iesu abscondito. Notizie di altri scritti si desumono dal catalogo della Biblioteca del convento domenicano dei SS. Giovanni e Paolo di Venezia (I). M. Berardelli, Codicum omnium lat. et ital. qui manuscripti in bibliotheca SS. Ioannis et Pauli Venetiarum apud pp. Praedicatores asservantur catalogi, in Nuova raccolta di opuscoli scientifici e filologici, XXXV, Venezia 1780, pp. 12 ss.). Essi sono: 1) le Lectiones seu breves Quadragesimales - il titolo risulta dall'incipit del cod. 271 del sec. XV - esemplare completo di un'opera probabilmente scritta da B. e contenuta anche nel cod. 274, secondo la breve descrizione fatta dallo storico, non identificabile con la seconda parte delle Questiones peregrine; è dubbio se un altro esemplare (ms. 519), la cui presenza viene segnalata dall'Orlandi a Firenze (La Biblioteca di S. Maria Novella in Firenze dal sec. XIV al sec. XIX, Firenze 1952, p. 53), possa identificarsi con quello di Venezia. 2) Le Lectiones seu sertnones varii de tempore et de sanctis raccolta di sermoni conservati nel già citato cod. 271. 3) Il Compendium praedicationum, raccolta di prediche pronunciate durante l'anno liturgico segnalate dal Berardelli come parte del cod. 273. L'Orlandi cita anche dei Sermones de adventu (nn. 520 e 521); se ne conosce però solo il titolo, e non si può quindi affermare se siano identificabili o meno con le Questiones peregrine. 4) La Concio de veritate stigmatum s. Catharinae Senensis, probabilmente un riassunto del sermone in lode di s. Caterina, pronunziato il 3 maggio 1411; il suo contenuto risulta dalla deposizione di B. riportata tra gli atti del Processo Castellano, editi dal domenicano M. H. Laurent sulla base di un manoscritto rinvenuto nella chiesa di S. Domenico a Siena. A B. furono anche attribuite da diversi autori le seguenti opere, la cui paternità è però oggi comunemente negata o, comunque, messa in dubbio: 1) Il Polistorio o Polyhistoria ab anno 1288 usque ad 1367: attribuito a B. - l'attribuzione risale al Muratori (L. A. Muratori, Rerum italicarum scriptores, XXIV, Mediolani 1738, pp. 697 s.) - sino alla fine del secolo scorso, fu quindi considerato opera del benedettino Nicola da Ferrara. 2) Regimen pro sanitate servanda tempore pestis: in questo trattato sono segnalati con competenza medica, quasi professionale - competenza che B. ha dimostrato di non avere nell'altra opera sulla peste - i rimedi per gli appestati. L'attribuzione fu originata dall'esistenza del nome di B. nel ms. 5289 di Vienna (Codices manuscripti in Bibliotheca Palatina Vindobonensi, IV, Wien 1870, p. 87). 3) Una poesia Ad beatissimam Virginem in endecasillabi (Roma, Bibl. Angelica, ms. 1368). 4) Un formulario di lettere volgari (Bologna, Bibl. Universitaria, ms. ital. 226). L'incertezza di attribuzione è ancora maggiore, ovviamente, per queste due ultime opere.
Fonti e Bibl.: Il Processo Castellano, a cura di M.-H. Laurent, in Fontes vitae s. Catharinae Senensis historici, IX, Siena-Milano 1942, passim; A. Superbi, Apparato de gli huomin illustri della città di Ferrara, Ferrara 1620, pp. 24 s.; L. Vedriani, Dottori modonesi, Modena 1665, p. 65; J. Quétif-J. Echard, Scriptores Ordinis Praedicatorum recensiti, I, Lutetiae Parisiorum 1719, pp. 748 s.; Il Lutetiae Parisiorum 1721, pp. 996 s.; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, III, Modena 1783, pp. 213-215; L. Ughi, Diz. stor. degli uomini illustri ferraresi, Ferrara 1804, pp. 208 s.; Catalogus codicum latinorum Bibliothecae regiae Monacensis, Il 4, München 1881, p. 205; E. Narducci, Catalogus codicum manuscriptorum praeter graecos et orientales in Bibliotheca Angelica, I, Roma 1892, p. 575; Inventarium codicum manuscriptorum monasterii SS. Annuntiatae de Florentia, in Monumenta Ordinis Servorum Sanctae Mariae, a cura di A. Morin e P. Soulier, VI, fasc. 2, Bruxelles 1903-1904, p. 167; G. Mazzatinti-A. Sorbelli, Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d'Italia, XVII, Forlì 1910, p. 42; R. Creytens, Barthéletny de Ferrare O. P. et Barthélemy de Modène O. P. deux écrivains du XVe siècle, in Archivum Fratrum Praedicatorum, XXV (1955), pp. 346-375; V. I. Koudelka, Spigolature dal Memoriale di Niccolò Galgani O P., ibid., XXIX (1959), p. 127; R. Creytens, Les écrivains dominicains dans la chronique d'Albert de Castello (1516), ibid., XXX (1960), pp. 252, 285; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VI, coll. 1016 s.; Dict. de spiritualité, I, coll.1267 s.; Encicl. Catt., II, col. 924.