CERVERI (de Cerveriis, da Cervere), Bartolomeo
Nacque nel 1420 a Saviglino (Torino) dal notaio Giovannino (m. 1453).
La famiglia aveva preso il nome dal feudo di Cervere, che nel 1243 era stato venduto dall'abate benedettino del monastero di S. Teofredo ad Antonio di Siamondo (II): i discendenti ne mantennero il titolo anche dopo aver perso, nel 1356, i loro diritti feudali.
Nel 1432 il C. ascoltò la predicazione di s. Bernardino da Siena, e ne rimase fortemente impressionato. Nel 1434 iniziò a Savigliano gli studi di filosofia, teologia e diritto; dal 1435 continuò gli studi nel locale convento domenicano, dove entrò come novizio. Nel 1455 fu ordinato sacerdote; l'8 maggio 1452, presso lo Studio di Torino, ottenne contemporaneamente la licenza, la laurea e l'aggregazione al Collegio dei dottori: fatto probabilmente unico nella storia di quell'università. Per un anno professò a Torino; nel maggio 1453 fu eletto priore del convento di Savigliano, che resse fino al 1455. Fu poi visitatore dei conventi di Torino, Revello, Racconigi e Saluzzo, e forse professore nello studio del suo convento; nel biennio che va dal maggio 1457 al maggio 1459 fu priore a Savigliano.
Durante il biennio di carica il C. completò la chiesa di S. Domenico sopperendo in parte alle spese con i beni ereditati dal padre, e vi fece anche erigere la cappella di S. Vincenzo Ferreri, in occasione della sua canonizzazione (1458).Nel 1463 il C. fu nominato inquisitore di Piemonte e Liguria; nell'ufficio sembra che dimostrasse uno zelo particolare. Ai primi dell'aprile 1466 seppe che i valdesi stavano facendo attiva propaganda a Cervere, e decise di partire senza scorta armata, con due confratelli. La sera del 21 apr. 1466, ai confini di Cervere, i tre frati furono aggrediti da cinque valdesi: il C. rimase ucciso, dei suoi compagni uno rimase ferito e l'altro riuscì a fuggire illeso.
Gli assalitori, espatriati, furono condannati da Amedeo IX alla confisca dei beni. Il C. fu sepolto a Cervere fino al 18 agosto di quell'anno, quando i Saviglianesi ne riportarono il corpo nella chiesa del loro convento; il 13 ott. 1802 le reliquie furono di nuovo portate nella chiesa di Cervere, dove sono tuttora conservate in un altare marmoreo. Si parlò di fatti prodigiosi in occasione dell'uccisione e della traslazione del corpo del C.; considerato martire e beato, egli fu oggetto di culto a Savigliano e a Cervere, e una cappella fu eretta sul luogo della sua morte. Il culto del C. come beato fu approvato da Pio IX il 22 sett. 1853.
Fonti e Bibl.: Acta Sanct. Aprilis, II, Venetiis 1738, pp. 955 s.; Le b. Barthélemy de Cervere, in Année domin., II (1883), pp. 569-574; G. B. Adriani, Degli antichi sign. di Sarmatorio, Torino 1853, passim; T. Bertoglio, Vita e storia del b. B. di Cervere, Fossano 1903; F. Dompé, I tempi e la vita del b. B. de Cerveriis, Cuneo 1953; L. Theissling, Martyrologium sacri Ordinis fratrum Praedicatorum, Romae 1925, p. 94; Enc. cattol., III, col. 1342; Dict. d'Hist. et de Géogr. Eccl., VI, col. 993; Biblioth. Sanctorum, III, coll. 1142 s.