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BARTOLOMEO da Cremona

di Enrica Follieri - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)
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BARTOLOMEO da Cremona

Enrica Follieri

Fu intorno alla metà del sec. XIII alla corte dell'imperatore bizantino di Nicea, Giovanni III Duca Vatatze (molto probabilmente come membro della legazione inviata all'imperatore nel 1249-1250 da papa Innocenzo IV, con a capo Giovanni da Parma, ministro generale dell'Ordine dei frati minori, cui B. apparteneva); nel 1253 accompagnò il francescano Guglielmo da Rubruc, ambasciatore del re di Francia Luigi IX, attraverso l'impero dei Tatari fino alla capitale Caracorum, ove i due frati giunsero il 5 apr. 1254- Quando fra, Guglielmo inizìò il viaggio di ritorno, conclusosi a Cipro il 16 giugno 1255, B., gravemente infermo, rimase a Caracorum. Non si hanno di luì altre notizie ed è probabìle che sia morto colà non molto tempo dopo.

L'unica fonte per la biografia di B. è costituita dall'Itinerarium di Guglielmo da Rubruc, dalla relazione cioè che il francescano compose, al ritorno dal suo viaggio, nel convento dì Acri, ed inviò al re di Francia (uno dei più preziosi documenti medievali relativi alle popolazioni dell'Asia; edizione crìtica a cura di A. Vari den Wyngaert, Sinica Franciscana, I, Quaracchi 1929, pp. 164-332; per le notizie su B. si vedano in particolare le pp. 170, 215 s., 247, 250, 262, 265, 272, 275, 279, 309 s., 312).

Dalla relazione di Guglielmo da Rubruc: apprendiamo che i due frati, latori di lettere di Luigi IX per il capo mongolo Sartach, che era ritenuto cristiano, partirono da Costantinopoli il 7 maggio 1253; dopo aver attraversato la Crimea e superato l'istmo di Perekop, entrarono nel territorio su cui dominavano le orde tatare. Il 22 luglio raggiunsero il Don, che segnava il confine tra Europa ed Asia; il 31 luglio incontrarono l'orda di Sartach. Questi però non volle assumersi la responsabilità di accordare ai due francescani il permesso di stabilirsi nella regione e li inviò a suo padre Batu, il quale, a sua volta, rispose che era necessario interpellare l'imperatore Mangu. (Mangu khan), capo supremo della nazione tatara, che si trovava allora ai confini della Cina. Batu avrebbe voluto che il solo fra, Guglielmo, accompagnato dall'interprete, si recasse fino da Mangu khan, ma alle proteste e alle insistenze di B. finì col concedere ad entrambi i frati il permesso di compiere il lungo viaggio che li avrebbe condotti attraverso tutta l'Asia centrale. Alla metà di settembre, dopo aver indossato pesanti pellicce, i due francescani, accompagnati da un ricco mongolo, mossero a cavallo verso est. Traversata la regione giacente a nord del mar Caspio e del lago d'Aral, all'inizio di novembre piegarono verso sud, giungendo nel Turchestan attuale, in vista dei monti che culminano nel Pamir. Di qui proseguirono, in zone sempre più impervie, verso la Mongolia, attraversando l'alta e stretta valle del Dolan-Kul, spazzata dal terribile vento di sud-est, e inoltrandosi quindi in un vasto deserto di montagne nevose. Finalmente, superato l'Altai, il 26 dic. 1253 l'orizzonte si aprì in una vastissima pianura, in cui apparve, il giorno successivo, l'orda di Mangu khan, che i viaggiatori raggiunsero immediatamente. Alla corte dell'imperatore mongolo i due frati incontrarono alcuni ambasciatori inviati da Giovanni III Duca Vatatze, i quali riconobbero fra, B., ricordando di averlo visto presso l'imperatore Giovanni in compagnia di un altro francescano, fra, Tommaso. È questa la sola testimonianza che abbiamo sulla presenza di B. a Nicea.

Il durissimo viaggio, svoltosi con grande rapidità in condizioni particolarmente penose per l'inclemenza della stagione, aveva gravemente fiaccato la salute di B., tanto che fra, Guglielino chiese ed ottenne dall'imperatore Mangu il permesso di restare presso la sua orda almeno fino al termine della cattiva stagione. Ma fra, B. soffriva ugualmente per la pesantezza degli abiti, per la scarsità e l'inadeguatezza dei cibi. A un certo punto corse il rischio di una condanna capitale per aver violato inavvertitamente una delle più severe leggi dei Tatari, che vietava, a chi fosse ammesso alla presenza dei capi, di porre il piede sulla soglia della porta allorché la varcava.

Il 5 aprile, con l'orda di Mangu che si spostava incessantemente alla ricerca di pascoli, anche i due francescani giunsero a Caracorum, la città reale dei Mongoli. Alla fine di maggio Mangu congedò i frati minori, cui negava il permesso di restare nel paese; affidò però loro lettere per il re di Francia. Ma a B. le pessime condizioni di salute impedivano di affrontare il lungo e difficile cammino del ritorno: per questo l'imperatore gli concesse di restare a Caracorum, presso mastro Guglielmo (un orafo di origine francese che vi era tenuto in grande considerazione), finché non gli si fosse presentata l'occasione di intraprendere il viaggio lungo un itinerario meno faticoso. "Separati ergo sumus ab invicem cum lacrimis" scrive fra, Guglielmo. Era il 18 (secondo altri il 5) luglio 1254. La mancanza di altre notizie su B. fa supporre che egli sia morto a Caracorum non molto dopo.

Dati i rapporti di B. col mondo bizantino (come membro della legazione pontificia del 1249-1250 capeggiata da Giovanni da Parma, i cui componenti non ci sono tutti noti; o, meno probabilmente, come inviato dei re di Francia presso Giovanni III Duca Vatatze), alcuni autori (J.-H. Sbaralea, Supplementum et castigatio ad Scriptores trium Ordinum S. Francisci a Waddingo affisve descriptos,Romae 1908, 1, p. 348; H. Matrod) hanno proposto, sia pur dubitativamente, la sua identificazione con il frate minore Bartolomeo, che nel 1231 discusse sullo Spirito Santo con Giorgio Bardane metropolita di Corfù, a Casole in Terra d'Otranto (su questa disputa v. M. Roncaglia, Georges Bardanes metropolite de Corfou et Barthélemy de l'Ordre franciscain,Rome 1953): ma tale ipotesi sembra molto improbabile.

Bibl.: H. Matrod, Le voyage de frère Guillaume de Rubrouck (1253-1255), in Etudes franciscaines, XIX (1908), pp. 5-24, 134-152, 349-367, 625639; XX (1908), pp. 142-156, 243-255, 489508, 682-692; A. Van den Wyngaert, Barthélemy de Crémone,in Dict. d'Hist. et de Géogr.Ecclés., VI, Paris 1932, COI. 1000; M. Roncaglia, Storia della Provincia di Terra Santa, I, I Francescani in Oriente durante le Crociate (sec.XIII), Cairo 1954, p. 75; Id., Les Frères Mineurs et l'Eglise grecque orthodoxe au XIIIe siècle,Le Caire 1954, pp. 115 s.; F. Soldi, Undicesima ora. La missione di Bartolomeo da Cremona al Gran Khan di Karakorum nel 1254,Cremona 1954 (v. la recens. di R. Pratesi in Arch. Franciscanum Historicum,XLVIII [19551, p. 468).

Vedi anche
OFM Sigla di Ordinis Fratrum Minorum, che si pospone al nome e cognome dei frati francescani. I frati minori conventuali aggiungono conv. (lat. conventualium), i cappuccini cap. (lat. capucinorum), i riformati r. (lat. reformatorum). provincia ecclesiastica L’insieme di più diocesi (dette comprovinciali o suffraganee) alle quali è preposto un arcivescovo o metropolita, che è di regola il vescovo della più antica o più importante di esse (sede arcivescovile o metropolitana). Il concilio provinciale è il concilio dei vescovi di una provincia ecclesiastica ... órdine francescano francescano, órdine Regola e forma di vita religiosa promossa da s. Francesco. Si suddivide in tre diversi ordini: il primo formato dai frati minori, il secondo dalle clarisse e il terzo da laici, detti terziari francescani. Successivamente vi furono altre suddivisioni e affiliazioni e l'insieme dei ... crociate Guerre indette fra 11° e 13° sec. dai popoli cristiani d’Europa contro i musulmani per liberare il Santo Sepolcro di Gerusalemme (v. fig.). ● Il concetto di guerra santa, in antitesi al primitivo pacifismo cristiano, trovò espressione nel pensiero della Chiesa già nel 9° sec. con papa Giovanni VIII ...
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