CORSINI, Bartolomeo
Nacque il 18 nov. 1397 da Bertoldo di Filippo e da Spinetta di Bartolo di Spinello Spinellini.
La prima notizia che abbiamo su di lui ce lo mostra livellario di un congiunto, Amerigo Corsini vescovo di Firenze (Mss. Magliabech. XXVI, 141, c. 67; e XXVI, 143. c. 312), per alcuni beni a Castelfiorentino, secondo la tradizione consortile, che soleva usufruire al massimo dei dignitari ecclesiastici della famiglia, e della amministrazione dei possessi diocesani da quelli goduti. Il C. si immatricolò, come il padre, nell'arte della lana, di cui fu console nel 1437 e nel 1452. Dalla denuncia catastale del 1427 (Catasto, 66, cc. 20-22v) la sua situazione economica appare abbastanza tranquilla, anche se non florida, dato che il suo imponibile è di 1 .430 fiorini.
Col C., come già con altri congiunti della sua generazione, si compì il processo involutivo che portò alcune famiglie di antica ed orgogliosa tradizione oligarchica alla dipendenza medicea. Lo troviamo infatti schierato dalla parte di Cosimo il Vecchio fin dagli anni della sua ascesa, e, più tardi, col congiunto Giovanni di Stefano Corsini, membro di quella Balia che nel 1434 decretò il ritorno dei Medici dall'esilio. Non meravigli dunque se, come scrive il Passerini, "lo vediamo vivere in braccio alla buona fortuna e sovente in impieghi".
Dal 1432 fino agli anni della sua tarda maturità il C. fu impegnato essenzialmente nell'esercizio di cariche pubbliche fuori della città, nei territori soggetti a Firenze: di preferenza gli furono affidati uffici militari. Nel 1432 era podestà di Modigliana; nel 1458, di Belforte e Dicomano. Capitano di Castrocaro nel 1461, nel 1468 venne nominato capitano di Cutigliano e della Montagna pistoiese. Nel 1475, infine, fu castellano della Fortezza nuova di Pisa, incarico, questo, fra i più remunerativi degli impieghi forestieri. A Firenze lo incontriamo solo nel 1437, come vessillifero di Compagnia per il gonfalone della Ferza in S. Spirito.
Poco sappiamo della sua vita privata. Sembra che il C. sia morto qualche anno dopo il 1470, prima comunque del 17 apr. 1481 indicato dal Passerini. Lasciava vedova Giovanna di Arrigo Falconieri, che aveva sposato nel 1436 (Mss. Magliabech. XXVI, 141, c. 237) e dalla quale aveva avuto dieci figli.
A differenza di quanto avvenne per i membri del resto della consorteria, il corpo del C. non venne sepolto in S. Spirito, ma in S. Gaggio, il monastero fondato nel secolo precedente dal suo avo Tommaso di Duccio. Sembra che il C. fosse noto tra i suoi concittadini per l'avarizia, come appare da un curioso aneddoto inserito dal Domenichi nella sua raccolta di facezie e burle. Dei suoi figli ebbero maggior fama Amerigo, che ricoprì alcune tra le cariche più prestigiose della Repubblica e fu scolaro prediletto di Marsilio Ficino; anche lui conobbe un regresso politico dopo il 1494, come il fratello Bertoldo, che fu uno dei più fedeli amici dei Medici. Di un altro figlio del C., Filippo, ci sono rimaste alcune lettere indirizzate a Lorenzo il Magnifico. Sia Amerigo, sia Bertoldo, sia Filippo, furono seguaci della filosofia platonica.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Carte Sebregondi, 1830; Ibid., Catasto, 66, cc. 20-22v; Ibid., Bibl. Marucelliana, cod. A 229 (1432); Ibid., Biblioteca nazionale, Mss. Magliabech. XXVI, 135, c. 99; 141, cc. 67, 237; 143, c. 312; 145, c. 197; Ibid., Poligrafo Gargani, 673, 675; L. Domenichi, Facetie motti e burle di diversi signori e persone private, Venezia 1574, p. 100; L. Passerini, Geneal. e storia della famiglia Corsini, Firenze 1858, pp. 126 s.