ANGELI (Angelo), Bartolomeo d'
Nato a Napoli nel primo trentennio del secolo XVI, seguì dapprima gli studi giuridici, e pare che esercitasse anche la professione nel foro napoletano, ma abbandonò poi il diritto per vestire l'abito domenicano. Fu dapprima nel convento di San Pietro Martire di Napoli, poi, nel 1580, il capitolo generale dell'Ordine dispose la sua affiliazione al convento di San Domenico della stessa città. Dal vescovo domenicano di Nardò, Ambrogio Salvi, l'A. ebbe l'incarico di fondare i monasteri domenicani di Santa Maria a Caivano e di Santa Margherita a Procida. L'A. fu baccelliere in teologia e insegnò a lungo. Le sue opere di teologia pastorale ebbero notevole rinomanza: oltre a un Tesoro dei mendicanti, compiuto nel 1577, ma rimasto manoscritto, l'A. scrisse: Consolatione de' penitenti divisa in quatro libri, che ebbe numerose edizioni, a Napoli nel 1574, a Venezia nel 1580, nel 1594, nel 1606, nel 1617; Del Rosario della Beata Vergine, edito a Napoli nel 1575 e poi nuovamente a Venezia nel 1583 e a Firenze nel 1584. Ma soprattutto ebbe grande fortuna un trattatello dell'A., Ricordo del ben morire, dove s'insegna a ben vivere e ben morire, che nella pubblicistica dedicata alla "morte cristiana" ebbe un suo posto di rilievo, come testimoniano le numerose edizioni che ne vennero fatte anche molto dopo lamorte dell'autore (a Napoli nel 1575, a Venezia nel 1583, a Brescia nel 1589, a Venezia nel 1606, 1617, 1619, a Treviso nel 1638) e la traduzione in francese compiuta dal frate minore Jean Blancone, che pubblicò l'opera a Parigi nel 1608 e a Rouen nel 1613. Il Ricordo del ben morire, pur derivando la sua impostazione dalla Predica del bene morire del Savonarola, ha accenti di notevole originalità, specialmente nella sua polemica contro la "vana speranza e prosontione" della misericordia divina come contraccambio di un senile timore della morte: poiché questo timore tardivo è praticamente inefficace "a fare penitenza tale che sia accetta nel cospetto del Signore", l'A. raccomanda la contemplazione razionale della morte durante tutto il corso della vita e indica nella rappresentazione figurativa della morte il mezzo atto ad indurre l'uomo a tale "considerazione spirituale" di essa. Sono anche di molto interesse le prescrizioni che l'A. dà relativamente all'assistenza dei moribondi e dei giustiziandi.
L'A. morì nel 1587.
Bibl.: N. Toppi, Biblioteca napoletana..., Napoli 1678, p. 37; J. Quétif-J. Echard, Scriptores Ordinis Praedicatorum, II, Lutetiae Parisiorum 1721, p. 269; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 2, Brescia 1753, pp. 763 s.; E. D'Afflitto, Memorie degli scrittori del Regno di Napoli, I, Napoli 1782, p. 359; C. Minieri-Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, p. 23; Id., Notizie biografiche e bibliografiche degli scrittori napoletani fioriti nel sec. XVII, Milano 1875, pp. 36 s.; Fr. B. M. Reichert, Monumenta Ordinis Fratrum Praedicatorum Historica, Romae 1901, p. 210; A. Tenenti, Il senso della morte e l'amore della vita nel Rinascimento, Torino 1957, pp. 344-348.